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“La tenuta della pace nella tenacia di un rapporto personale. Suscitare, come fa Sant’Egidio, un movimento contrario alla chiusura in se stessi. Sensibili ai contesti in cui i cristiani sono minoritari e alla loro richiesta di sopravvivere"

- BAVIERA, GERMANIA

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MONACO - Gli incontri per la pace cambiano il mondo? “Qual’è l’alternativa?”, risponde con una domanda l´Arcivescovo di Monaco-Frisinga Cardinale Rehinard Marx illustrando le giornate di ´Destinati a vivere insieme´, il meeting promosso dalla Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con la diocesi bavarese, ulteriore, tappa dello “spirito di Assisi”, inaugurato da Papa Giovanni Paolo II nel 1986. “Non mi faccio illusioni sulla difficoltà dei processi di cambiamento – spiega Marx – Tuttavia non siamo fatalisti, ma impegnati per la pace e la giustizia, altrimenti non seguiremmo il Vangelo”. Il dialogo è un processo lungo, “sono pochi decenni che ci impegniamo a largo spettro in questo senso grazie al Concilio”. Nel mondo globale c’è il rischio di chiudersi in se stessi e di fare passi indietro, “ma Sant’Egidio è luogo privilegiato per suscitare un movimento contrario, per dire che l’altro non è una minaccia. E’ questo lo scenario su cui siamo impegnati, con il mandato del Concilio”. Scenario che in questi giorni si è un po’ identificato con la città di Monaco: “Sono contento che ospiti da tutti il mondo abbiano imparato ad amare una città che mostra simpatia per tutti”. Qui si è declinato il dialogo in modo concreto, non astratto. Marx ha ricordato quando Giovanni Paolo II, ricevendo un gruppo di partecipanti a un incontro di dialogo, dopo che gli era stato detto che era finito con la stesura di un documento, chiese: “Ma avete almeno mangiato insieme?”, come dire se ci si è incontrati davvero.

“A Sant’Egidio – spiega Marx - sono tenaci e sono contento di avere promosso con loro questo incontro. I rapporti che costruiscono loro non vengono mai abbandonati e chi partecipa alla preghiera per la pace è come impegnato in un cammino. Si tratta di rapporti personali”. Il rapporto personale è un grande aiuto nella comprensione degli altri perché fa crescere fiducia. Marx ha poi raccontato un aneddoto su De Gaulle per spiegare la necessità di incontrarsi per comprendersi: “Sono andato in Oriente e sono tornato disorientato”.  A Monaco si è “ascoltato” il Medio Oriente: “Sono preoccupato per il futuro dei cristiani in quella terra – dice Marx - C’è molta fragilità. Nel Paese dove Cristo ha vissuto vivono sempre meno cristiani. E’ importante ascoltare, cercare di capire. Non ci si può ritirare da questi orizzonti e la preghiera chiarisce i nostri pensieri. Sono molto contento del fatto che Sant’Egidio vada in questa direzione”.
I contesti in cui i cristiani sono minoritari richiedono grande sensibilità: “Bisogna confrontarsi con una realtà nella quale si cerca la sopravvivenza. Non voglio insegnare cosa fare in un contesto così difficile. Ricordo la situazione dei cattolici nella Germania dell’Est che erano solo il 3 per cento della popolazione e dicevano: ‘Non ci adeguiamo, ma dobbiamo sopravvivere’. Le rivoluzioni fanno sì che la democrazia, formalmente, faccia passi avanti. I cristiani dicono: chi ci proteggerà alla fine? Nella guerra all’Iraq il Papa ha parlato chiaro perché fosse chiaro che non era un conflitto  tra cristiani e musulmani e tanto i cristiani che i musulmani lo hanno compreso e accettato. Credo che non si debba tacere la preoccupazione. Pensate all’Iraq dove la guerra ha spinto i cristiani all’esodo”.