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Kansho Kayaki

Buddismo Tendai, Giappone
 biografia

Mi chiamo Kansho Kayaki e sono il presidente del Buddismo Tendai.
E’ veramente un onore per me avere l’opportunità di poter parlare in questa tavola rotonda.
Vorrei prima di tutto esprimere il mio profondo apprezzamento alla Comunità di Sant’Edigio e tutte le persone che si sono impegnate per l’organizzazione.
L’argomento affidatomi riguarda il Giappone dopo il sisma.
Sono passati già 6 mesi dal terremoto che ha colpito il Giappone orientale e la ricostruzione è solo agli inizi.
Catastrofi di questa violenza accadono una volta ogni 1000 anni. La portata del disastro è stata senza precedenti ed è stata aggravata dai problemi causati dalla radioattività, fuoriuscita dalla centrale nucleare danneggiata di Fukushima. Credo tuttavia che sia compito del governo giapponese affrontare questi temi, in modo che si possa accelerare il ripristino del sistema economico, la ricostruzione delle infrastrutture e tenere sotto controllo i danni alla centrale nucleare.
In questa società post-sisma credo che il ruolo affidatoci, a noi uomini religiosi, sia diverso.
In questa situazione devastante, le religioni devono dare un maggior supporto alle relazioni umane. Possiamo fare questo tenendoci per mano, ascoltare dal profondo del cuore e cercare di trovare i modi per aiutarci gli uni con gli altri: questo è il punto di vista di un Buddhista.
L’atteggiamento di calma e di ordine mantenuto dai giapponesi delle aree colpite è stato motivo di elogio in tutto il mondo. Le persone all’estero ci hanno detto che era stupefacente vedere i giapponesi pazientemente in fila, senza lamentarsi e facendo passare prima i più bisognosi. Ma d’altra parte per noi giapponesi è difficile comprendere perché si ha bisogno delle forze dell’ordine ogni volta che vi sono catastrofi naturali, che portano poi ad incendi dolosi o saccheggi.
Credo che si provi un dolore e uno sconforto inimmaginabili nel perdere in un attimo tutto ciò per cui si è lavorato duramente e nel perdere persone più care.
Le parole dette dalle vittime che hanno perso la casa e la famiglia sono state delle parole commoventi. Dicevano tutti che erano grati per essere ancora vivi. Ed è proprio per questo che il loro dolore è ancor più profondo.
A differenza della mentalità occidentale, basato sull’individualismo e sull’ autoaffermazione, noi riconosciamo valore al mutuo consenso. E’ normale esprimere i proprio sentimenti quando si è tristi, ma noi giapponesi tendiamo a non esprimere apertamente il nostro malessere.
“Tutto è transitorio”. Questo perché forse per noi è naturale il concetto di transitorietà, ed è per questo che accettiamo le sfortune e sopportiamo il dolore.
Tutto cambia. Sia le cose positive che quelle negative, nulla rimane lo stesso. Questo è il concetto di mujo, di transitorietà.
L’idea di transitorietà scorre nel nostro corpo come il sangue. Allo stesso tempo, accettiamo la nostra piccolezza e impotenza dinanzi alle catastrofi naturali e viviamo fianco a fianco con la morte. Tutto ciò non è colpa di nessuno. Dobbiamo prenderlo così  com’è.
Questo tipo di mentalità non si è radicata in noi in una o due generazioni. Fa parte invece della coscienza giapponese da almeno 1500 anni e della tradizione Buddhista.
Abbiamo notato che negli ultimi anni i rapporti interpersonali si sono affievoliti. Ma dopo il grande terremoto del Giappone orientale, sembra che tutte le persone, che fino ad allora hanno condotto una vita egocentrica, abbiano iniziato a ripensare al proprio atteggiamento.
Credo che adesso pensino che essere presi solo da se stessi sia una vergogna e che invece debbano fare qualcosa per gli altri, anche con dei sacrifici.
Adesso pensano che non possono far finta di niente davanti alle sfortune altrui. Questa è la manifestazione della compassione del buddhista.
Inoltre molte persone si sono rese conto che non possono considerare scontate neppure  le cose più piccole, come avere dei pasti regolari o un posto per dormire. Molti si sono resi conto che l’acqua o l’elettricità non possono essere sempre a nostra disposizione. Molti di noi hanno iniziato a comprendere che bisogna vivere sempre con gratitudine e non essere egocentrici. Anche questo è uno degli aspetti più importanti dell’insegnamento Buddhista.
Il famoso scrittore e poeta giapponese Kenji Miyazawa ha scritto: “...non considerare te stesso, ma metti gli altri prima di te stesso”. Questo in uno dei suoi poemi più famosi “Ame ni mo Makezu” (“non essere sconfitti nemmeno dalla pioggia” )
A prescindere dal fatto che ne siamo più o meno coscienti, sappiamo che ciò che scrive Kenji indica il modo di vita più nobile. Tuttociò è molto simile a quanto dice il nostro fondatore, Dengyo Daishi: “...la forma suprema di compassione è dimenticarsi di se stessi e fare del bene per gli altri”.
Grazie al grande terremoto del Giappone orientale, sembra che i giapponesi abbiano subito una trasformazione e abbiano acceso l’interruttore del “DNA del giapponese nel cuore e nella mente”. Ognuno di noi, senza eccezione alcuna, ha in sé la natura del Buddha. Sembra che noi siamo concepiti così, in modo che nelle situazioni di emergenza, questo spirito buddhista si accenda. Si potrebbe chiamare il DNA buddhista.
“Vivere senza farsi prendere troppo dal successo, né cadere nella totale disperazione nelle circostanze negative. Vivi ogni momento al meglio. Prenditi cura dei rapporti di amicizia. Vivi con gioia e felicità. Non incolpare alcuno.”
Ovviamente vivere così non è semplice. Tuttavia, Buddha ci insegna che questo ci condurrà alla felicità e questi insegnamenti ci sono stati tramandati da generazioni.
Il nostro Paese era stato raso al suolo alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ma sappiamo che il nostro DNA ci ha aiutati a riprenderci e a ricostruire tutto dalla arida terra.
Ognuno di noi deve sentire la natura del Buddha, anche se molti non l’hanno ancora veramente sentito. Questa natura viene dal nostro profondo. Questo è il DNA dei giapponesi che si è formato negli insegnamenti buddhisti.
Il Giappone ha vissuto un terremoto e uno tsunami senza precedenti, ma finché abbiamo questo DNA buddhista, saremo in grado di superare le difficoltà e ricostruire il Giappone.
Di questo ne sono certo.

Grazie per la vostra attenzione.