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Kone Idriss Koudouss

Presidente del Consiglio Nazionale Islamico della Costa d'Avorio
 biografia

NEL NOME DI ALLAH, MISERICORDIOSO E PIENO DI MISERICORDIA!

PERCEZIONE

Eccellenza, signore e signori ! Tutte e tutti, nelle vostre posizioni e qualità !
Si usa dire che il futuro si concepisce nel presente, a partire dalle esperienze vissute nel passato.
Si tratta del futuro dei rapporti Africa/Europa. Le loro articolazioni importanti sono il commercio triangolare, di cui fa parte la vergognosa tratta negriera seguita dalla colonizzazione, pagina non meno triste; in seguito, oggi, dalla cooperazione Nord Sud. Di questi periodi, la storia ha menzionato in modo discontinuo i rapporti interreligiosi tra questi due continenti. Tuttavia, i contatti tra l'Africa, culla dell'umanità, e l'Europa, il vecchio continente, sono rimasti fortemente segnati dall'influenza delle religioni, come l'Animismo, l'Islam e il Cristianesimo. 

I - LE CONQUISTE RELIGIOSE DELL'AFRICA DA PARTE DELL'EUROPA

Ci sono state conquiste religiose dell'Africa da parte dell'Europa? Questa domanda trova la sua risposta nei detti e nei pensieri dei testimoni di questo lembo della nostra storia comune. Prendiamone due :
1- L'esploratore e pastore inglese Livingstone ha potuto dire : « i missionari dovevano stabilire in Africa dei centri di  cristianesimo e di civilizzazione destinati a diffondere la religione e a promuovere il commercio e l'agricoltura ».
2- Un altro missionario nel libro ‘’la terra illuminata ‘’ scrive: « I popoli negri, particolarmente incapaci dii governarsi da soli, in preda a tutte le atrocità di un feticismo stupido o sfruttate dall'islam corruttore e crudele,  hanno ogni interesse nel vedersi sottomesse ai popoli cristiani, che, almeno, miglioreranno la loro sorte, se non riusciranno sempre a condurli alla conoscenza e alla pratica della vera religione… »
Di conseguenza, se è stato possibile condurre le missioni colonizzatrici e di proselitismo da parte dell'Europa in Africa, è stato grazie a delle facilitazioni, che converrebbe citare.

II-LE FACILITAZIONI ALLE CONQUISTE EUROPEE IN AFRICA

Le conquiste dell'Africa da parte dell'Europa non avrebbero mai avuto luogo senza la volontà politica di certi dirigenti europei di allora.
 Nella sua dichiarazione davanti al Consiglio di Stato del 1802, Napoleone dice : « Il corpo di spedizione parte per difendere la religione occidentale e cristiana. Dopo il suo passaggio, il posto è libero per il commerciante…» Come si constata, lo schema era molto semplice: prima di tutto il missionario, poi il soldato e infine il mercante. In altre parole: la croce, il cannone e il commercio; le tre C.
Più tardi, cioè a partire dalla seconda metà del XX secolo, la comunità internazionale scopre il sostituto delle conquiste; la cooperazione Nord Sud, il cui apice è diventato il partenariato Africa, Caraibi e Pacifico / Unione Europea (ACP/UE). Settantanove (79) paesi di cui quarantotto (48) a sud del Sahara, sedici (16) nei Caraibi e quindici (15) nel Pacifico, a fronte di ventisette (27) paesi europei.
Se le tre C (croce, cannone, commercio) hanno facilitato una C : conquiste, una sola C basterà ormai all'Europa per trarre profitto dai nuovi rapporti: si tratta delle Condizionalità. Queste ultime emanano, anch'esse, dalla volontà politica, come nel XIX secolo.
Effettivamente, per l'eurodeputato ed ex primo ministro francese Michel Rocard, le condizionalità dell'aiuto europeo all'Africa devono mirare prioritariamente a « la fine degli arresti arbitrari, la scomparsa della tortura in alcuni paesi, l'indipendenza della giustizia e l'efficacia del suo controllo sulla polizia… Conclude in questi termini: le elezioni democratiche pluraliste sono proprio la consacrazione di un insediamento della democrazia, ma non ne sono mai l'inizio. Non si può mai trasformare una dittatura in democrazia, ma si può trasformare una dittatura in dispotismo illuminato, ed è già un progresso che condiziona il seguito».
Per la signora Glenys Kinnock, ciò che spetterebbe fare all'Europa sarebbe semplice: « prendere sul serio la nostra responsabilità e lavorare insieme per far uscire la gente dalla povertà. Volontà politica, quanto ci basta per operare un cambiamento ».
Dalla schiavitù alla cooperazione, passando dalla colonizzazione, i rapporti Africa/Europa hanno sempre sottomesso gli africani ai desiderata degli europei.
Anche la defunta Società delle Nazioni (SDN) non ha potuto sottrarsi a questa teoria della missione civilizzatrice dell'Africa da parte dell'Europa. Anche la convenzione di Saint Germain, il 10 settembre 1919, ha reso un obbligo per le nazioni colonizzatrici o mandatarie il « favorire senza distinzioni di nazionalità e di culto, le istituzioni e le imprese religiose, scientifiche e caritatevoli create e organizzate dai loro cittadini e dagli Stati membri della SDN, che aderiscono alle risoluzioni finali tendenti a condurre gli indigeni nella via del progresso e della civilizzazione ».
Oltre alla sottomissione, l'insufficienza è rimasta africana e la superiorità dovuta a questo tipo di apporto materiale, civilizzatore e finanziario è rimasta europea.

