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Mar Gregorios Yohanna Ibrahim

Metropolita ortodosso, Chiesa Sira
 biografia

Qui a Monaco, nel cuore della Foresta Nera, ci incontriamo nuovamente per realizzare una missione di pace in questo mondo sottosopra e per pensare insieme come servire l’umanità e lavorare per questa missione di pace. Il nostro Signore Gesù Cristo ha reso beati gli operatori di pace e li ha elevati al rango di figli di Dio.

Ci riuniamo sotto l’assioma “Destinati a vivere insieme”.
Siamo destinati a vivere insieme e a convivere con un impulso innato al dialogo. Le comunicazioni tra gli uomini sono incoraggiate da tutte le religioni, culture e civiltà conosciute sul nostro pianeta, così che l´uomo possa vivere con i suoi simili in uno stato di pacifica sinergia.

Quest’anno rappresenta un importante frangente nel nostro cammino di pace poiché è il venticinquesimo anniversario dell’incontro inaugurale di Assisi del 1986. L´anniversario ci chiama a riflettere su questi 25 anni. Sono traboccanti di esperienze fruttuose che hanno aiutato i rappresentanti delle religioni e culture mondiali a rafforzare la propria fede, ad impreziosire il proprio entusiasmo e ad accrescere una visione comune.

Questo cammino partito da Assisi si è dimostrato vincente. Ha realizzato il sogno del Papa Giovanni Paolo II che le nazioni possano vivere in pace e armonia sotto lo stesso tetto dell’umanità, come afferma l’Apostolo Paolo:

Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. (Efesini 4, 1-3)
Ci è stata data questa benedizione, e noi siamo tenuti a farla crescere e praticarla. Proprio come pensiamo e desideriamo ardentemente un’umanità esemplare, salda e matura, uomini onesti nell’amore che crescono in ogni circostanza. Non come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini. (Efesini 4, 13-15)

Parlando dello Spirito di Assisi e della sua eredità, vorrei riandare con nostalgia proprio a quel giorno, per ricordare alcuni particolari di quell’evento che fu la Giornata di Preghiera convocata da Papa Giovanni Paolo II.

Egli raccolse insieme rappresentanti delle religioni mondiali, che salirono insieme sul treno della pace nella Stazione Centrale di Roma per viaggiare insieme verso la città di Assisi, rinomata per la preghiera e il dialogo e per la sua chiamata alla riconciliazione tra le nazioni e tra le religioni. Furono pronunciate preghiere attribuite a san Francesco, e scoperte nel novembre del 1915 sul retro di un santino di san Francesco. Il 1915 fu un anno particolare per noi figli della Chiesa siro-ortodossa di Antiochia. Noi chiamiamo quell´anno “Sayfo”, l’anno della spada, un anno di olocausto durante il quale perdemmo 30 volte gli innocenti che morirono l´11 settembre.

La preghiera di San Francesco ci insegna il vero significato dell’assenza di pace.

Signore, fa’ di me uno strumento della Tua Pace:
Dove è odio, fa’ ch'io porti l'Amore,
Dove è offesa, Perdono,
Dove è dubbio, Fede,
Dove è disperazione, Speranza,
Dove sono le tenebre, ch’io porti la Luce
E dove è tristezza, Gioia.
Fa’ che io non cerchi tanto
Ad esser consolato, quanto a consolare;
Ad essere compreso, quanto a comprendere;
Ad essere amato, quanto ad amare.
Poiché è nel dare, che si riceve;
Perdonando, che si è perdonati;
Morendo (a noi stessi), che si rinasce a Vita Eterna.

Quelli di noi che erano presenti ad Assisi si ricorderanno altri momenti memorabili e commoventi come la preghiera per la pace multi-lingue, che fu pronunciata dai leader e dai rappresentanti delle religioni mondiali nella piazza centrale di Assisi.

Una breve valutazione dell’evento da parte del Cardinal Willebrands (allora Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani) mostrava come tutti i leader cristiani furono pienamente coinvolti e impegnati e auspicavano che le loro intenzioni di pace ad Assisi, insieme ad altri leader religiosi, avessero un impatto sulle coscienze di chi può decidere tra la guerra e la pace nel nostro mondo, conducendoli a tener conto dell´appello di Sua Santità il Papa di Roma per un cessate il fuoco di 24 ore. E in effetti, la tregua di 24 ore che fu osservata da tutte le fazioni in guerra e da tutti i gruppi belligeranti nel mondo, fu un successo per tutti noi.

