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Andrea Riccardi

- BAVIERA, ALEMANIA

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“I conflitti non sono serviti. Aprire un altro cantiere”

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Andrea Riccardi, in apertura del Meeting, Monaco 11 settembre 2011

 

MONACO – Cultura del conflitto o compassione globale? “Tra lo scontro di civiltà e la globalizzazione volgare, ridotta solo all’economia, c’è il largo campo della costruzione dell’unità nella diversità”, sostiene il fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi aprendo, nel giorno in cui si ricorda l’attentato alle Torri Gemelle, il Meeting internazionale ‘Bound to Live Together’ (Destinati a vivere insieme). Il convegno è organizzato da Sant’Egidio e dall’Arcidiocesi di Monaco nel segno dello spirito di Assisi, voluto da Giovanni Paolo II e che verrà ricordato ad ottobre, a 25 anni di distanza, da Benedetto XVI nella città di Francesco.
 
Per Riccardi mentre i dieci anni che abbiamo alle spalle hanno fatto crescere “la cultura del conflitto, anche per l’aumento della violenza diffusa in vari paesi del mondo, frutto di lotte politiche, di mafie, di criminalità”, il prossimo decennio e la pace richiedono uno sforzo di costruzione politica e di un rinnovato ruolo politico dell’Europa che significhi “unione tra i Paesi europei nell’esercizio di una comune responsabilità nel mondo”, non lasciando cadere la simpatia per la primavera araba che suscita speranze.  La vita di paesi lontani ci insegna molto, “siamo a sei mesi dal terribile cataclisma in Giappone: vorrei dire la nostra stima e ammirazione per i nostri amici giapponesi che ci hanno toccato con il loro comportamento coraggioso”.

“Nell’attuale crisi economica – spiega Riccardi - le religioni possono aiutare a cambiare mentalità: ricordano come il valore della vita non è dato dalla quantità di benessere. La sobrietà nei consumi rende libero lo spirito e apre ai bisogni degli altri. Mostrano che gli uomini tutti compiono un unico grande viaggio. E’ una coscienza basilare, semplice come il pane e necessaria come l’acqua”. In dialogo con le culture, le religioni generano quei sentimenti di simpatia e compassione globale verso le vittime che sono la vera risposta, apparentemente debole, alla forza distruttrice dell’11 settembre 2001. La pace è un grande investimento, non un lusso anche se potrebbe sembrare tale durante la crisi economica. Ecco perché “il prossimo decennio non può essere sprecato”.   Ecco perché sono venticinque anni, anno dopo anno, che lo spirito di Assisi ha tenuto “aperto il dialogo sui temi dello spirito e della storia, evitando che appassisse quando i ponti crollavano o erano bombardati”.