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Olivier Roy

Orientalista e politologo, Francia
 biografia

Maggio ’68: vorrei evocare 3 punti.

Il primo punto è il seguente: maggio ’68 è stato effettivamente una grande utopia collettiva e generazionale, si è trattato di un movimento idealista, un movimento che non ha mai davvero cercato di cambiare il sistema politico. Contrariamente alle altre utopie rivoluzionarie, come ad esempio la Francia del 1789 o la Russia del 1917 e potremmo anche dire l’Iran del 1978, ebbene contrariamente a queste il movimento del 1968 non è sfociato su una forma di totalitarismo, ha comportato poche violenze. L’Italia e la Germania sono stati i paesi dove ci sono state più ricadute violente, con le Brigate Rosse in Italia ad esempio. Ma dal punto di vista generale possiamo dire che il movimento del ‘68 non è sfociato in un totalitarismo politico, non ha portato a una guerra civile. Questo è un elemento nuovo. Perché ho detto utopia? qual era il cuore, il fulcro dell’utopia del ’68? Come ha appena detto Colosimo, dietro a tutta la retorica politica sul proletariato, sulla società priva di classi l’idea fondamentale, il fulcro girava intorno alla libertà, al desiderio, alla libertà desiderante, se mi consentite questo neologismo, alla libertà sessuale. Questo era un elemento cruciale per il ’68. Come ha detto Jean Francoise in modo più o meno ironico, i maoisti sono stati in fin di conti gli unici a non diventare uomini politici, a non buttarsi in politica come hanno fatto la maggior parte dei trotzkisti. Perché? Perché i maoisti erano puritani, io ne facevo parte quindi lo so bene, purtroppo aggiungo ora. Quindi diciamo che l’unico vantaggio del maggio ’68 magari è stato proprio questo e non lo hanno saputo sfruttare. Questo è stato il primo punto.

Veniamo al secondo punto, l’eredità. L’eredità del ’68 qual è stata? Penso che qui ci sia una cosa di cui spesso non si parla. Nel ’68 non c’è stato solamente il movimento del ’68, c’è stata anche l’enciclica Humanae Vitae. All’epoca questa enciclica era apparsa come qualcosa di un po’ strano, peculiare. Perché il papa a un certo punto inizia a parlare dei problemi della contraccezione? era sembrata strana questa enciclica all’inizio ma in realtà in fondo nell’Humanae Vitae c’era un’intuizione molto forte, ossia in realtà il movimento del ’68 stava comportando un cambiamento antropologico non è solo una questione morale.  Cosa voglio dire quando parliamo di antropologia? Voglio parlare di una ridefinizione dei rapporti uomo-donna, il femminismo quindi, una ridefinizione della sessualità, una ridefinizione della famiglia o per meglio dire la decostruzione della famiglia, una ridefinizione della riproduzione, della trasmissione della vita, quindi in sostanza la centralità del concetto di libertà individuale. Il paradosso del concetto di libertà del maggio’68 risiede proprio su questo che si tratta di una libertà che riallaccia alla natura ma che vuole trasformarla questa natura. C’è un rapporto molto complesso qui, perché in fin dei conti il desiderio è considerato qualcosa di naturale ma proprio nel nome di questa natura si vuole trasformare la natura stessa.

