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Armand Puig I Tàrrech

Teologo cattolico, Spagna
 biografia

Che senso può avere interrogarsi sulla gratuità nel mondo mercato? Non c’è una certa contraddizione tra la domanda sulla gratuità e la realtà di un mondo che si muove sulla scia del mercato, che situa le persone nella cornice degli scambi e dei guadagni? Ogni bene, di qualsiasi tipo, è diventato una merce. Si direbbe che tutto quello che c’è debba essere destinato all’acquisto, alla vendita, all’economia. Sembrerebbe che le cose sono solo merci, che il mondo è tutto un mercato. La vita non viene concepita in termini di bisogni ma in termini di desideri. Quello che conta è il fascino che su di me esercita quell’oggetto che mi viene presentato in modo desiderabile – e tante volte lo è! Allora, si scatena dentro di me una voglia di possesso, irrefrenabile. Infatti non so se quell’oggetto mi conviene o se veramente ne ho bisogno. Neppure so se il mio desiderio è frutto della mia libertà, oppure se è il fascino che costruisce dentro di me un’ansia. Ne ho voglia, e questo basta! Deve essere mio, e questo non si discute!


    Il mondo mercato è diventato il regno dei desideri, delle segrete attese, delle voglie spesso inconfessabili. In una terra formata da uomini che si vantano di essersi guadagnati la loro libertà di scelte e di azione – dopo tante generazioni, si dice, che si sono sentite dominate da istituzioni sociali di ogni tipo –, le forze oscure del desiderio hanno invaso gli spiriti, e nessuno osa denunciare la loro dittatura. Il desiderio diventa padrone di casa, si sente forte, decide, condanna e salva. Poi, non ha concorrenza. Il mondo mercato usa il desiderio, ne ha fatto un criterio insostituibile. Sa che il desiderio agisce come motore di un mondo che mostra compiaciuto dei volti finti e spesso nasconde i volti veri della vita, un mondo che sembra interessarsi per il cuore ma adopera una ambiguità calcolata nei confronti dei sentimenti delle persone.
Nel mondo mercato i poveri si trovano spaesati. Un mondo che cerca il guadagno trova in essi strumenti sia della produzione di beni che del loro consumo. Cresce una spirale senza sosta né uscite che rinchiude i deboli senza che per loro sia possibile sfuggirne. Anzi, dinanzi al mondo mercato tante volte i poveri vivono nella rassegnazione, come se non ci fossero alternative, come se in questa terra i sogni fossero spenti e finiti. Si direbbe che ognuno deve sbrigarsela per conto suo, che i poveri devono portare il peso della loro disgrazia senza troppo rammaricarsi. Il mondo mercato fa fatica a guarire le loro ferite e le loro piaghe. Si dà da fare, mentre, si sottolinea, i poveri non producono, non contribuiscono al bene generale. Li si tollera ma si pensa che sono un peso inutile in una società dove il guadagno deve essere infinito.  
    Ma lo spaesamento dei poveri non è così diverso dallo spaesamento di tutti. Il mondo mercato sradica le persone e fa loro perdere l’identità. Ci si abitua a fare un lavoro che non rallegra il cuore ma, al contrario, provoca fatica – e non soltanto stanchezza. Ci si abitua anche ad avere dei rapporti basati sulla banalità e la superficialità, che non costruiscono una vera amicizia. Ci si abitua alla solitudine e si pensa che essa vada insieme col mondo mercato, che tende a considerare le persone semplici «utenti» o occasionali «clienti». Questo mondo richiede sforzi e affanni, ma provoca anche in quelli che ci abitano disillusioni e tristezze. C’è una durezza che invade le persone e le rende dure. C’è una mancanza di pietà che penetra nei cuori, svuota lo spirito e inaridisce l’anima. Il mondo mercato appiattisce, fa diminuire le energie –anche se spesso fa grandi discorsi sulle energie e la vitalità! – promuove l’individualismo in nome dell’affermazione della propria libertà. In una parola, il mondo mercato ha necessità di salvezza! Chi gliela darà?

