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Abraham Skorka

Rabbino, Argentina
 biografia
Il secolo XVIII è stato un momento molto importante nella storia d'Europa e in generale di tutta l'umanità. Il movimento culturale noto col nome di Illuminismo, con epicentro in Francia ma ugualmente importante anche in altre nazioni, ha affermato i valori fondamentali della libertà, dell'uguaglianza e della fraternità come elementi centrali per la vita umana. Si può vedere l'impatto di queste idee nello scoppio della rivoluzione in Francia e nella graduale indipendenza delle colonie europee nelle Americhe. In aggiunta, importanti sviluppi nella scienza e nella tecnologia portavano alla rivoluzione industriale, con conseguente migrazione di massa dalle campagne alle città. Il bisogno di manodopera a basso prezzo nelle fabbriche creava nuovi tipi di disuguaglianza. La parola latina proletarii venne adattata nelle lingue europee per definire la classe dei lavoratori sfruttati: il proletariato. Inoltre, le nazioni europee colonizzatrici usarono la loro avanzata potenza militare per conquistare il resto del mondo. Molti, dall'Africa, furono strappati ai loro luoghi d’origine e venduti come schiavi nel “Nuovo Mondo”. La giustificazione intellettuale per simili azioni fu la classificazione dell'umanità in “razze”, alcune [delle quali] si sosteneva avessero caratteristiche superiori [mentre] altre [venivano] giudicate a livello quasi bestiale. 
 
 Questa categorizzazione apparentemente “scientifica” degli esseri umani in sottogruppi intrinsecamente superiori ed inferiori non trova alcun fondamento nell'attuale ricerca genetica. Studi sul DNA ancestrale hanno dimostrato che tutti gli esseri umani attualmente viventi discendono da gruppi di antenati che lasciarono l'Africa tra i 60.000 e i 90.000 anni fa. In altre parole, l'unica “razza” è la razza umana. Nella scienza dobbiamo essere molto attenti nel distinguere tra una mera ipotesi e una teoria provata, e tra queste e la mera ciarlataneria. Si verifica il peggio quando si considera o si usa la ciarlataneria come una verità scientifica. 
 
 Oltre a fornire giustificazioni alla sottomissione di altre persone, le concezioni razziste hanno aperto la strada ai genocidi, e nel caso della Shoah, alla costruzione di fabbriche di morte su scala industriale, come Auschwitz, Majdanek, Treblinka, Chełmno, Belzec, Sobibor, Mauthausen, ecc.
 
 Ci sono due messaggi centrali nella Torah o Pentateuco – la prima parte e il fondamento della Bibbia ebraica – che sono molto rilevanti per quel che riguarda il tema del razzismo. Il primo è che tutto ciò che esiste è stato fatto da Dio e che la formazione dell'essere umano ad immagine del Creatore, maschio e femmina (Genesi 1, 26-27) è il punto più alto della Creazione. La narrazione biblica insegna che c'è [una correlazione di] fratellanza fra tutta l'umanità, tutti essendo formati ad immagine e somiglianza di Dio. 
 
 Il secondo messaggio della Torah è che Dio ha stretto un'alleanza con il popolo ebraico, dandogli la missione di essere testimone di Dio di fronte a tutta l'umanità. Come ha detto Isaia: “Voi siete miei testimoni” (Is 43, 10.12; 44, 8). Ma il punto cruciale è che questo popolo ha dovuto sottoporsi alla schiavitù e alla liberazione, nel suo processo di formazione come popolo. Il comandamento di ricordare la condizione di schiavitù sofferta come popolo è ripetuto più volte nella Bibbia (per es., Deuteronomio 5, 14; 15, 15; 16, 12; 24, 18; 22; ecc.). Schiavitù e liberazione devono costituire, secondo la Bibbia, il modello dell'identità ebraica, nella misura in cui questo popolo deve compiere la propria missione di testimone nel mezzo della famiglia umana. 
 
