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Cristiani e musulmani attenti a grammatiche semplificate della loro fede. Alcune piste di crescita comune nella città

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Nelle città europee si registra un problema di identità. I musulmani ad esempio di terza generazione, giovani non di rado spaesati, per i quali le visioni religiose politicizzate diventano una grammatica, sono molto attrattive.  Raggiungere i giovani, chi non ha forti radici di fede, e’ un problema tanto per i cristiani quanto per i musulmani, dunque una prospettiva molto concreta di dialogo, offerta del contesto e dal problema in sé’. Se ne è parlato oggi a Barcellona nell’ambito dell’incontro ‘Vivere insieme in un tempo di crisi’ in un confronto a più voci, coordinato da Vittorio Ianari, esperto di islamistica, responsabile per la Comunità di Sant’Egidio dei rapporti con il mondo islamico e il Medio Oriente, che puntava a identificare i tratti di un destino comune tra cristiani e musulmani. Non esistono formule semplicistiche, la geografia ha ad esempio un suo peso specifico. L’Islam europeo, ad esempio, si presenta  frammentato anche quando sembra, per effetto dei luoghi comuni, monolitico. L’integrazione degli immigrati può aiutare una comprensione saggia della sua consistenza e d’altra parte gli strumenti del dialogo consentono di scendere nel profondo al di lá degli effetti immediati. “Il dialogo e’ come la preghiera – osserva Ianari - Difficile misurarlo in quantità, in modo utilitaristico. Ma senza, vivremmo senz’altro peggio”.

“Sono pieno di speranza sulle possibilità di una azione comune da parte dei Cristiani e Musulmani – dice Richard Chartres, vescovo anglicano di Londra - di fronte alle sfide contemporanee.  Non è solo una pia speranza, ma è basata sull’esperienza di cooperazione dei cittadini di Londra. Il centro per la riconciliazione e la pace che ho fondato il "St. Ethelburga Centre" è stato in grado di dare un contributo in un certo numero di situazioni di conflitto grazie  alla generosità di amici e benefattori musulmani  nella costruzione e nell'allestimento di una tenda nella città di Londra”.

Non mancano i problemi. Mohammed Esslimani, teologo islamico, che vive in Arabia Saudita, nota come anche grandi protagonisti del dialogo da parte islamica soffrano il fatto che l’Europa si presenti con un senso di superiorità narcisistico, “spesso vediamo che il dialogo va verso la consacrazione dell'egemonia”. D’altra parte l’occidente “ha praticamente abbandonato i valori cristiani e ormai si dedica esclusivamente alla mondanità”