III- ERANO LE ASPETTATIVE DICHIARATE?

Più che di una lezione di morale a popolazioni nate e educate nei paesi emancipatori illuminati da un secolo di lumi, e che hanno concepito la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, si tratta della sorte di un rapporto il cui passato dipendeva anche dalla religione. Una relazione i cui maggiori profitti sono andati all’Europa ; il denaro della vendita degli schiavi accumulato dai negrieri, lo sfruttamento degli schiavi impiegati nelle piantagioni di tabacco, di canna da zucchero, i benefici ricavati dagli insediamenti commerciali della colonizzazione, ecc.
In compenso, l ‘Europa ha sempre messo avanti la ricerca del bene dell’Africa. Ad un’analisi, questo obiettivo è lungi dall’essere stato raggiunto. Invece, quello inconfessato dello sviluppo dell’Europa sotto pretesto dell’emancipazione materiale e morale dell’africano è osservabile.
 Facendo questa stessa constatazione di fallimento, un gesuita, padre Yves Morel scrive nella rivista ‘’Débats, courrier d’Afrique de l’Ouest’’ n° 56-57 Luglio-Agosto 2008: « i cristiani africani si chiedono perchè, dopo più di un secolo di cristianizzazione, le promesse contenute nel messaggio evangelico, di liberazione, di realizzazione, di felicità sembrano essere loro negate ? Dicono : Gesù ha guarito i malati, resuscitato i morti. Allora perchè noi non beneficiamo di questi annunci ? Perchè l’Africa resta povera, divisa, devastata dalle malattie? »
L’obiettivo degli europei è veramente la ricerca del bene degli africani nei rapporti Africa-Europa ? Descrivere la cultura, la religione e le pratiche degli africani  come le cause del loro ritardo nell’emancipazione non era gettare loro polvere negli occhi per sfruttarli meglio?
Ciò che l’Europa ha fatto e continua a fare in Africa, in termini di infrastrutture economiche, sociali e religiose era e resta profittevole prima di tutto per l’Europa. La cooperazione ACP/UE non è ancora riuscita a innovare, per persuadere l’Africa a contare sui propri sforzi.