Come disse uno dei rappresentanti: è una vittoria e un trionfo del potere della preghiera e un segno che la pace è possibile nel mondo.

Tra gli eventi della Giornata di Preghiera per la Pace cui ho partecipato, c’era un incontro della Comunità di Sant’Egidio. Vi partecipava anche il Patriarca maronita Sua Beatitudine Mar Nasrallah Botros Sfeir. Noi non sapevamo che la Comunità di Sant’Egidio sarebbe stata uno strumento di questo impegno ecumenico nel sostenere e preservare lo slancio di Assisi tenendo da allora una giornata annuale di preghiera per la pace alla quale sono invitati leaders religiosi da ogni parte del mondo.

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Un altro evento di pace cruciale e memorabile fu il secondo incontro di Assisi, il 24 gennaio 2002, presieduto da Papa Giovanni Paolo II, che fece immediatamente seguito al violento attacco dell’11 settembre 2001 che scosse il mondo causando la morte di alcune migliaia di innocenti.
Sono onorato di essere fra i leaders religiosi, come rappresentante del patriarca di Antiochia Sua Santità Mor Ignatius Zakka I Iwas. Noi siamo stati testimoni del primo e del secondo Incontro di Assisi e di ogni giornata di Preghiera di Sant’Egidio nell'ultimo quarto di secolo.  Dunque io posso testimoniare senza alcuna riserva che Sant’Egidio merita ogni lode e apprezzamento. Senza la loro determinazione e risolutezza non sarebbe stata possibile una simile continuità nel cammino di pace.

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Che si può dire dei risultati raggiunti dagli incontri della Comunità di Sant’Egidio?

Prima di tutto, le preghiere per la pace durante il periodo della guerra fredda hanno dato un contributo decisivo alla costruzione di un solido e robusto ponte tra diverse religioni mondiali.
Esse provano che la supplica al Creatore è un denominatore comune.
Questa relazione diretta tra Dio e l'uomo è qualcosa di intimo, personale e incrollabile.

Il dialogo è l'unico legame che unisce gente sincera e dalla volontà libera, malgrado le differenze di idee e di vedute su tematiche relative ai diritti umani e all'umanità.
Se si chiude la porta al dialogo in effetti si favorirà la negazione dell’esistenza di Dio e ogni possibilità di coesistenza e fraternità che aiuta noi fratelli e sorelle a godere delle abbondanti benedizioni delle creature.

Le ovvie conseguenze che derivano dal dichiararsi guerra gli uni gli altri sono spaventose, poiché porteranno alla distruzione della creazione di Dio. L’umanità è giunta a un punto di sfiancamento a causa della guerra, e noi siamo tutti esausti per le guerre inutili e infinite che ci circondano. Se lo scopo delle nostre preghiere è la pace, esso è il più nobile degli obiettivi a cui aspiriamo.

Io provengo dal Medio Oriente dove, per decenni, abbiamo vissuto la nostra vita con l’incubo della guerra e del martirio. Siamo stati testimoni di ogni svolta dolorosa e di ogni sviluppo nell’eterno conflitto  tra palestinesi ed israeliani, nel quale è stato utilizzato ogni sorta di arma letale per l’annientamento dell’uomo, causando moltissime perdite umane e sofferenza. Sei decenni dopo, il risultato è una impasse funesta.

La Scrittura ci offre un parallelo appropriato, quello del male che è sotto il sole.

Ho poi considerato tutte le oppressioni che si commettono sotto il sole. Ecco il pianto degli oppressi che non hanno chi li consoli; da parte dei loro oppressori sta la violenza, mentre per essi non c'è chi li consoli (Ecclesiaste 4,1).

Noi che abitiamo in quella regione ci siamo persuasi che non ci sono vincitori o vinti nei conflitti.

A prescindere dalla propria appartenenza (religiosa), dall’età e dal sesso, si è destinati a soffrire frammentazione e divisione, a perdere l’infanzia e il sostentamento, forzati a emigrare e a finire in diaspora. Involontariamente, tutti noi abbiamo contribuito alla continua sospensione del ruolo della civiltà. Non volendo, tutti noi siamo divenuti parte di questo crimine contro l’umanità, che non ha alcuna relazione con gente dalla coscienza libera ed è un affronto a Dio Creatore.

