Compartilhar Em

"Non abbiate paura! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura!"
Oggi ci rendiamo conto quanto questo invito, lanciato dal giovane papa Giovanni Paolo II il 22 ottobre 1978, fu il filo rosso di tutto il suo lungo pontificato, è stato l’affermazione della missione superiore, secondo lui, del successore di Pietro nel mondo: trasmettere alle nazioni il messaggio di Cristo perché questo sia realmente vissuto.
Un’affermazione di per sé rivoluzionaria; come il messaggio evangelico. L’affermazione della Santa Sede come la più alta autorità morale nel mondo, riconosciuta da tutti i popoli, cattolici e non.
Un’affermazione che implicava un diritto all’intervento, all’ingerenza nella vita internazionale e nella vita degli Stati per condurre il mondo sulla via del progresso, della civiltà, della pace.
L’invito "Non abbiate paura!" non significava un nuovo orientamento della politica pontificia, poiché il nuovo pontefice si inseriva nella continuità dei suoi predecessori, ma annunciava un nuovo stile e nuovi passi avanti.

I - Una grande eredità
Giovanni Paolo II si collocava in una continuità storica: la politica internazionale della Santa Sede a partire da Leone XIII (1878-1903).
La formula "la più alta autorità morale del mondo" per qualificare la Santa Sede è del Cardinal Rampolla, segretario di Stato di Leone XIII.
Giovanni Paolo II si colloca in questa linea che ha visto moltiplicarsi gli interventi dei papi nei confronti degli Stati:
Benedetto XV e Pio XII, per tentare di fermare o impedire le guerre mondiali.
Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, per fondare le relazioni tra gli Stati su un ordine internazionale giusto, unico garante di una pace durevole.
Leone XIII, Pio XI, per difendere i diritti della persona, contro la schiavitù, lo sfruttamento economico, i totalitarismi.
Pio XII e Paolo VI, per sostenere le organizzazioni internazionali
Importanza, in questa eredità, del pontificato di Paolo VI: Giornata mondiale della Pace, viaggi apostolici (ONU, Organizzazione Internazionale del Lavoro), dialogo interreligioso (viaggio in India), dialogo ecumenico (incontro con il patriarca Atenagora, 1964), dialogo con il mondo.
Un’eredità da far fruttificare e da approfondire.
 

II - L’ apporto di Giovanni Paolo II

Importanza dei problemi internazionali e del tema della pace per Giovanni Paolo II. Il Catechismo della Chiesa cattolica, 1992: per la prima volta in un catechismo, vari paragrafi sono dedicati a questi temi: diritti umani, giustizia e solidarietà tra le nazioni, commercio delle armi, ecc.

A - Gli approfondimenti

  1. Il dialogo con il mondo: 104 viaggi internazionali; visite in paesi improbabili: Cuba, Romania, Grecia; viaggi mancati: Russia, Cina.
    Le GMG: una generazione Giovanni Paolo II.
  2. Il dialogo ecumenico: Patriarca Bartolomeo I, Bucarest, Atene.
  3. La Dottrina sociale della Chiesa per il mondo: nuove encicliche (Laborem exercens, Sollicitudo rei sociali, Centesimus annus); giustizia sociale tra le nazioni; il debito; lo sviluppo e la giusta distribuzione dei beni; il Compendium della Dottrina sociale della Chiesa (2004).
  4. Il diritti umani: universalità; diritti umani e diritti delle nazioni (Discorso all’UNESCO, 1980), una cultura della vita contro lo spirito di morte legato alla modernità e al materialismo.
  5. Il Diritto, fondamento delle relazioni internazionali: regole internazionali da rispettare contro la legge del più forte; importanza delle istanze internazionali come luoghi di regolazione e luoghi di mediazione (ONU, OIL, FAO, UNESCO).
    Il messaggio del 1° gennaio 2004: un’apologia del Diritto internazionale dell’ONU.    

B - Le strade nuove

  1. 1. Il diritto di ingerenza : Paolo VI, la Chiesa « esperta in umanità »; politica molto interventista di Giovanni Paolo II: sostegno all’ONU nell’ex-Yugoslavia; il silenzio davanti ai drammi dell’umanità è un peccato d’omissione.
    Discorso alla FAO, 5 dicembre 1992:
    "La coscienza dell'umanità (…) chiede che sia reso obbligatorio l'intervento umanitario nelle situazioni che compromettono gravemente la sopravvivenza di popoli e di interi gruppi etnici".
  2. Il dialogo interreligioso: Assisi, 27 ottobre 1986 e 6 febbraio 2002.
    Volontà personale del papa e forse il più grande apporto del suo pontificato.
    Le religioni: una voce per la pace, e responsabilità delle religioni nella pace come nella guerra. La guerra non può essere santa (Messaggi a Sant’Egidio 1987-2004). La pace: una missione per i credenti, da qui l’importanza del ruolo dei laici. Dialogo anche con i non credenti e le culture: Pontificio Consiglio della Cultura.
  3. Il rapporto con la storia: riesame della storia della Chiesa che avrebbe potuto servire da modello alle istituzioni civili e agli Stati: Galileo, Inquisizione, schiavitù…
    Affrontare la storia, superare il passato per costruire il futuro. Passo di pentimento: "Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono". Passo del Giubileo (2000).
  4. Denuncia della guerra: termini sempre appassionati. La guerra e il suo seguito di orrori, ma anche portatrice di odi, di vendette : un’avventura senza ritorno.
    Ricordo della Seconda Guerra mondiale in Polonia.


III - Un’evoluzione cronologica
 Aumento di intensità del discorso sulla pace durante il pontificato.

  1. Fino al 1990: periodo dominato dal conflitto Est-Ovest.
     Impegno contro il comunismo: Solidarnosc, il laboratorio polacco. L’attentato 1981. Sostegno alla politica americana : Messaggio del 1° gennaio 1982 : Diritto dei popoli a difendersi, teoria della guerra giusta.
    Ma ricerca di strade nuove : Assisi, 1986.
  2. Disillusioni dopo la caduta del comunismo : l’era della pace non arriva. Moltiplicazione di conflitti regionali, terrorismo.
  3. Un discorso radicalizzato sulla guerra: nessuna concessione alla guerra che non può essere giusta : la guerra, madre di tutte le povertà. Giovanni Paolo II, portavoce intransigente della pace, del disarmo, dei diritti umani.
    Interventi vigorosi contro le due guerre del Golfo: 12 gennaio 2001: « assoluta messa al bando della guerra ». Appello per una Conferenza di Pace per il Medio Oriente. Seconda guerra in Iraq opposta alla dottrina della Chiesa sulla guerra giusta. Moltiplica messaggi, discorsi, interventi. 5 marzo 2003 : Giornata di digiuno per la pace.

Conclusione
La guerra è per Giovanni Paolo II lo scatenarsi di Satana contro Dio. Un fallimento per l’umanità.
Udienza generale dell’11 dicembre 2002: evoca, prendendo spunto dal canto doloroso di Geremia (Ger 14, 17-21), «il silenzio di Dio che non si rivela più e sembra essersi rinchiuso nel suo cielo». Ne trae un appello alla conversione: il silenzio di Dio è provocato dal rifiuto dell’uomo.