15 Octobre 2018 16:30 | Sala Bolognini

Discorso di Paolo Ricca



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Paolo Ricca

Pastore della Chiesa Valdese, Italia
 biographie
Ringrazio la comunità di Sant’Egidio di aver organizzato in maniera così corale questa tavola rotonda su un tema così cruciale come la resistenza al male, invitando persone provenienti da culture, religioni ed esperienze profondamente diverse ma disposte a incontrarsi e confrontarsi nella speranza di potersi anche accordare. Partecipando a questa tavola rotonda ci rendiamo conto dell’importanza e dell’urgenza di far crescere in noi quella che Ernesto Balducci chiamava “coscienza planetaria”, la coscienza cioè che ciascuno di noi, benché radicato in un contesto culturale e religioso particolare, non riesce più a pensare ed essere se stesso senza gli altri ed indipendentemente dagli altri. Ciascuno di noi ha la sua patria geografica, storica, linguistica ma la nostra patria comune è il “pianeta terra”. E tutto ciò che serve, come questo Convegno, a sviluppare dentro di noi la “coscienza planetaria”, è un contributo importante alla costruzione di una umanità fraterna e pacifica. Ora la resistenza al male, che è il nostro tema, fa certamente parte della “coscienza planetaria”. Che cosa dire al riguardo. Essendo limitato il tempo a nostra disposizione, mi limiterò a sollevare due problemi fra i tanti che un tema come questo suscita in chiunque comincia a rifletterci sopra.
 
1) Il primo problema è la difficoltà di stabilire che cosa è male e che cosa è bene. Questa difficoltà è triplice. C’è anzitutto la difficoltà che ciò che per alcuni è male, per altri è bene, cioè non c’è accordo tra le diverse culture e religioni su ciò che è bene e ciò che è male. Sono stato, ad esempio, per un anno come studente nel Sud degli Stati Uniti alla fine degli Anni Cinquanta, dunque prima di Martin Luther King e del suo movimento, e ricordo benissimo che lì, allora, l’opinione corrente non solo nella società , ma anche nelle chiese, era che la segregazione razziale fosse un bene e l’integrazione razziale fosse un male. Altro esempio: le legislazioni civili di molti Stati considerano la pena di morte un bene (un bene per la società anche se è un male per il condannato - comunque più bene che male) e l’abolizione della pena di morte, un male. Gli esempi potrebbero essere moltiplicati: sono numerosissimi i temi sui quali i pareri sono discordi. Proprio in questi giorni nella città di Verona e nel nostro paese si discute di nuovo animatamente se la legalizzazione dell’aborto sia un bene o un male. Già il profeta Isaia 2500 anni fa, scriveva: “Guai a quelli che chiamano il male bene e bene il male, e chiamano dolce l’amaro e l’amaro dolce”. Questa è la prima difficoltà. La possibile confusione tra bene e male o perché una persona o un popolo o un gruppo sociale non è in grado di discernere il bene dal male e sceglie il male credendo che sia bene – spesso anche in buona fede. 
 
2) Poi c’è la seconda difficoltà che è questa: in moltissime situazioni quello che è bene per uno è oggettivamente male per l’altro. Pensiamo all’epoca coloniale quando l’Europa ha praticamente occupato gran parte dell’Africa e l’ha ampiamente depredata: l’Europa si è arricchita alle spalle dell’Africa che si è impoverita. La colonizzazione è stata un bene per l’Europa e un male per l’Africa. Ricordo il discorso di un uomo politico indiano che, parlando a noi uomini dell’Occidente e rappresentanti del cosiddetto Primo Mondo, ci diceva: “la vostra ricchezza è la nostra povertà; il vostro benessere è il nostro malessere”. Cioè: il vostro bene è il nostro male! Ciò che vi fa stare bene, ci fa stare male. Questa è la seconda difficoltà per cui non è affatto facile “resistere al male”: è l’ambivalenza di tanti fenomeni che sono oggettivamente bene per una e male per un altro. 
 
3) Infine, c’è una terza difficoltà, forse la maggiore: il male che si traveste in bene, il male che si nasconde sotto le apparenze del bene. Il classico esempio, qui, è la droga che si presenta come un bene, come un’esperienza bella di grande benessere, quasi di sogno, di liberazione da tutti i limiti e i vincoli, quindi di felicità, mentre in realtà ti rende prigioniero per non dire schiavo, ti rende completamente dipendente, perdi tutta la tua libertà e anche la tua stessa vita. Si presenta come la tua più affezionata amica, in realtà è la tua peggior nemica. Ecco la terza difficoltà: quella di resistere al male quando si traveste come bene. Anche l’apostolo Paolo parla di Satana, che personifica il Male, che si traveste in “angelo di luce”.
 
Abbiamo visto le tre difficoltà maggiori di chi vuole affrontare il male. Il nostro tema però è resistere al male. Non c’è tempo di chiederci che cos’è il male e da dove viene. Neppure possiamo dilungarci sul perché vogliamo resistere al male. Basterà dire che vogliamo resistere al male perché lo consideriamo un potere distruttivo, negativo, il potere della morte che vuole annientare tuitto ciò che esiste e che vive. Il Male è il contrario di tutto ciò in cui crediamo e per cui viviamo. Quindi la nostra resistenza al Male è totale, radicale, senza né e senza ma. Ma il grande paradosso che Gesù ci ha insegnato è che la resistenza al male passa attraverso la non resistenza al malvagio: “ma io vi dico: Non contrastate [o non resistete] al malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra” (Mt 5,39). Qualcuno dirà: assurdità! Un altro dirà: Follia pura! In realtà è un’altra logica, che è quella di Dio: l’unico modo di vincere il male è con il bene. Se lo combatti con un altro male, più raffinato o più efficiente, non vinci il male, lo moltiplichi. Resistere al male non resistendo a colui che lo compie – questa è la logica di Gesù che vuol dire: si combatte l’ingiustizia con la giustizia, la menzogna con la verità, la violenza con la non violenza. L’umanità non ha ancora adottato questa logica, giudicandola assurda e perdente. Ma dovrà venire il giorno in cui verrà considerata l’unica veramente saggia, l’unica che veramente libera dal Male. Perché, in fin dei conti, non si tratta solo di resistere al male.  Questa è una tappa fondamentale, ma è solo una tappa. La meta ultima è la liberazione dal male come diciamo nel “Padre nostro”. E ci si libera dal Male solo non resistendo al malvagio come dice Gesù.