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Živko Budimir

Presidente della Federazione di Bosnia-Erzegovina
 biografía

L'idea di Unione europea è una delle idee e delle decisioni più importanti nella storia politica, non solo per la “Vecchia Signora”, ma per l'intera umanità, in particolare per le relazioni sociali, economiche e politiche del mondo. L'idea di comunità e di progresso si confronta con un'idea retrograda di ostilità e con le tendenze al dominio; la cooperazione e il sostegno sostituiscono l’isolazionismo e le distruzioni, con l'obiettivo di creare una società migliore e più giusta.


La Comunità dei Paesi europei è divenuta una realtà inevitabile, e nonostante molti problemi da cui diversi Paesi europei non sono immuni, l'Europa è un’unione stabile e ci dà motivi di fiducia nel suo ulteriore rafforzamento e nella correzione di errori e anomalie sulla via del raggiungimento dell'obiettivo finale.
L’Unione europea, nonostante i molti problemi che non si cerca di nascondere, è diventata un esempio di comunità funzionale che risolve i conflitti in modo razionale e comprensibile, così è diventata un modello di costruzione di relazioni tra Paesi e interessi diversi.


La conseguenza di tali rapporti, nonché della sana competizione tra i Paesi membri della UE, è la crescita economica dei paesi membri dell'Unione europea, la formazione di personale estremamente qualificato, più istruito che in altre parti del mondo, nonché la crescita dell’attitudine imprenditoriale e il rafforzamento del sistema sociale.
Quanto esposto ci è sufficiente per credere nella stabilità europea, anche se essa può e deve essere più sensibile dal punto di vista sociale, più saggia e più attenta contro le nuove tendenze politiche. I problemi legati alla libertà dei media, alle relazioni con gli immigrati, il richiamo a idee pericolose e demodé lanciato da alcuni eminenti politici europei, sono un pericolo latente per il rafforzamento del ruolo dell'Europa nel mondo.
Certo, noi non possiamo dimenticare le crisi economiche che i Paesi europei stanno affrontando, e che si riflettono profondamente sulla politica europea, ma anche sullo sviluppo economico e sulla stabilità in tutto il mondo.
Di fronte a questi problemi, l'Europa è ogni giorno di più concentrata su se stessa, e cerca vie d'uscita dalla crisi economica e, al tempo stesso, tende a rafforzare la sua influenza nel mondo, ma così facendo trascura il suo ruolo di modello per quei Paesi che non sono suoi membri, ma fanno parte del continente europeo, come pure altri Paesi non sviluppati.


Tali interessi insufficienti e la carente decisività della UE si riflette particolarmente sulla Bosnia-Erzegovina, un Paese in fase di transizione, che ancora non risponde alle richieste europee, che si porranno in un ulteriore livello di discussione sull'integrazione europea della Bosnia-Erzegovina.
Tuttavia, il sistema politico in Bosnia-Erzegovina, che non è funzionale né razionale, e che allo stesso tempo non riflette il desiderio delle persone che vivono nel Paese, non favorisce un’efficace cooperazione tra essa e l'Unione Europea. Se aggiungiamo i problemi regionali e il loro riflesso sulla situazione politica della Bosnia-Erzegovina, è difficile prevedere una prossima uscita da questa situazione.
È un nonsenso che abbiamo quasi pianificato e pensato il blocco completo del sistema politico in Bosnia-Erzegovina, guidando importanti partiti politici che prendono decisioni cruciali per questo Paese e che allo stesso tempo rendono passive le istituzioni giuridiche del Paese, precisamente il potere legislativo ed esecutivo.
Come l'Europa deve, con la rapida crescita di nuove forze economiche, lottare per mantenere la sua forte influenza nel mondo, così la Bosnia-Erzegovina dovrà, nonostante i fatti precedentemente citati, lottare per ottenere di far parte dell’Europa.


Oltre all’aiuto da parte di rappresentanti stranieri, i politici della Bosnia-Erzegovina dovranno, per la prima volta dal 1992, lavorare con iniziative concrete per garantire il futuro europeo per il Paese.
La sfida delle crisi interne, i messaggi dei leader sull’insostenibilità della Bosnia-Erzegovina, una sensibilità insufficiente verso i diritti umani e il ritorno dei rifugiati e degli sfollati, dubbiose libertà dei media, una completa débalce economica, tutto ciò si erge innanzi al nostro Paese come un fronte insuperabile lungo il suo processo di integrazione europea.
Arrivano sempre più numerosi messaggi sul fatto che l'Unione europea, preoccupata dei suoi problemi, non afferri per mano la Bosnia-Erzegovina e le offra all'infinito possibilità di ottemperare alle obbligazioni assunte. La responsabilità ricade ora su di noi, politici locali, leader economici e religiosi: dobbiamo, in accordo con le aspettative della maggior parte dei cittadini, portare la Bosnia-Erzegovina in Europa. Europa che, in senso figurato, per quelli senza potere, per i poveri e influenzabili cittadini della Bosnia-Erzegovina significa un Paese ordinato, lo stato di diritto, sicurezza sociale e ogni altro genere di sicurezza per tutti i cittadini del Paese, a prescindere dall’appartenenza religiosa, nazionale, dalle convinzioni politiche e da ogni altro tipo di affiliazione.
Quanto alla posizione dei politici bosniaci, sento il dovere di esprimere il mio punto di vista, vale a dire che la Bosnia-Erzegovina, in particolare i suoi cittadini, soprattutto i giovani, non possa attendere i prossimi diciassette anni, tanto è durato il periodo dopo la fine della guerra in Bosnia-Erzegovina, e che i politici della Bosnia-Erzegovina devono convincersi a ragionare e iniziare a seguire le idee che hanno portato all’unificazione dei Paesi europei nell’Unione europea.
Cambiare le relazioni e costruire un Paese funzionale in Bosnia-Erzegovina deve avvenire al massimo nei prossimi cinque anni o essa affronterà secoli bui e diverrà fonte di problemi in tutta la regione, e quindi in Europa nel suo complesso. I politici locali in Bosnia-Erzegovina devono assumersi la responsabilità di tali cambiamenti, ma né l'Unione europea, né l'intera Comunità internazionale possono evitare di assumersi la loro parte di responsabilità nel caso della Bosnia-Erzegovina.


Il minimo che i cittadini della Bosnia-Erzegovina si aspettano dalla UE e dai suoi membri è che essi individuino le persone e i soggetti politici che seguono idee opposte e rompano ogni collaborazione con loro, non importa quanto potere essi abbiano o quale posizione essi occupino in Bosnia Erzegovina. Inoltre, i cittadini della Bosnia-Erzegovina, in particolare le forze politiche sane, si aspettano un forte sostegno verso coloro che lavorano con dedizione per la creazione di una società funzionale in Bosnia-Erzegovina.
Infine, devo dire che considero l'Europa come un leader morale, politico ed economico nel mondo, e voglio esprimere il mio personale impegno perché il nostro Paese ottenga un posto in Europa e, naturalmente, in conformità con le mie capacità, offrire la mia disponibilità a dare il massimo contributo perché la Bosnia-Erzegovina sia, nel più breve tempo possibile, un Paese europeo stabile, moderno, che contribuirà al comune obiettivo europeo, una società migliore e più equa.