 La schiavitù è l'immediata e diretta conseguenza della discriminazione fondata sul potere. Coloro che, per qualche ragione, vengono considerati diversi da quanti si considerano superiori, vengono soggiogati o fatti schiavi in vari modi. Questo schema è esistito nelle società umane fin dagli inizi della storia. Uno studio di giurisprudenza biblica mostra che la lotta contro la schiavitù stabilita per legge è stata un tema essenziale per le originarie tribù israelitiche, e più tardi per gli Ebrei, che attraverso i secoli riuscirono a eliminare la schiavitù all'interno del popolo di Israele. 
 
 Tra i “profeti scrittori” della Bibbia, quelli che hanno profetato a partire dalla generazione dell'VIII secolo a.C., quella di Osea, Amos, Isaia e Michea, in avanti, è possibile trovare molti passaggi che descrivono la collera divina contro lo sfruttamento dei membri deboli della società da parte di coloro che detenevano il potere sociale. Similmente, questi profeti ammonivano tutti i popoli che attaccavano o conquistavano altri con l'intento di ridurli in schiavitù (per es., Amos 1, 2-15; 2, 1-6).
 
 La discriminazione basata su relazioni di potere è un atteggiamento umano diffuso ma ripugnante. La Torah proibisce l'illogica applicazione della legge secondo la condizione sociale della persona e stabilisce che si debba applicare la stessa legge nello stesso modo per tutti i membri del popolo di Israele – e anche per quanti [stranieri] vivono in mezzo ad esso (Esodo 24, 22; Numeri 15, 16).
 
 Il popolo di Israele ha, secondo la Bibbia, una relazione speciale con Dio, caratterizzata da un patto che richiede un grande impegno da parte sua, piuttosto che dargli qualche attributo speciale. Amos (3, 2 e 9, 7) insisteva sul fatto che proprio come Dio riscattava Israele dall'Egitto, così, ugualmente, [faceva] con altri popoli. Noi, perciò, possiamo parlare di una particolarità della relazione del popolo di Israele con Dio, che comporta obblighi e nessun privilegio speciale. Ogni popolo e ogni individuo ha una relazione speciale e unica con Dio. Non si tratta di superiorità o inferiorità, ma della specifica particolarità di ogni persona e di ogni popolo, che li rende unici e li può aprire ad una relazione trasformatrice con Dio. 
 
 Nella letteratura talmudica troviamo l'insegnamento molto famoso che tutti gli esseri umani sono in relazione fraterna ma, allo stesso tempo, sono differenti l'uno dall'altro. Come leggiamo nella Mishnah Sanhedrin 4, 5:
 
Perciò non una persona soltanto fu creata nel mondo, per insegnare che se un uomo qualsiasi ha causato la morte di una singola vita in Israele, egli è giudicato dalla Scrittura come se avesse causato la morte del mondo intero; e chiunque salva una singola anima di Israele, viene giudicato dalla Scrittura come se avesse salvato il mondo intero. Ancora [non una persona soltanto fu creata] per amore della pace nel genere umano, acciocché nessuno abbia il diritto di dire all'altro: “Mio padre è stato più grande di tuo padre”. Ancora, [non una persona soltanto fu creata] contro gli eretici, acciocché non abbiano il diritto di dire: “Nei Cieli esistono molte potenze regnanti”. Ancora [non una persona soltanto fu creata] per proclamare la grandezza del Santo e Benedetto; perché gli uomini imprimono su molte monete lo stesso sigillo e queste sono uguali tra loro; ma il Re dei re, il Santo e Benedetto, ha impresso su ogni uomo il sigillo del primo uomo, pure nessuno è uguale all'altro. Perciò ciascuno deve dire: “Per amor mio è stato creato il mondo”. 
 
 Rabbi Meir insegnava che la polvere con cui Dio ha creato il primo essere umano venne raccolta da tutto il mondo (Sanhedrin 38,b). Il suo punto di vista è non solo che ogni persona umana ha un valore universale, ma anche che nessun individuo può sostenere che la terra dove è nato gli appartenga in via esclusiva. 
 
