Condividi su

Serafim

Metropolita ortodosso, Patriarcato di Romania
 biografia
Vorrei prima di tutto ringraziare la Comunità di Sant’Egidio per l’invito ad intervenire in questa tavola rotonda sullo spirito di Assisi e la geopolitica del dialogo. Sono un amico di Sant’Egidio da più di 25 anni e ho partecipato regolarmente a quasi tutti gli Incontri internazionali organizzati dalla Comunità nelle diverse città d’Europa. Ogni incontro è stato per me motivo di un vero arricchimento spirituale. Ho così potuto conoscere tanti uomini e donne delle più diverse confessioni e religioni ma animati da uno stesso spirito, lo spirito di Assisi. Questo spirito è quello della povertà spirituale di San Francesco che nella sua vita e nella sua preghiera abbracciò tutta la creazione: l’umanità e il cosmo.  „Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei Cieli”, è la prima Beatitudine che il Signore Gesù Cristo proclama nel suo discorso sulla montagna. Essere „povero in spirito“ significa essere consapevoli della propria insufficienza ontologica e del bisogno che ciascuno ha degli altri e di tutta la creazione per poter vivere e realizzarsi. Per San Francesco, lo spirito di fraternità si estende non solo agli uomini, ma anche ai pianeti e alla creazione tutta: per lui il sole è „fratello sole” et la luna „sorella luna”! Senza dubbio, ogni religione ha i suoi mistici che, come San Francesco hanno trasceso tutte le divisioni nel loro cuore per ritrovare l’unità dell’umanità e della creazione. 
 
Giovanni Paolo II, papa di beata memoria, 32 anni fa invitò per la prima volta nella città di San Francesco i rappresentanti delle confessioni cristiane e delle grandi religioni per stare insieme, pregare, ciascuno secondo la propria tradizione, dialogare e mostrare così al mondo che le religioni, se non sono manipolate per fini politici, sono fattori di fraternità, di pace e d’intesa fra gli uomini. Noi siamo felici che la Comunità di Sant’Egidio abbia fatto suo lo Spirito di Assisi e che dal 1986 organizzi ogni anno dei grandi incontri: Uomini e Religioni, Culture in dialogo per perpetuare quello spirito.
 
Secondo la fede cristiana, Dio è amore e comunione di Persone. Egli ha creato l’uomo e l’umanità a sua immagine e somiglianza. Questo vuol dire che l’amore e la comunione fra gli esseri umani costituiscono il fondamento della loro esistenza. Nessuno può vivere isolato, ma solo in comunione con gli altri che sono suoi fratelli e sorelle nell’umanità. Ognuno è legato agli altri da legami indistruttibili, ognuno porta in sé tutti gli altri, tutta l’umanità e tutto il cosmo.  Ciascuno è responsabile di tutto e di tutti, come dice Dostoevskij. Solo il peccato ci separa gli uni dagli altri, ci rinchiude in noi stessi, ci pone addirittura gli uni contro gli altri. E il peccato è l’opera del diavolo. La stessa parola «Diabolos » in greco indica colui che separa, che distrugge la comunione, che semina l’odio.  E così gli uomini, senza saperlo, si fanno strumenti dello spirito maligno che odia la creazione di Dio e prima di tutto l’uomo, corona della creazione. Al contrario, l’opera dello Spirito Santo è la comunione e l’unità degli uomini.
 
