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Aleksandra Kania

Sociologa, Polonia
 biografia
“Dio è giovane! Dio è l’Eterno che non ha tempo, ma è capace di rinnovare, ringiovanirsi continuamente e ringiovanire tutto. Le caratteristiche più peculiari dei giovani sono anche le Sue. È giovane perché «fa nuove tutte le cose» e ama le novità; perché stupisce e ama lo stupore; perché sa sognare e ha desiderio dei nostri sogni.”
Papa Francesco
 
Nel libro Dio è giovane (2018) basato sulla sua intervista con Papa Francesco, Tomas Leoncini nota che il coraggio, l’energia e la creatività dei giovani, insieme alla saggezza e all’esperienza degli anziani, sono le condizioni necessarie per rendere il mondo un posto migliore. L’importanza del rapporto tra la generazione più giovane e quella più anziana, particolarmente tra i nonni e i loro nipoti, è diventato uno degli argomenti preferiti di Papa Francesco. Il Papa ha detto “Vecchi sognatori e giovani profeti sono la strada di salvezza della nostra società sradicata: due generazioni di scartati possono salvare tutti.”. (Catholic News Service, Crux, 23.03.2018). 
 
Nelle società più moderne, il sogno che il mondo diventi un posto migliore include dare pari opportunità per lo sviluppo fisiologico, psicologico e sociale, e il permettere che si realizzino i valori di una buona salute, di una vita familiare stabile, di un lavoro svolto con coscienza e soddisfacente e di  una cittadinanza responsabile. 
 
Alla conferenza episcopale italiana il vescovo Nunzio Galantino ha enfatizzato il fatto che il Papa “offre una prospettiva per comprendere i giovani che va al di là degli studi o delle ricerche statistiche più recenti ”. Nonostante questo, come sociologa, vorrei fare riferimento a ricerche e studi sociali recenti che esplorano i problemi più urgenti dei giovani e degli anziani – persone che sono diverse per l’età.
 
L’età è una caratteristica universale di tutti gli esseri viventi: ci differenzia e ci unisce. È misurata e categorizzata dal numero di anni e dai cicli di vita. I cicli, o fasi della vita, sono descritte come infante, bambino, adolescente, giovane adulto, di mezza età e anziano o vecchio. Queste fasi sono collegate al fatto di svolgere ruoli diversi all’interno delle famiglie (bambini, genitori e nonni), e all’interno degli ambienti istituzionali della società più in generale (alunni o studenti e insegnanti; lavoratori o impiegati; pensionati). Le categorie dell’età sono collegate ai loro diversi e specifici bisogni e problemi, ma dipendono anche le une dalle altre per soddisfare i loro bisogni e risolvere i problemi.  
 
Nelle famiglie, quando nascono i bambini, c’è bisogno che venga loro dato cibo, vestiti e protezione. Devono imparare come comportarsi per soddisfare  i loro bisogni, devono imparare le norme sociali di interazione con le altre persone, scoprire ed esplorare il mondo che li circonda, e imparare abilità e conoscenze per affrontarlo.
 
Per i genitori è necessario portare i figli nel mondo e crescerli provvedendo ai loro bisogni; per fare questo devono lavorare per ottenere i mezzi per mantenere la famiglia. Insegnano ai figli ma sono anche loro stessi ad imparare.
 
Ci sono diverse istituzioni sociali la cui funzione è soddisfare i bisogni specifici delle varie categorie di età (scuole, luoghi di lavoro, organizzazioni). Queste istituzioni a volte contribuiscono alla segregazione, all’isolamento e ai conflitti tra le diverse categorie di età, tra i giovani e gli anziani.  Tuttavia queste istituzioni sono anche luoghi dove persone che appartengono a diverse categorie di età (generazioni) si incontrano ed interagiscono. C’è un bisogno urgente della loro alleanza e cooperazione, che incoraggerà un’alta qualità di cura per i giovani e gli anziani fragili, oltre a sostenere comunità e istituzioni solidali.
 
Le differenze biologiche e fisiche tra i bambini, gli adulti e gli anziani sono così visibili che altri fattori sociali e culturali più sottili vengono spesso ignorati. Nonostante ciò, atteggiamenti sociali costruiti intorno a cambiamenti fisici collegati al processo di invecchiamento hanno un impatto profondo sugli atteggiamenti dei giovani e degli anziani, sui loro rapporti reciproci e sul comportamento di altri verso di loro. Un’ampia varietà di rapporti tra giovani e anziani nel mondo è collegata a differenze culturali. Illustrerò questo con esempi presi da studi sociali americani ed europei.
 