 Il razzismo, la classificazione degli esseri umani secondo tratti distintivi ritenuti superiori o inferiori, si è diffuso nell'Europa degli ultimi decenni del XIX secolo ed ha costituito una pietra angolare nella costruzione del nazismo. Vorrei richiamare una vicenda triste ed ironica sul razzismo e l'antisemitismo, che ha avuto luogo in quei giorni e da cui possiamo trarre delle conclusioni per l'oggi. 
 
 Quando le nubi minacciose dell’antisemitismo razzista cominciarono ad oscurare i cieli europei, alcuni rappresentanti del clero cattolico (ispirati da una donna ebrea convertita, Sophie Franziska van Leer) fondarono nel 1926 l'Opus sacerdotale Amici Israel (l'Associazione dei Sacerdoti Amici di Israele). Uno degli scopi dell'organizzazione, che giunse infine a comprendere 19 cardinali, oltre 300 vescovi e arcivescovi e circa 3000 sacerdoti, era di cambiare l'atteggiamento cattolico nei confronti degli Ebrei. Uno degli obiettivi principali era di introdurre alcuni cambiamenti nella liturgia del Venerdì Santo, in cui gli Ebrei erano definiti “perfidi Giudei”. Essi presentarono l'istanza a papa Pio XI all'inizio del 1928 e ricevettero la risposta dal Santo Padre il marzo successivo. Egli si rifiutò di apportare qualsiasi cambiamento alla liturgia, ma al contrario affermò: “Guidata dalla stessa carità, la Sede Apostolica ha protetto questo popolo contro ingiuste vessazioni, e proprio come riprova ogni odio tra i popoli, così condanna l'odio contro il popolo precedentemente scelto da Dio, l'odio che oggi va normalmente sotto il nome di anti-Semitismo.” Poco dopo, egli ordinò che l'Amici Israel fosse sciolta. 
 
In risposta alle critiche ebraiche a queste decisioni, Enrico Rosa, direttore de La Civiltà Cattolica, affermò che c'era una differenza tra antisemitismo razziale e anti-giudaismo. Il primo, disse, era rigettato dalla Chiesa, il secondo era accettato. Un confratello gesuita, Gustav Gundlach, argomentò in modo simile nella voce Anti-Semitismus, che scrisse per il Lexikon für Theologie und Kirche.
 
Il tedesco Gustav Gundlach fu anche uno dei tre gesuiti, con il francese Gustave Desbuquois e l'americano John La Farge, che Pio XI nominò nel 1938 per preparare una ventilata lettera enciclica papale di condanna del razzismo nazista. La loro bozza venne sottoposta al papa, la cui morte, poco tempo dopo, comportò l'abbandono del progetto da parte del suo successore, papa Pio XII. Significativamente, il tentativo di rigettare l'antisemitismo razzista ma di confermare l’anti-giudaismo religioso compariva in quella bozza mai promulgata, che affermava non essere la razza, ma una ragione che era “di carattere chiaramente religioso” a costituire la “base autentica per la separazione sociale degli Ebrei dal resto dell'umanità”.  “Questo popolo infelice … i cui leader fuorviati avevano richiamato sulle loro teste una maledizione divina, … è incorso nell'ira di Dio”. Se mai questa enciclica fosse stata pubblicata in tale forma, sicuramente avrebbe legittimato le leggi anti-ebraiche approvate dai nazisti negli anni Trenta. L'animosità contro i supposti assassini di Gesù separava i cristiani dagli ebrei e facilmente sfociava in atteggiamenti razzisti. 
 
 Questi fatti ebbero luogo in giorni in cui sarebbe stato ancora possibile fare qualche cosa per salvare gli ebrei europei dal destino che i nazisti avevano cominciato a preparare per loro. Ma una gran parte dell'umanità era indifferente ed insensibile ai loro guai. Sto riflettendo su questa storia, in questi giorni di razzismo risorgente nel mondo, perché possiamo avvertire in essi un messaggio di allerta e di urgenza su quel che si deve fare nel nostro tempo.
 