In secondo luogo, l’idea di Giovanni Paolo II di invitare i leader e i rappresentanti delle religioni da ogni parte del mondo si fondava sul pensiero di Gesù sulla pace.

Quando Gesù ha inviato a due a due i suoi 72 discepoli in diverse città del mondo antico, ha rammentato loro:

«La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. (Luca 10, 1-6).

Gesù ha assicurato ai suoi discepoli che la Sua Pace è la vita eterna, la Sua Pace non è per la tranquillità degli uomini sulla terra. Questa era la convinzione di Papa Giovanni Paolo II, che la Pace nel cristianesimo trascende ogni umana comprensione, è una visione di pace che ha il suo fondamento nei cieli.

Perciò coloro che hanno un cuore aperto e credono fermamente in questa pace, la Pace del Signore, godranno di conforto nel loro cuore e porteranno frutti di pace per tutti.
Chi accoglie questa pace sarà detto figlio di Dio.
Quelli che negano questa pace, disprezzano la volontà di Dio nei cieli e l’insegnamento di Gesù Cristo sulla terra. Questo è quanto è risultato dal primo incontro di Assisi.

Inoltre, è parso evidente che, in risposta alla chiamata di Papa Giovanni Paolo II , la Pace ha trionfato in molte regioni del mondo.
Esperienze di dialogo sono nate e si fanno spazio tra le parti in guerra, che trovano il modo di porre fine alle ostilità.

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Non è stata una sorpresa che durante il suo pontificato, la Pace è stato in cima alla lista delle sue priorità.

Come discepolo di Gesù Cristo, avrà voluto ribadire il messaggio degli angeli ai pastori a Natale: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli in terra pace e speranza tra gli uomini".

Gloria a Dio nel più alto dei cieli: è l’annuncio della grandezza del cielo.
Pace in terra: la discesa del principe e fondatore della pace per riempire la nostra terra con la pace eterna.
Buona speranza tra gli uomini: ciò che l'umanità ha sperimentato e sta sperimentando attraverso la fede cristiana e la manifestazione del Dio della pace all’umanità.

Si può dire con certezza che l'eco del messaggio di Assisi ormai venticinquenne risuona ancora nei cuori dei responsabili delle decisioni ed ha animato il loro pensiero, la loro visione e la loro azione.

Le preghiere per la pace sono diventate il ponte solido che crea un legame tra le religioni del mondo, e la pace è la via che porta alla sicurezza e alla stabilità delle nazioni e degli stati. Di conseguenza, il cammino di pace che è stato avviato da Papa Giovanni Paolo II nel 1986, rinforzato dal suo carattere aperto e carismatico, ha il suo impatto sulle dinamiche di interazione tra le religioni del mondo, le culture e le civiltà ed ha contribuito a rendere il concetto di pace un punto permanente nell'agenda di chi ha la responsabilità delle decisioni.

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Pertanto, è una conferma piuttosto che una sorpresa sentire la decisione di Sua Santità Papa Benedetto XVI di chiamare a raccolta nuovamente i leader delle religioni mondiali per celebrare il Giubileo d'Argento di Assisi e per rinnovare il loro impegno doveroso per un mondo pacifico.

Così i pellegrini dei diritti e i pellegrini di pace si riuniranno di nuovo intorno a Sua Santità Papa Benedetto XVI, e si abbracceranno a Roma, e poi ad Assisi durante l'ultima settimana di ottobre 2011. Essi saranno testimoni e attesteranno insieme che la religione è fonte e sorgente di unità e di pace, e non ha nulla a che fare con la divisione, con il conflitto e con la violenza.

A conferma che quello che è stato avviato da Papa Giovanni Paolo II è stato ed è ancora di vitale importanza nel diffondere la cultura della pace nel mondo. La luce di pace che è stata accesa ad Assisi nel 1986 è ancora incandescente nei cuori e nelle menti di tutti.

La comunità di Sant’Egidio ha reso possibile la continuità del cammino di pace.

Che Dio benedica tutti gli sforzi di coloro che hanno lavorato e stanno lavorando per consolidare la pace nel mondo.