11 Settembre 2017 16:30 | Petrikirche

Intervento di Anders Wejryd



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Anders Wejryd

Copresidente del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Svezia
 biografia
La religione è pericolosa – e meravigliosa. La religione può tirar fuori il meglio ed il peggio dell’umanità. Non tanto per quel che la religione è, di per sé, quanto probabilmente a causa degli esseri umani. 
 
Simul iustus et peccator, secondo un detto luterano. Allo stesso tempo un giusto ed un peccatore. 
 
La religione porta potere, soprattutto quando puoi usare come minaccia il destino eterno, ma anche quando richiama le persone al rispetto delle tradizioni. 
 
Non usciamo mai dalla condizione di peccatori. Tutte le volte nella storia, quando individui o chiese hanno pensato di esserne usciti, nel migliore dei casi sono diventati ipocriti e nel peggiore hanno commesso atrocità. La religione che non prende in considerazione ciò che fa alla vita dell’altro, vicino e lontano, è egoismo. 
 
La religione che non usa la critica anche come autocritica è ipocrisia.
 
Attraverso il Nuovo Testamento vediamo chiaramente diversi modi di rapportarsi ai poteri mondani, da Gesù, non solo sulla questione del pagamento delle tasse, fino all’apparente accettazione da parte di Paolo dell’Impero romano e infine al suo assoluto rifiuto nell’Apocalisse. 
 
Dopo Costantino e Teodosio la situazione cambia completamente. Le chiese storiche diventano parte della politica, più o meno sovranazionali nella tradizione romana occidentale, più cesaropapiste nelle tradizioni orientali. 
 
Con la riforma, soprattutto quella luterana e forse anche nelle tradizioni anglicane, con il loro legame stretto con re e principati di questo mondo, che erano considerati un sostegno al Regno di Dio sulla terra, le chiese hanno proposto di rado un’opposizione forte alla guerra.
 
Tutto è cambiato con Costantino, ed il sentimento che potere e ricchezza fossero necessari per la sopravvivenza della chiesa e del suo messaggio è diventato più forte dell’impegno al messaggio e dell’Imitatio Christi. Riconosciamo quel dilemma!
 
Se restiamo in Europa possiamo notare la grande sfida dei movimenti pietistici alle chiese nazionali, soprattutto in Nord Europa. Si può dire che nel 17esimo secolo i soldati svedesi marciarono orgogliosamente a sud e ad est nel nome del re svedese e nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, come fecero soldati di altre nazioni in altre direzioni. 
 
Alcuni decenni dopo tornarono sconfitti, laceri e disfatti, cantando canti sul sangue di Cristo e i pochi credenti. 
 
La religione stava per diventare un fatto privato, come era anche l’agenda e il fine dell’Illuminismo secolare. E – una volta di più- la religione stava diventando uno strumento di chi era all’opposizione (contro). 
 
Tuttavia, il pietismo continentale del 17esimo secolo aveva radici, per esempio risalendo ai tempi della grande peste nel 14esimo secolo e dei movimenti contadini e di pace del 15esimo e 16esimo secolo.  
 
Qui incontriamo una prima società civile molto prima che il concetto fosse inventato. Come luterano, è stato importante ma doloroso rivisitare lo scontro tra uno dei movimenti di pace della chiesa, i mennoniti, e i luterani nella Germania del 16esimo secolo. Con i mennoniti incontriamo cristiani profondamente impegnati a lottare contro la violenza, l’ingiustizia e la guerra, avendo come bersagli la chiesa, i re o altri poteri, che spesso disprezzavano i loro oppositori – e altri cristiani che disprezzavano, condannavano e uccidevano i sostenitori della pace. Violenza letale in nome di Dio.
 
Come cristiani e come chiese sicuramente abbiamo una storia mista.
 
Sono state prese iniziative davvero eccellenti da chiese ed individui nel corso degli anni. Hanno generato entusiasmo e spesso hanno fatto davvero la differenza. 
 
Le chiese hanno potuto denunciare le ingiustizie e la loro forza potenziale di minacciare la pace. Le chiese sono riuscite a fare la differenza facendo cambiare realmente politiche e priorità alle persone.
 
Sono state costruite scuole, sottolineati valori, sono venuti cambiamenti sociali, sono stati resi visibili e assicurati diritti umani, è stato rafforzato il disarmo e il controllo delle esportazioni di armi. 
 
Tutto questo è stato fatto, si sta facendo e si dovrà fare. Ma quando è scoppiata la guerra o quando l’aggressione si è fatta vicina, io penso che di solito le chiese hanno fatto poco per la pace. Ricordiamo, per esempio, la I guerra mondiale. 
 
Ricordiamo il Presidente americano Wilson ed i suoi eccellenti principi per la pace cristiani e umani dopo la I guerra mondiale. La punizione e l’aggressione erano troppo forti e la democrazia non era una barriera contro di  loro. “Oh no, Adesso è il tempo di tornare a combattere”.
 
Così mi sembra che gli sforzi cristiani per la pace siano sempre stati più efficaci come prevenzione che come rimedio. Quando il gioco di potere comincia, sembra che sia fermato di solito solo dal potere e dall’esaurimento. E il perdente tornerà a combattere quando riavrà il suo potere…
 
Il  RCC, il WCC, AACC, Religioni per la pace, Sant’ Egidio e altri hanno certamente giocato un ruolo importante come mediatori in tempi di guerra – ma penso che le chiese e i cristiani abbiano sempre avuto più successo prima che la guerra scoppiasse e nelle situazioni post-belliche – ad eccezione di alcuni grandi esempi di riconciliazione, come in Sud Africa.
 
Essere un attore con una prospettiva a lungo termine ed una base molto solida per i diritti umani fa la differenza, soprattutto se riusciamo a risollevare e a rendere visibili i valori nella vita che abbiamo veramente tenuti alti ma che così spesso abbiamo dimenticato o non espresso del tutto. 
 
Se riusciremo ad essere attori che tengono unite giustizia e pace potremo avere molto più successo che se agiremo solo con una prospettiva limitata ad una guerra non visibile o ad una prospettiva di giustizia che non includa persone in carne ed ossa che vivono in e con una creazione sbalorditiva.
 
Solo quando riusciamo a tenere unite le cose, come chiese insieme, e a combattere per battaglie simili, a livello nazionale e internazionale, possiamo fare la differenza.
 
In questi giorni dobbiamo sostenere l’iniziativa ONU di dichiarare illegali le armi nucleari e ci aspettiamo una responsabilità particolare per questa iniziativa da parte di tutte le chiese dei paesi che possiedono tali armi.
 
  • Giustizia e pace, alla base della regola d’oro, costruiti sull’esperienza dei disastri della guerra
  • Una prospettiva storica a lungo termine, basata sulla regola d’oro, che si prolunghi nel tempo; storia e futuro
  • Prospettive internazionali, basate sulla regola d’oro, estese geograficamente
  • E la regola d’oro basata sulla conoscenza che possiamo amare solo perché Dio ci ama, Lui che lascia che il sole sorga sui giusti e sugli ingiusti, su coloro che amano e su coloro che disprezzano Dio.
 
Pace è la via verso la pace. Siamo chiamati ad osare di vedere ed esprimere come la pace sia minacciata e a ricordare ed esprimere i disastri a cui tutte le guerre conducono.