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Paul Pei Junmin

Obispo católico, China
 biografía

Sono grato per l’opportunità di essere con voi questo pomeriggio. La Comunità di Sant’Egidio mi ha benedetto con l’invito a partecipare a questo convegno per la pace e prego che il suo lavoro in Darfur aiuti il popolo del Sudan a sperimentare la pace che Cristo è venuto a portare a tutti. Voi tutti che siete qui con me questo pomeriggio mi onorate con la vostra presenza e sono colpito dal rispetto che mi dimostrate.
Mi chiamo Paul Junmin Pei, e sono Vescovo dell’Arcidiocesi di Shenyang nella provincia di Liaoning in Cina.  L’Arcidiocesi ha una popolazione di circa 43 milioni di persone, all’incirca quanto la popolazione della Spagna. Se volete un altro esempio, prendete le popolazioni di Portogallo, Belgio, Austria, Danimarca, Irlanda, Cipro e Malta insieme e queste non raggiungeranno la popolazione totale dell’Arcidiocesi di Shenyang.  La Cina ha la fama di fare le cose in grande e questo è vero anche nella Chiesa. Per questo, io sono grato di avere l’opportunità di essere qui con voi oggi perché posso godere della bellezza della Spagna e condividere con voi alcune riflessioni e preoccupazioni sul tema “Famiglia di Dio, Famiglia di Popoli”.
In Cina siamo spesso concentrati sulle nostre sfide e difficoltà a motivo della nostra situazione storica. Noi siamo la più grande nazione del mondo, un miliardo e trecento milioni di persone. Nella mia diocesi di 43 milioni di persone ho soltanto 80 sacerdoti e 180 religiosi per aiutarmi a compiere il mandato del Signore: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli...”(Mt 28, 19-20)  A volte mi manca la fede, la speranza di sognare con gli occhi di Gesù, di rispondere alla sua chiamata a condividere, a “dare della nostra povertà”  come il Venerabile Papa Giovanni Paolo ci chiedeva nella “Redemptoris Missio”.  Ma il mio cuore torna sempre a Gesù e alla vedova del Vangelo piena di speranza:
Alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: "In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere". (Lc 21,1-4).
 
Sono spesso tentato di sentirmi sopraffatto dalle sfide, dalla sofferenza del mio popolo, ma allora Dio, come sempre, arriva con un invito a credere in Lui e a dare. La chiamata di oggi è stata di venire a Barcellona perché io possa essere ispirato nuovamente a pensare secondo la volontà di Dio.
Alla fine del 2009, la popolazione urbana della Cina raggiungeva 620 milioni di persone, il 46% della popolazione totale. La nostra popolazione urbana è due volte gli abitanti degli Stati Uniti e un quarto più dell’intera popolazione dell’Unione Europea.  Questo rischia di far dimenticare il fatto che la maggioranza della nostra popolazione, 680 milioni di persone, vive ancora nella Cina rurale (China Daily 30 luglio 2010).  Questa realtà crea la sfida pastorale che dobbiamo affrontare quotidianamente, spesso trascurata dal mondo e talvolta persino da noi che apparteniamo alla Chiesa.
Il nostro Premier, Wen Jiabao,  all’Assemblea Generale della Nazioni Unite del 24 settembre, ha enumerato i successi della Cina negli ultimi tre decenni – il suo accresciuto potere economico e nazionale, il notevole miglioramento del tenore di vita della sua gente, e la sempre crescente cooperazione con il mondo esterno...  ma ha anche parlato dei limiti.  Il  Prodotto Interno Lordo della Cina è il terzo del mondo, ma considerato pro capite è soltanto un decimo di quello dei paesi sviluppati. ‘Il tenore di vita del popolo cinese ha conosciuto un significativo miglioramento, ma non abbiamo ancora un sistema di welfare completamente sviluppato, e dobbiamo confrontarci con una forte pressione del mercato del lavoro.’  In questa complessa situazione “la Cina affronta sfide senza precedenti indotte da problemi vecchi e nuovi e (la Cina) resta un paese in via di sviluppo” (UN News, 24 settembre 2010).
Come Chiesa, ci troviamo ogni giorno di fronte alle difficoltà del nostro popolo che vive, allo stesso tempo, nei due mondi dello sviluppo e del sottosviluppo. Siamo popolo di Dio insieme urbano e rurale, che cerca di costruire una società armoniosa e di contribuire alla pace del mondo.
Nella nostra società abbiamo stabilito che prendersi cura dei malati e degli anziani è per noi una priorità. In alcune delle nostre parrocchie abbiamo iniziato ad aprire piccole cliniche parrocchiali per aiutare i più poveri. Il nostro Catholic Service Center, a Shenyang, ha sviluppato un programma di cura dell’AIDS che cerca di raggiungere e servire quanti sono afflitti da questa terribile malattia. Pazientemente e con costanza, il centro ha servito quanti cercano aiuto mentre aiutava tutti i bisognosi di assistenza medica, di amicizia o di solidarietà nella lotta contro la malattia. Il centro ha sviluppato una tale presenza pastorale nella comunità di cura dell’AIDS che ha ispirato altre diocesi in Cina a dare inizio a progetti simili di cura dell’AIDS.
Il nostro lavoro con gli anziani è stato caratterizzato dalla costruzione di case in diverse cittadine, città e villaggi così che gli anziani locali vi possono essere curati da membri della comunità. Ma ora mi rendo conto che siamo di fronte ad un futuro al quale non siamo preparati. La Cina diventerà la società più vecchia del mondo entro il 2030. Le Nazioni Unite prevedono che le persone di 60 anni e oltre ammonteranno al 28% della  popolazione totale del paese nel 2040, il che significa circa 420 milioni di persone (China Daily 25 settembre  2010). In linea con questi dati Li Baoku, Presidente della China Aging Development Foundation, si è così espresso: “Il tasso di suicidi tra gli anziani delle zone rurali in Cina è da quattro a cinque volte superiore alla media mondiale” (China Daily 8 settembre 2010).  I nostri valori tradizionali e l’amore per i genitori sono messi alla prova da così tanti cambiamenti che la crescita della popolazione anziana ci porrà tutti davanti ad un’enorme responsabilità.  E come vescovo ho acquisito consapevolezza di questa realtà perché dovevo prepararmi all’appuntamento con voi.
In Cina la dolorosa realtà dell’aumento dei suicidi tra gli anziani è tristemente collegato alla dolorosa realtà del suicidio tra le donne. Secondo “Yang Fude, vicepresidente del Beijing Hui Long Guan Hospital, la Cina è l’unico paese in cui  i suicidi delle donne superano quelli degli uomini … E’ anche uno dei pochi paesi in cui i suicidi rurali superano quelli urbani” (China Daily 11 settembre 2007). Purtroppo devo aggiungere che il suicidio è la principale causa di morte nella fascia di età compresa tra i 15 e i 34 anni. I nostri giovani, il nostro futuro, l’amore delle nostre vite sta perdendo speranza nel proprio futuro. Dove andremo? Dove andrò io come vescovo?   
Credo che come Chiesa abbiamo sia la responsabilità sia il dovere di cooperare alla costruzione di una società armoniosa, un mondo di famiglie.  Papa Giovanni Paolo II era così saggio che ricordava ai laici credenti, ai sacerdoti e ai vescovi il bisogno di obbedire al comandamento di Cristo:
la Chiesa tutta, Pastori e fedeli, deve sentire più forte la sua responsabilità di obbedire al comando di Cristo: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16, 15), rinnovando il suo slancio missionario. Una grande, impegnativa e magnifica impresa è affidata alla Chiesa: quella di una nuova evangelizzazione, di cui il mondo attuale ha immenso bisogno. I fedeli laici devono sentirsi parte viva e responsabile di quest'impresa, chiamati come sono ad annunciare e a vivere il Vangelo nel servizio ai valori e alle esigenze della persona e della società. (Christifidelis laici n. 64)
 
