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Maximos

Patriarcato di Costantinopoli, Metropolita di Svizzera
 biografia
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: "Pace a voi!". Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". Detto questo, soffiò e disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati".
Giovanni 20,19-23
 
La pace sia con voi!
 
È con queste parole che Cristo resuscitato si è rivolto ai suoi discepoli riuniti in casa. Non è solo un augurio di pace, ma è Cristo che dona la sua pace, Lui che è la fonte della pace, il re della pace.
 
In questo brano Egli si rivolge per due volte ai suoi discepoli dicendo loro «la pace sia con voi». Possiamo osservare una certa sfumatura tra le due volte. La prima volta Gesù ridona la pace all’anima turbata dei discepoli. La seconda volta Egli dona loro la pace affinché la trasmettano agli altri, poiché, aggiunge subito «Io vi invio». Poi soffia su di loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati». Allora, nella gioia di questo riconoscimento, Gesù affida loro una missione, che è la Sua missione, l’unica missione ricevuta dal Padre. Li invia come Lui stesso è stato inviato; li invia nel mondo, loro che non sono più del mondo; li invia con la Sua pace ad affrontare il mondo del peccato, del rifiuto e della divisione. Dovranno testimoniare e «rendere testimonianza della speranza che è in loro» (1Pt 3,15). Dovranno convincere il mondo quanto al peccato (Gv 16,8). Per questo Gesù dona loro il suo Spirito, il Paraclito, che testimonia che la causa di Gesù è giusta, lo Spirito di verità che testimonia a ogni uomo che è figlio ed erede di Dio, lo Spirito di santità che ripete in ciascuno «Abbà Padre», e che intercede per ciascuno con un gemito inesprimibile (Rm 8,26).
 
Per questo motivo, nelle celebrazioni ortodosse, facciamo regolarmente riferimento alla Pace. Il Santo e Grande Concilio di Creta (giugno 2016) scrive nel capitolo La missione della Chiesa ortodossa nel mondo contemporaneo: «E’ la pace che viene dall’alto che la Chiesa ortodossa prega costantemente nelle sue suppliche quotidiane, chiedendola a Dio che tutto può e che esaudisce le preghiere di coloro che vengono a Lui con fede» (Capitolo, Della pace e della giustizia). Comprendiamo allora che non siamo solo spettatori. Dobbiamo essere attori! Questo significa che questo dono della pace non può essere vissuto che attraverso il nostro sforzo nel pentimento e nell’amore sincero. «Dobbiamo al tempo stesso sottolineare che i doni della pace e della giustizia dipendono anche dalla sinergia umana. Lo Spirito Santo accorda i suoi doni spirituali quando noi, nel pentimento, cerchiamo la pace e la giustizia di Dio. Questi doni di pace e giustizia si realizzano là dove i cristiani lottano a favore della fede, dell’amore e della speranza in Gesù Cristo nostro Signore (1 Tes 1,3)».
 
Cristo è dunque la Sorgente della Pace ed è al tempo stesso Colui che offre il dono dello Spirito Santo. Ma noi dobbiamo comprendere che è solo con un cuore puro che possiamo ricevere lo Spirito Santo e raggiungere la vera Pace. Infatti, San Basilio il Grande scrive: «non posso convincermi di essere degno di essere chiamato servitore di Gesù Cristo, se non sono in grado di amare gli altri e di vivere in pace con tutti – almeno per quello che dipende da me».
 
Possiamo constatare, al contrario, che se conduciamo una vita di menzogne e peccato, proviamo malessere, agitazione e discordia. Nel medesimo documento del Santo e Grande Concilio di Creta possiamo leggere che: «il peccato è una malattia spirituale i cui sintomi visibili sono le agitazioni, le discordie, i crimini e le guerre, con le loro tragiche conseguenze».
 
San Giovanni Climaco scrive nella sua celebre opera, Scala del Paradiso: «Il ricordo dei torti subiti è la consumazione della collera, il custode del peccato, l’odio della giustizia, la rovina delle virtù, il veleno dell’anima, il verme dello spirito, la vergogna della preghiera ….. Saprete di essere completamente liberi da questo vizio, non quando pregate per chi vi ha offeso, non quando scambiate doni con lui, non quando lo invitate alla vostra tavola, ma solo quando, sentendo che è caduto in una disgrazia corporale o spirituale, soffrite e piangete per lui come per voi stessi».
 
Per questo la Chiesa ci invita a non cedere al nostro egoismo, ma a cercare di compiere ogni cosa nel rispetto del prossimo: «La Chiesa non può restare indifferente davanti ai processi economici che influenzano negativamente l’umanità intera. Essa insiste sulla necessità di costruire l’economia su principi morali perché essa sia a servizio degli uomini, seguendo l’insegnamento dell’apostolo Paolo: In ogni cosa vi ho mostrato che bisogna venire in aiuto ai deboli lavorando così, e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il quale disse egli stesso: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere» (Atti 20,35). 
 
Consentitemi di terminare questo intervento trasmettendovi la benedizione di Dio «La Pace sia con voi»!