    La riposta è la gratuità. Soltanto la gratuità è in grado di salvare il mondo mercato dalle sue contraddizioni interne, dalle sue incapacità, dalla sua freddezza. Nel libro biblico dei Proverbi (9,1-6) viene menzionata Madonna Sapienza, la quale prepara un lauto banchetto con succulente vivande e ottimi vini, ed invita coloro che passano per le strade e le piazze della città a entrare e sedersi alla sua tavola. Lì ci sarà un cibo offerto a tutti senza che sia loro chiesto niente. Il banchetto di Madonna Sapienza è il banchetto della gratuità, di una gratuità che costruisce poiché è fatta d’amore. Nessuno deve temere una doppia intenzione. Madonna Sapienza è così convinta della sua generosità che in quella città lei istituisce il dono come legge, la gratuità come norma, l’invito come statuto fondamentale.
    Il testo biblico racconta che Madonna Sapienza –o forse la possiamo chiamare fin d’ora Madonna Gratuità! – si affaccia alla finestra e rivolge le sue parole a tutti, senza nessuna eccezione. La sua chiamata è per forza universale, globale, senza confini né condizioni. Sotto la sua casa, possono passare i cittadini ma anche gli stranieri, i poveri ma anche i ricchi, gli afflitti nonché i più lieti tra gli uomini. Madonna Gratuità non pone condizioni a nessuno, non esclude nessuno tra quelli che la vogliono ascoltare. Infatti questa è l’unica esigenza: volerla ascoltare, rispondere al suo invito, capire che quel banchetto è così importante perché richiede soltanto di comprendere che è offerto in modo gratuito, libero, amico. La gratuità va apparecchiata con l’amicizia. La persona amica capisce cosa significa dare e ricevere senza che ci sia uno scambio guidato dall’interesse. L’amicizia non conta né esamina, non controlla né interroga, non si lamenta né si arrabbia. Madonna Gratuità, invitando tutti al suo banchetto, apre la sua casa a una grande amicizia.      
           
    Orbene, coloro che si trovano nel mondo mercato – e noi tutti siamo in questa condizione!– hanno ricevuto un invito straordinario che non aspettavano. Anzi, pensavano che non sarebbe mai arrivato. Proprio nel cuore della città, costruita secondo le leggi del mondo mercato, Madonna Gratuità rivolge un appello sorprendente, che implica un cambiamento totale delle regole. In un mondo in cui tutto viene misurato secondo la logica del vantaggio, una donna coraggiosa – esponendosi anche al rischio  di essere fraintesa – inizia un rapporto diverso con coloro che vogliono andare oltre il desiderio individualista e accettano di sedersi accanto alla tavola condivisa della gratuità. Forse costoro si chiederanno cosa ha spinto Madonna Gratuità a comportarsi così. Non otterranno nessuna risposta. Di fronte al desiderio che scaturisce dal mio «io» e dalle mie piccole scelte, c’è un altro desiderio, quello che gioisce vedendo un «noi» che si afferma in un mondo di persone sole e tristi. Dinanzi a un desiderio sottomesso al mondo mercato, dove il primo principio è la separazione dall’altro, risplende il desiderio che riposa sulla gratuità e che si realizza vedendo riuniti gli uni e gli altri.        
    C’è dunque un duello tra i due desideri, quello che scaturisce dalla gratuità e porta sicuro alla vita, e quello che scaturisce dall’interesse e porta in sé semi di morte. Dunque il mondo mercato si trova in un dilemma, in un crocevia. Occorre che scelga davanti all’appello di Madonna Gratuità. Tuttavia, non bisogna guardare indietro. La novità di un banchetto offerto a tutti introduce un desiderio nuovo: quello di partecipare alla tavola disposta da Madonna Gratuità. Il desiderio fondato sul «noi» cambia la situazione in cui si trova il mondo mercato. La domanda è dunque questa: quanti saliranno alla casa dove viene offerto il banchetto della gratuità?
Magari siano molti e il mondo mercato incominci ad essere diverso! Se così fosse, vorrebbe dire che un nuovo desiderio, una nuova scelta si afferma e diventa importante. In questo modo, forse, il mondo mercato diventerà pian piano il mondo città, cioè, un mondo dove dominerà il desiderio di essere un «noi» e di incontrarsi nella casa della gratuità. Forse giungerà il momento in cui la durezza del mondo mercato non potrà reggere più, e il cuore di molti cambierà quando gusteranno un cibo pieno di pace.
Un mondo diverso può nascere. La gratuità non si impone, si propone. È un invito ed è un cambiamento. È una forza che deve inondare la terra. Per questa ragione  la gratuità va legata alla costruzione dell’uomo interiore, alla forza spirituale che deve attraversare il mondo intero. Auspico che il mercato, a volte una sorta di realtà senza volto, diventi la città, quella simile alla nuova Gerusalemme, dove c’è una raccolta per ogni mese dell’anno (cfr. Apocalisse 22,2). Ed è chiaro che con dodici raccolte all’anno si possono apparecchiare molti banchetti, simili a quello che ha preparato Madonna Gratuità per tutti e per tutte.


                            Sarajevo (settembre 2012)