Nel suo libro OUR KIDS: The American Dream in Crisis (2015), il famoso scienziato sociale  Robert D. Putman ha presentato le scoperte di uno studio sui cambiamenti sociali ed economici nelle vite dei giovani americani negli ultimi tre decenni. Le più recenti ricerche neurobiologiche sullo sviluppo del cervello nei bambini hanno mostrato che le prime esperienze e l’ambiente socio-economico influenzano le capacità intellettuali ed emotive (ossia la concentrazione, il controllo degli impulsi, la flessibilità mentale, la memoria operativa, la sensibilità sociale, l’autocontrollo, la coscienza, la stabilità emotiva) che sono molto importanti per il successo nella vita. “Lo sviluppo sano del cervello di un bambino richiede il collegamento con adulti solleciti e coerenti…La ricerca ha mostrato che le basi delle… abilità matematiche e verbali si acquisiscono nei primissimi anni in modo più efficace attraverso un’interazione informale con gli adulti che attraverso una formazione formale. In breve, il cervello si sviluppa come un organo sociale e non come un computer isolato. ” (Putnam 2015:110).
 
D’altra parte, le cosiddette “esperienze infantili avverse” (abuso fisico o emotivo da parte di adulti, mancanza di affetto, famiglie divise, presenza e cura instabile e indifferente, stress e violenza estremi) possono produrre cambiamenti fisiologici e psicologici nel bambino che creano difficoltà per tutta la vita nell’apprendimento e nel comportamento sociale.  James Heckman, vincitore del premio Nobel per l’economia, ha scritto: “Esperienze avverse precoci si collegano ad una scarsa salute da adulti,  costi elevati per le cure mediche, aumento nella depressione e nel tasso di suicidi, alcolismo, uso di droga, scarso rendimento sul lavoro e funzione sociale, disabilità e una performance alterata delle successive generazioni.” (Heckman 2012)
 
Putnam ha rivelato una crescente disuguaglianza nella distribuzione del reddito e della ricchezza, oltre che nelle opportunità per lo sviluppo e la mobilità sociale:  “Questo divario crescente tra i ricchi e i poveri si riflette in molti altri indicatori  di benessere, inclusa la ricchezza, la felicità e persino l’aspettativa di vita” (Putnam 2015:36) A differenza della classe benestante e istruita, la maggioranza dei bambini delle classi sociali più basse cresce con una mamma single o in una famiglia divisa, ed è privata di una buona ed intensa genitorialità, che incoraggi il fare affidamento su se stessi e l’indipendenza, e per questo raggiunge dei risultati educativi più bassi e più spesso abbandona la scuola, tende ad essere socialmente isolata dalla comunità e dalla rete sociale più ampia. Tuttavia, nelle famiglie ricche appare un tipo diverso di genitorialità disfunzionale: competitiva, con la tendenza a controllare tutto, “genitori elicotteri, che librano sulla loro progenie  fino all’università, credono nel fatto – una nevrosi in realtà – che un bambino non possa essere lontano dalla vista di un adulto nemmeno per un secondo.” (Will 2018: 23) 
 
Esplorando  “quello che è successo ai bambini negli ultimi tre decenni – le famiglie in cui sono nati, la presenza dei genitori e la scolarizzazione ricevuta, le comunità in cui sono cresciuti” Putnam ha descritto  “la distruzione del sogno americano” che tutti possano avere la stessa possibilità di riuscita sulla base dei propri sforzi e delle proprie capacità.  
 
La crescente disuguaglianza economica e sociale in molte nazioni progredite ha diminuito le prospettive di un’alleanza tra i vecchi e i giovani. Stanno svanendo la solidarietà tra le generazioni, il riconoscimento di interessi comuni che devono essere serviti dalla cooperazione, un dovere e obbligo morale ad aiutarsi e sostenersi vicendevolmente, oltre alla responsabilità per i risultati di un’azione comune. 
 
Il cambiamento demografico nel mondo moderno, che implica una rapida espansione dell’intera popolazione, ha modificato la composizione anagrafica della popolazione complessiva. Mentre l’aspettativa di vita per gli individui è aumentata, il numero di gente più anziana è cresciuto più rapidamente della popolazione totale.  Secondo l’ Encyclopaedia Britannica (1988: 331): “le persone più anziane tendono, in generale, ad essere comparativamente svantaggiate, anche se le differenze individuali sono grandi. Il loro basso status è indicizzato dai loro tassi di partecipazione alla forza lavoro e dai loro redditi relativamente bassi … Le persone più anziane hanno un’istruzione meno formale e recente rispetto ai giovani.” Gli autori concludono che nonostante la salute degli anziani peggiori, molti di loro proseguono con le loro attività occupazionali, sociali e politiche. Questo in massima misura tra coloro che godono di buona salute e appartengono alla classe socio-economica superiore. “Contrariamente alla teoria spesso citata che il contributo verso gli anziani sia in un’unica direzione, il flusso di sostegno tra genitori anziani e la loro progenie adulta sembra essere bi-direzionale, da genitore a figlio o da figlio a genitore, a seconda del bisogno e dell’opportunità.” (ibid. 334)
 