Il Signore Gesù Cristo, in quanto Dio e uomo, con la sua morte e resurrezione ha distrutto il potere del diavolo. Egli ha ristabilito in sé stesso l’unità ontologica di tutta l’umanità e di tutta la creazione che egli ha ricapitolato nella sua natura umana. Così tutta l’umanità e tutta la creazione vivono in Lui. San Paolo dice che tutti gli uomini insieme formano un organismo vivente, il corpo mistico del Cristo che ricapitola in sé tutta l’umanità. E in questo organismo vivente, noi siamo tutti membri gli uni degli altri. Questo vuol dire che misticamente noi siamo tutti uno. E allo stesso tempo noi siamo tutti diversi, perché ciascuno ha la sua propria vocazione, la sua propria missione in questo organismo immenso che è l’umanità.  Non esistono due persone identiche. E’ proprio l’unità della natura umana nella diversità delle persone che fa la bellezza dell’umanità! I fondamenti del nostro mondo sono mistici! Coloro che attraverso la fede, la preghiera e l’ascesi si sforzano di penetrare questa realtà mistica vivono l’unità e la diversità nel loro cuore. Perché il cuore dell’uomo è il luogo dove si riuniscono misticamente tutta l’umanità e tutta la creazione come in un foyer. L’uomo dal cuore puro porta in sé tutti gli altri, come sue membra. Non è separato da nessuno e da niente, perché tutto vive in lui. Il cuore puro è anche misericordioso, compassionevole, pieno di amore per gli uomini, gli animali e i rettili. Chiedendosi cosa sia un cuore misericordioso (caritatevole), Sant’Isacco il siro (VII secolo) risponde: «è il cuore che arde per tutta la creazione, per gli uomini, per gli uccelli, per le bestie, per i demoni, e per ogni creatura. Chi lo possiede non può vedere o riportare alla mente una creatura senza che i suoi occhi si riempiano di lacrime per l'immensa compassione che si impadronisce di lui; un cuore che è addolcito e non può più sopportare di vedere o sentire da altri qualsiasi sofferenza, incluso il minimo dolore inflitto a una creatura. Per questo un uomo siffatto non smette mai di pregare e versare lacrime per gli animali, per i nemici della verità e per quelli che gli hanno fatto torto, perché essi siano protetti e gli sia resa misericordia; egli prega anche per i rettili, spinto dalla infinita pietà che ricolma il suo cuore, a somiglianza di Dio. “ 
 
Come Isacco e come tanti altri santi, San Francesco d’Assisi ha conquistato un cuore misericordioso con l’ascesi e la preghiera. E noi siamo qui alla sua scuola.
 
Cari amici, noi viviamo in un mondo lacerato da conflitti militari devastanti. Le guerre fratricide e le disuguaglianze sociali nel mondo fanno sì che milioni di uomini, donne e bambini lascino il loro paesi e prendano la via dell’esilio.  C’è tanta sofferenza ovunque nel mondo! Ci si chiede: perché? Senza dubbio a causa dei nostri peccati. L’uomo moderno, in un mondo globalizzato, va sempre più perdendo le sue radici spirituali che danno la stabilità e la forza per vincere le difficoltà. Noi dimentichiamo la potenza che deriva dalla fede in Dio e dalla pratica della preghiera, comunitaria e personale, che ci aprono gli uni verso gli altri. Ogni conflitto, che sia a livello familiare, delle società o dei popoli, domanda un’apertura del cuore agli altri che solo la fede in Dio e la preghiera possono realizzare. I grandi spirituali ci dicono che tutti i conflitti cominciano nel cuore dell’uomo quando il cuore, a causa del peccato, perde la pace e l’unità delle potenze interiori. Allora il conflitto si riversa sugli altri. Per questo noi dobbiamo prima di tutto ristabilire la pace nel nostro cuore attraverso la preghiera. „Riconciliati con te stesso e il cielo e la terra si riconcilieranno con te “, dice Isacco il Siro.
 
Noi sappiamo anche che tutti i conflitti compaiono nel cuore dell’uomo a causa del peccato dell’egoismo che è la madre di tutti i peccati, soprattutto dell’orgoglio e del desiderio di dominio sugli altri. Tutti si credono superiori agli altri, tutti vogliono dominare gli altri. Ci sono dei peccati personali, ma ci sono anche dei peccati collettivi. Delle collettività intere possono allontanarsi dalla verità e vivere nel peccato, soprattutto quando la coscienza del peccato si affievolisce fino a sparire.  Allora tutto è permesso! E noi viviamo già questo tempo.
 
In quanto uomini e donne di religione, siamo convinti e non cessiamo di gridare ad alta voce che qualsiasi conflitto può appianarsi con il dialogo. E che la preghiera è il primo dialogo – il dialogo fra l’uomo e Dio – e fonte di ogni dialogo! 
 
Permettetemi di finire il mio intervento con una preghiera molto conosciuta di San Francesco d’Assisi:
Signore fa di me uno strumento della tua pace
Dove è odio, fa ch’io porti l’amore
Dove è offesa, ch’io porti il perdono
Dove è discordia, ch’io porti l’unione
Dove è errore, ch’io porti la verità
Dove è dubbio, ch’io porti la fede
Dove è disperazione, ch’io porti la speranza 
Dove sono le tenebre, ch’io porti la tua luce
Dove è la tristezza ch’io porti la gioia.
O Maestro, fa che io non cerchi tanto ad essere consolato quanto a consolare,
Ad essere compreso quanto a comprendere,
A essere amato quanto ad amare.
Poiché così è: dando che si riceve
Dimenticando se stessi, che si trova
Perdonando, che si è perdonati
Morendo, che si risuscita a Vita Eterna.