Ciò che scompare qui è la cultura, c’è un rapporto che si basa esclusivamente su individuo e natura. Questo modello antropologico del ’68 è un modello che ha avuto grande successo, è stato ripreso fin dal ’74 in Francia e poco a poco da tutte le legislazioni europee: E’ interessante da osservare questo perché non è stata l’estrema sinistra a prendere il potere e a trasformare il codice civile, è stata la destra liberale a farlo che ha inserito nelle leggi, nel codice civile i cambiamenti antropologici principali del ’68. Tutto questo è iniziato in Francia Giscard D’Estaing siamo passati da una destra conservatrice a una destra liberale che ha inserito l’aborto, la ridefinizione della coppia basandosi sull’uguaglianza tra i due, il divorzio più facile, la contraccezione, poi alla fine di questo processo si è arrivati all’istituzione del matrimonio per tutti, il matrimonio omosessuale. Se osserviamo questa evoluzione vediamo che la velocità è stata più o meno diversa ma è avvenuta in tutta l’Europa indipendentemente dai partiti politici al potere, non è questione di destra o sinistra, non c’è stata una reazione politica conservatrice nei confronti di questi valori del maggio ’68.
I populisti non sono reazionari, hanno semplicemente adottato il concetto di edonismo radicato nel’68. L’unica differenza è che i populisti vogliono godere delle cose solo fra loro, ma è comunque una cultura del godimento per quanto sia un godimento tra loro, quindi non dobbiamo considerare ciò che accade in Europa dal punto di vista politico come una reazione conservatrice al ’68 perché il modello antropologico del maggio ’68 ha comunque trionfato, è stato comunque un successo. Il problema è che coloro che rifiutano questi valori, in Europa la chiesa cattolica, negli Stati Uniti sono gli evangelici e una parte della chiesa cattolica. La chiesa cattolica come risponde? risponde con una richiesta di legiferare, si chiede di ritornare alle leggi, di riprendere in mano queste leggi, la legge sull’aborto, la legge che autorizza il matrimonio omosessuale, è questo chiede la chiesa: riprendere in mano le leggi, questo non nel nome di un’altra cultura o di un altro modello antropologico. Non si parla di cultura, la chiesa non vuole intervenire a livello di cultura ma vuole intervenire a livello della legge, delle norme. Arriviamo con questo al terzo e ultimo punto, l’eredità del ’68, l’eredità della libertà del ‘68 non è un sistema generalizzato di libertà naturalmente perché la libertà generalizzata non è qualcosa di realizzabile.

Negli anni ’70 c’è stato ad esempio un dibattito sulla pedofilia, nel movimento del ’68 c’erano persone che volevano legalizzare la pedofilia, qui è intervenuta un’idea secondo cui si diceva no, non si può legalizzare la pedofilia, ci vuole una legge perché c’è un limite alla libertà sessuale, questo limite va imposto. Oggi vediamo che l’eredità del ’68 si sta traducendo in un nuovo sistema di norme, di leggi.
Il grande dibattito intorno al movimento #metoo è molto interessante in sé, perché è un movimento di base, non è un epifenomeno, è un movimento radicato, solido. Questo movimento dice nel nome della libertà sessuale si è portata avanti una forma di dominio maschile, questo è vero, incontestabile, è andata così. Quindi bisogna legiferare, imporre delle norme per gestire la sessualità, va reinserita in un quadro di norme specifiche come se fosse un contratto tra due persone, quindi oggi si chiede un intervento della legge, ci deve essere un contratto di consenso perché ci siano rapporti sessuali tra due persone, si chiede aiuto alla legge. Anche questo è un sistema interessante perché non riesce a definire una nuova cultura, si tratta piuttosto di una critica alle culture che esistono. Gli antropologi sono assolutamente d’accordo nel dire che tutte le culture sono state una sorta di instaurazione, di legittimazione del dominio maschile, non ci sono società femministe nella storia, non ci sono mai state nell’antropologia, alcune sono state più o meno matriarcali o patriarcali. Non è mai esistita una società femminista. La cultura porta sempre in sé un sistema di dominio, quindi per porre un termine a questo sistema di dominio bisogna rinunciare a una dimensione della cultura che è implicita, alla sfaccettatura dell’implicito, ossia tutto deve essere esplicito, redatto e retto da un contratto.

Per concludere potrei dire che oggi il dibattito oppone due sistemi normativi. Un sistema basato su valori cristiani e un sistema che sostiene i limiti dell’approccio libertario del ’68 ma entrambi questi sistemi mancano di qualcosa, cioè qual è la cultura comune sulla base della quale si può ricostruire questo sistema normativo? non c’è una risposta. E’ proprio quello che ci stiamo chiedendo oggi cos’è la cultura, cos’è la nostra cultura, cos’è la cultura europea. Non abbiamo risposte a questa domanda perché non facciamo altro che parlare di norme invece che parlare di valori.

Grazie!
Bologna, 16 ottobre 2018