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Romano Prodi

Ex-Presidente da Comissão Europeia
 biografia

L’Europa è in crisi?

In questa crisi della liberal-democrazia, dei valori l’Europa, purtroppo, non è sola. C’è un desiderio di autorità in tutto il mondo. Pensiamo alle Filippine, pensiamo alla Russia, pensiamo alla Turchia. Lo stesso Trump è stato eletto per un desiderio di autorità.
Le nostre liberal-democrazie hanno un problema grossissimo: che quando le società si evolvono e i desideri, gli obiettivi, i problemi si diversificano, le società si frammentano. O c’è una ricomposizione, con il sistema elettorale o con altro, o questo tipo di frammentazione, che abbiamo visto anche nelle elezioni di ieri in Baviera, è assolutamente un trend irreversibile. Quindi noi dobbiamo porci questo problema grossissimo! Altrimenti non riusciremo a ricostruire l’Europa, che è fondata sui principi della liberal-democrazia e non possiamo dire: facciamo finta di niente!

L’Europa conta poco nel mondo, quasi nulla, però siamo ancora il numero uno nella produzione industriale, il numero uno nel prodotto lordo, magari ancora per poco perché la Cina ci sta sorpassando, ma ancora lo siamo! Siamo  il numero uno nelle esportazioni. Ma non contiamo nulla politicamente! Il dramma è questo.
Non contiamo nulla perché abbiamo smesso di fare politica. Cioè, il punto di non ritorno è stato il referendum francese del 2005, prima di quello si faceva politica: le grandi decisioni, il mercato, l’armonizzazione delle varie legislazioni sui problemi sanitari, sul welfare. Si andava avanti fino alle grandi decisioni dell’Euro e dell’allargamento. L’allargamento era veramente far finire le sofferenze della divisione e del potere dell’Unione Sovietica ad Est.

Il papa diceva: L’Europa respira a due polmoni. E’ vero, ma è avvenuta la bocciatura della Costituzione che doveva essere il sigillo di tutto questo grande processo. E’ allora cominciato il cammino inverso, cioè il  potere dalla Commissione, l’organo sovranazionale, è passato al Consiglio, la riunione dei diversi stati. Nella riunione dei diversi stati comanda il più forte e l’Europa ha avuto un lungo periodo in cui la Germania le ha dettato le leggi. Questo ha coinciso con la crisi ed ha prodotto una spaccatura fra i diversi paesi europei e l’Europa ha cominciato ad oscillare. Le forze nazionali hanno ripreso vigore.

Si può trovare un rimedio: bisogna ricominciare a far politica. Alle prossime elezioni gli anti europei possono arrivare a 200 parlamentari, ma i parlamentari sono  in tutto 750! Se si arrivasse al sogno di avere un blocco di centro-destra e un blocco di centro-sinistra che si contendono per un leader europeo, con dei programmi alternativi attraverso i quali l’Europa ritorni ad agire, lo spirito europeo tornerebbe.
La gente fugge dall’Europa non perché non ama l’Europa ma perché la vede impotente. Perché essere insieme se poi non si fa politica? Molti si disperano perché le forze anti europee vincono, ma le forze antieuropee vincono nel vuoto! Dopo un Consiglio europeo è difficile capire qualcosa! Abbiamo bisogno di riprendere la politica e se ci fossero degli schieramenti sarebbe possibile.
Quando si analizzano i sentimenti si dice che prevale il sentimento anti europeo, ma quando si parla di provvedimenti la realtà, esclusa l’Italia, è molto diversa. L’Euro? È giudicato importantissimo e noi lo abbiamo classificato come cosa da banchieri! Io ricordo il colloquio sull’Euro con il cancelliere tedesco. Gli chiesi: Come mai i tedeschi non vogliono l’Euro e tu combatti a favore dell’Euro? Lui mi ha risposto: Io voglio l’Euro perché mio fratello è morto in guerra! Questa è politica!

Certo, dare un futuro all’Europa era più facile quando erano 6 paesi, quando i leader parlavano tra di loro e decidevano. Certo, era più facile ma la sfida è la stessa! In questo momento il mondo ha bisogno di Europa. Sono tornato ieri da Pachino: il senso della ineluttabilità dello scontro tra Stati Uniti e Cina è fortissimo. Qual è a forza economica che può mediare per prima cosa sui trattati commerciali, poi sulla politica? Può essere solo l’Europa! I singoli paesi europei non sono niente!
Quando parlo ai giovani della pace ho l’impressione che mi guardino come un dinosauro, perché la pace è già garantita! Non è facile spiegare che appena fuori dall’Europa, in Jugoslavia, c’è stata un tragedia crudelissima. L’uomo ha bisogno di un’esperienza diretta ed è difficile spiegare ai ragazzi che la guerra può tornare, ma anche questo è politica!

Quando cerco di far emergere la necessità dell’Europa, soprattutto all’estero, ricorro sempre a un paragone: io sono italiano e nel rinascimento, è noto, gli stati italiani erano primi in tutto, arte della guerra, arte della pace, tecnologia, tecnica bancaria. Gli storici ci dicono che nel 1500 il prodotto più alto nel mondo era in Toscana e in Cina. Eravamo dominanti nel mondo occidentale. Poi è avvenuta la prima globalizzazione, la scoperta dell’America. Noi non ci siamo uniti, nessuno stato italiano era grande abbastanza da costruire nuove caravelle e allora il regno d’Inghilterra, la Spagna, la Francia, e l’Italia è scomparsa per 4 secoli dalla carta geografica! Oggi Germania, Francia, Spagna e Italia sono come gli stati italiani di allora e le caravella sono i social, Ali Baba, Amazon che stanno accumulando delle ricchezze che non hanno confronti nella storia dell’umanità. Nelle classifiche delle imprese più grandi del mondo, 20 anni fa erano General Motor, i petrolieri, adesso sono tutte queste nuove caravelle. Non c’è un europeo!

Quando in Commissione ho provato a istituire il GPS europeo sono sorte innumerevoli obiezioni. Abbiamo fatto un pre-accordo coi cinesi e con i russi: pagano loro, noi forniamo la tecnologia. No, neanche questo era considerato possibile. Così non abbiamo ancora il GPS europeo, quando cinesi, russi, americani hanno il loro! Anche dove abbiamo le cose in mano se non c’è una politica unita, non contiamo nulla nel mondo!
Dobbiamo far scattare negli europei il senso che insieme possiamo contare ancora. E contare vuol dire portare avanti quei valori di democrazia, di diritti che oggi sono affievoliti. E soprattutto il welfare. L’Europa è l’unico continente del mondo che ha un sistema di welfare. Noi ci siamo abituati ma questa è la diversità del mondo! E dal punto di vista dei principi di base cristiani, mi sembra che non sia poco!
Riusciremo a portare avanti questi valori solo ritrovando una unità politica. E’ un cammino difficile, ma è un cammino possibile.

Romano Prodi