 La fine della seconda guerra mondiale e la sconfitta del nazismo non hanno significato la fine della discriminazione etnica o razziale. Le varie ondate migratorie di rifugiati, negli ultimi anni, hanno risvegliato sentimenti di discriminazione e hanno scatenato manifestazioni di odio di ogni tipo, che oggi si sono pericolosamente moltiplicate. 
 
 Regimi corrotti conducono i loro popoli a condizioni disperate di povertà e fame, altri si imbarcano in guerre devastanti che costringono milioni di persone a scappare dalle loro terre natali. I migranti soffrono il grave trauma della dislocazione e la perdita delle loro identità e cultura. Essi sono sradicati dalle loro case e dalle loro lingue e devono combattere in nuove realtà che sono per loro totalmente aliene. Comprensibilmente si stringono assieme in aree o sobborghi specifici, per sentire la vicinanza e il calore del proprio popolo, diventando a volte una popolazione riconoscibilmente “altra”, che viene marginalizzata e guardata dall'alto in basso dalla società maggioritaria. I loro lavori sono spesso quelli più indesiderabili che nessun altro vuole fare, con il risultato che essi sono facilmente condannati a percepire stipendi illegalmente bassi. 
 
L'annichilimento di quelli che sono “diversi” è stata la più tremenda manifestazione del razzismo nel passato. Il presente è caratterizzato da diversi regimi in cui la corruzione polarizza la società tra i molto ricchi e gli estremamente bisognosi. In essi i poveri sono precipitati in una vita di miseria, segregati e sfruttati. 
 
Le lezioni che l'umanità dovrebbe aver assorbito, dopo l'enorme disastro che è stata la seconda guerra mondiale, sono ancora da imparare. Sette decenni dopo la conclusione di quella guerra, l'antisemitismo rimane forte in molte parti del mondo, con crescenti ondate di violenza e persino di morte. L'islamofobia e la discriminazione contro gli Africani si sono radicate in molti luoghi. Internet dà briglia sciolta all'odio, erodendo le fondamenta che sostengono la dignità umana. Sembrerebbe che il razzismo, la xenofobia e tutte le forme di odio verso l'altro non cessino mai di essere presenti nel cuore dell'umanità. 
 
 Si può comprendere la storia umana come la tensione tra la saggezza di promuovere la dignità di ogni individuo e le forze distruttive che incessantemente degradano l'altro. La principale differenza, per noi che viviamo oggi, è la potenza delle armi e dei sistemi che possono essere usati per uccidere e opprimere la gente. Perciò, dobbiamo intensificare i nostri sforzi per promuovere l'uguaglianza e la dignità umane. 
 
 L'umanità ha bisogno di individui e istituzioni di grande coraggio spirituale per superare gli impulsi e le influenze degradanti. La storia recente ci insegna che sono possibili punti di svolta. Il documento Nostra Aetate ha segnato un passaggio nodale nelle relazioni ebraico-cattoliche. Il riconoscimento, da parte della Germania, dei crimini commessi contro il popolo ebraico durante la Shoah e la sua decisione di intraprendere azioni riparatorie hanno reso possibile un effettivo inizio di riconciliazione tra Ebrei e Tedeschi. Il viaggio del presidente egiziano Anwar al-Sadat in Israele ha segnato una nuova fase di pace e relazioni diplomatiche tra le due nazioni. Le molteplici e ben note attività della Comunità di Sant'Egidio, riunita proprio in questo meeting, sono esempi dei rimedi necessari per superare il veleno dell'odio e del razzismo che può suppurare nei cuori umani, causando orrore e distruzione.
 
 Oggi, discorsi pieni d'odio alzano di nuovo la loro voce terribile in molti posti del nostro pianeta. La nostra speranza è che le voci di quelli che credono nei valori della saggezza, dell'amore, della comprensione e della pace supereranno le voci dell'odio. Anzi, le persone di fede sanno che un giorno la bontà prevarrà, segnando un punto di svolta per l’eternità.