I nonni svolgono un ruolo sempre maggiore nelle vite dei loro nipoti, ma questo avviene in modo diverso nelle famiglie di classe sociale superiore e quelle di classe inferiore. I nonni più ricchi ed istruiti contribuiscono soprattutto dando soldi ai loro nipoti, incrementando risorse che già questi stanno ricevendo dai loro genitori. I nonni poveri e meno istruiti donano soprattutto il loro tempo e svolgono la funzione di “caregiver”, sostituendo genitori che non riescono ad occuparsi dei figli. (Si veda Putnam 2015: 132-133) Queste differenze contribuiscono ad ingrandire il divario di classe tra i giovani e gli anziani e a ridurre le opportunità di un’alleanza tra loro. 
 
La consapevolezza della necessità, dei vantaggi e degli effetti reciprocamente benefici della solidarietà e della cooperazione tra giovani e anziani dovrebbe portare alle domande: “Come potrebbero essere superati limiti e ostacoli (come le diseguaglianze) alla loro alleanza?” e “Quali sono i modi di produrre una solidarietà tra le generazioni, un sentimento di responsabilità e compassione e disponibilità ad aiutarsi a vicenda?” Ci sono diverse risposte a queste domande. I ricercatori stanno sottolineando molti modi alternativi a seconda delle condizioni.
 
Il Centro di Ricerca Pew ha riportato che nel 1950, il 21 per cento della popolazione statunitense viveva in una casa multigenerazionale, che includeva nonni e nipoti. Nel 1980 questo modo di vivere è diminuito al 12 per cento. Tuttavia nel ventunesimo secolo la cifra sta di nuovo salendo: nel 2016, 64 milioni di persone vivevano con generazioni diverse. I ricercatori hanno suggerito che le case multigenerazionali permettono alle famiglie di dividere meglio i costi della vita e le responsabilità verso i bambini e la cura per gli anziani. Secondo la rivista SSM-Population Health: “Vivere con più generazioni può migliorare le risorse finanziarie, proteggere dallo stress, ridurre la solitudine, migliorare la condivisione intellettuale e generare un capitale sociale strutturale, di conseguenza elevando il livello di salute dei singoli.” (Singletary 2018: A13)  Vivere separati dai figli non significa essere isolati da loro. Più dell’80 per cento degli anziani che hanno figli viventi li vedono almeno tutte le settimane  (si veda Encyclopaedia Britannica p. 333).  Esistono vari tipi di supporto materiale, finanziario ed emotivo, per esempio: baby-sitter, assistenza durante una malattia, aiuto con la spesa, con il lavoro di casa e le riparazioni in casa.
 
La solidarietà, la preoccupazione per le condizioni di vita e i bisogni dei bambini e degli anziani, di coloro che sono fragili, dipendenti ed indifesi, e la volontà di aiutarli sono più alte – come ha mostrato lo Studio sui Valori Europei – nella famiglia più prossima, e poi con amici, colleghi e vicini.  Una solidarietà più debole ma più universale e un impegno ad aiutare, basati su sentimenti di compassione e dovere morale, si estendono al di fuori dei circoli più ristretti delle persone e verso le comunità globali più grandi. 
 
Il futuro è l’orientamento chiave per le attività dei giovani. Gli anziani pongono le loro virtù nell’esperienza accumulata e nei ricordi del passato. I giovani devono basare i loro obiettivi per il futuro sulla conoscenza del passato acquisita dai ricordi degli anziani.  Gli anziani pongono le loro speranze per la correzione degli errori passati sull’attività della generazione più giovane nel futuro. Per questi motivi l’alleanza tra i giovani e gli anziani è necessaria e desiderabile. 
 
 
 
Riferimenti
The New Encyclopaedia Britannica, Vol.27. Chicago: The University of Chicago 1988.
Pope Francis and Leoncini, Tomas. God is Young. Penguin Random House 2018.
Putnam, Robert D. Our Kids: The American Dream in Crisis. New York: Simon & Schuster 2015.
Singletary, Michelle. “A multigenerational home can strengthen you finances – and family bonds”. The Washington Post, 09.19.2018.
Will, George F. “The plague of fear-based parenting”. The Washington Post, 09.20.2018.