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“ISLAM E DEMOCRAZIA? COMPATIBILI: ANWAR IBRAHIM (MALESIA) AL MEETING DI SANT’EGIDIO A MONACO

- BAVIERA, GERMANIA

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“Democrazia musulmana” non è un ossimoro. Seri Anwar Ibrahim oggi è membro del Parlamento della Malesia. Ma l’11 settembre del 2001 era detenuto in una prigione federale del suo Paese. Quando il giorno dopo poté vedere la copia di un giornale e apprese della carneficina, riuscì a scrivere e a fare avere a Time un articolo “in cui condannavo l’attacco e chiedevo che prevalessero la calma e il buon senso, poiché naturalmente temevo che questo evento avrebbe scatenato rappresaglie ed una nuova ondata di ostilità verso l’Islam e i Musulmani”. Come qualcuno abbia potuto commettere “atti così biechi e malvagi va al di là della nostra comprensione, ma sappiamo che la storia dell’umanità è sporcata da atti inimmaginabili di depravazione e crudeltà”.  La Jihad deve essere intesa da un osservante musulmano solo come “purificazione spirituale: è un richiamo all’anima del fedele affinché adempia i dogmi della religione, facendo il bene ed evitando il male, stabilendo la giustizia, promuovendo la carità ed aiutando i deboli ed i poveri”. E questo deve essere il fondamento del rapporto tra Islam e Occidente “poiché il dibattito è stato invariabilmente pregiudicato dall’idea sbagliata dominante sull’Islam, come una religione di terrore e violenza e diametralmente opposta all’uguaglianza, alla giustizia e alla dignità umana”. Con l’avvento della Primavera Araba “il vecchio paradigma si è sbriciolato e con esso, vogliamo sperare, anche le vecchie interpretazioni e pregiudizi”. L’Islam e la democrazia “sono compatibili. Oggi, con la Primavera Araba, siamo ottimisti che le nuove democrazie che stanno emergendo in Medio Oriente saranno, come la Turchia, moderne, moderate, progressiste e tolleranti, usando come motto per governare la giustizia e la legge".