Questo può essere fatto soltanto con la preghiera e con l’aiuto dello Spirito Santo che opera già dentro di noi. Noi dobbiamo soltanto voler riconoscere la presenza dello Spirito ed aprire i nostri cuori. 
Secondo un rapporto del United Nations Population Fund:
Ci si aspettava che la rapida urbanizzazione significasse il trionfo della razionalità, dei valori secolari e della demistificazione del mondo, e che la religione venisse relegata ad un ruolo secondario... Al contrario c’è stato un risveglio di interesse religioso in molti paesi. (Religious News Service, 6 luglio 2007).
 
Proprio prima delle Olimpiadi dell’estate 2008 il Pew Forum on Religion & Public life ha pubblicato un rapporto sulla “Religione in Cina alla vigilia delle Olimpiadi di Pechino 2008”. Vi si afferma che:
Secondo il report 2006 del Pew Global Attitudes Project, il 31% dell’opinione pubblica cinese ritiene che la religione abbia una qualche importanza nella propria vita, in confronto con solo l’11% che afferma che la religione non è affatto importante. Alle domande lievemente diverse di un sondaggio Pew del 2005, una percentuale anche maggiore di opinione pubblica cinese (56%) ha affermato che la religione ha un peso nella propria vita (The Pew Forum, 2 maggio 2008).
 
 
Dio ci ha benedetti con una nuova alba. Questa ha una croce ma noi la abbracciamo gioiosamente come Famiglia di Dio che lavora per una Famiglia di Popoli. Oggi vi chiedo di pregare perché venga presto il giorno in cui potremo fondare un’Università Cattolica a Shenyang, dedicata allo studio dei problemi sociali che ci troviamo ad affrontare. Abbiamo bisogno di migliaia di psicologi, operatori sociali, giovani lavoratori per rispondere ai bisogni della gente in Cina. Nella nostra povertà ma con la nostra fede in Gesù, vogliamo contribuire a costruire una società armoniosa in Cina. Porrò questa richiesta ai piedi della Sacra Famiglia nella maestosa Chiesa di Barcellona.
Come scrisse Santa Teresa d’Avila:
   
La pace regni oggi dentro di te.
Confida che Dio ti fa essere esattamente nel luogo dove dovresti essere.
Non dimenticare le possibilità infinite che scaturiscono dalla fede. Usa i doni che hai ricevuto e trasmettili con l’amore che ti è stato dato...
Sii contento di sapere che sei figlio di Dio...
Lascia che la sua presenza si riversi nelle tue ossa e permetta alla tua anima la libertà di cantare, ballare, lodare e amare.
Così sia per ciascuno e in ciascuno di noi.
 
GRAZIE E DIO VI BENEDICA TUTTI!