IV- CIO’ CHE DEVONO ESSERE D’ORA IN POI I RAPPORTI AFRICA/EUROPA

Riconoscere la diversità, senza cercare di soffocarla, nè di sopprimere l’altro nella sua essenza per servirsi, ma cercare di capirsi, di conoscersi e di comunicare deve, dal nostro punto di vista, governare d’ora in poi i rapporti Africa-Europa.
Inoltre, malgrado le stigmate della schiavitù e della colonizzazione, segnate dall’umiliazione e dalla dominazione, l’Africa deve assumersi la propria storia, abbandonare l’ideologia della vittimizzazione che fa dei suoi figli e delle sue figlie, a torto o a ragione, i capri espiatori dell’umanità. Per cominciare, si tratterebbe per l’Africa di assumersi la propria parte di responsabilità, nel malessere che la caratterizza. In altre parole, si tratta di mettersi di fronte a se stessi in una ricerca di verità, confessarsi le proprie debolezze per avvantaggiarsi nel modo migliore del futuro vero rapporto tra l’Africa e l’Europa.
E’ un atteggiamento agli antipodi del ripiegamento identitario in questo contesto di globalizzazione caratterizzato dall’interdipendenza e l’interpenetrazione crescenti. Per di più gli africani stessi devono costruirsi la visione di un’Africa nuova. Ciò presuppone che occorra :
- Abbandonare l’idea di voler raggiungere i paesi sviluppati,
- Tracciare la propria traiettoria nella storia, cercando da sè le soluzioni dei propri problemi. E’ questa ripresa d’iniziativa che vorrebbe «  che non si sviluppi, ma che ci si sviluppi ».
- Contare sulle iniziative, l’intelligenza e il coraggio dei propri uomini e donne.
In questo saremo Conformi a ciò che dice il Profeta Muhammad (saw) : « voi siete i più indicati a giudicare le questioni del vostro mondo ».
Quanto all’Europa, le occorre rinunciare alla sua ambizione del regime della governance mondiale che caratterizza i suoi rapporti con l’Africa.
Il Nuovo Partenariato per lo Sviluppo dell’Africa, il NEPAD creato nel 2001 aveva suscitato proprio in questo una speranza legittima in ogni africano. Essa è stata purtroppo di breve durata.

CONCLUDENDO  

Dalla schiavitù alla cooperazione, passando attraverso la colonizzazione, l’Africa ha avuto troppo pochi vantaggi dai suoi rapporti con l’Europa, indicati tuttavia come stabiliti per farla uscire dalla sua presunta dannazione.
Non sono tuttavia le predisposizioni favorevoli a farle difetto (mezzi umani, ricchezze naturali : vegetazione, minerali, corsi d’acqua, ecc.)
Solo sul piano religioso, l’Africa ha accolto il Cristianesimo prima dell’Europa, per esempio. Mentre Issa (as), (Gesù) non ha mai messo piede in Europa, contrariamente all’Africa, sono stati gli europei a portare il suo messaggio agli africani subsahariani. Da quel momento, essi trarranno vantaggi dal loro apporto, il cristianesimo, per insediare la loro egemonia in tutti i settori.
Traendo insegnamento dalla storia di questo passato, la preoccupazione dell’Africa di avere un futuro armonioso deve essere all’altezza della presa di coscienza della propria mancanza di sviluppo.
Che la si chiami NEPAD o NIA (Nuova Iniziativa Africana), l’Africa deve fare una nuova scommessa, in particolare nel suo partenariato con l’Europa.
Identificando un obiettivo fondamentale con settori ritenuti prioritari, bisogna prendere in considerazione, a livello delle istituzioni della cooperazione ACP/UE, un’assemblea consultiva di religiosi provenienti dalle diverse confessioni religiose attive in Africa e in Europa. Quanto definito nell’accordo di Cotonou, articolo 6, per il periodo 2000-2020 lascia alla comunità religiosa la parte congrua. Molto semplicemente perché si chiede alle religioni di mettersi nei panni delle ONG, mentre esse non hanno l’expertise e le stesse preoccupazioni di queste ultime.
Sebbene l’organizzazione sociale sia una delle missioni della religione, essa la svolge marginalmente rispetto ai culti.
Signore e Signori ! Nella sura 21, versetti 104 e 105 vi sono disposizioni che favoriranno l’avvento della città promessa da Allah (Dar Al Islam): «  il giorno in cui piegheremo il cielo come si piega il rotolo dei libri. Proprio come Noi abbiamo cominciato la prima creazione, la ripeteremo; è una promessa che incombe su di noi e la compiremo!
E Noi abbiamo certamente scritto nello Zabûr, dopo averlo menzionato nel libro celeste, che la terra sarà ereditata dai Miei buoni servitori ». 
Prego Allah che questo giorno sia a portata dei popoli africani ed europei !

GRAZIE DELLA VOSTRA AMABILE ATTENZIONE, CHE ALLAH CI ESAUDISCA !