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Sudheendra Kulkarni

Fundador del "Forum for a New South Asia", India
 biografía
Ringrazio sinceramente la Comunità di Sant’Egidio per avermi invitato ad un altro Incontro Internazionale annuale. Ogni anno ci riuniamo, rappresentanti di diverse religioni, culture, Paesi e continenti, in una città europea. Sogniamo un futuro migliore per il nostro mondo.
Condividiamo i sogni. Scambiamo idee, articoliamo le preoccupazioni. Ma, amici, il 2019 sembra più cupo che mai. È come se il mondo stesse perdendo l’equilibrio, il seppur minimo livello di stabilità necessaria perché le persone possano conservare la propria fiducia nel futuro.
Il vecchio ordine globale non è più abbastanza forte da poter sopravvivere, il nuovo ordine globale deve ancora nascere. In questo periodo di crepuscolo e di transizione, la portata dell’inatteso e dell’imprevedibile è cresciuta in maniera sconcertante. 
Possiamo vedere chiaramente quattro sviluppi che possono potenzialmente produrre imprevedibili risultati nefasti.
Il primo sviluppo nefasto è la prospettiva di una nuova corsa agli armamenti nucleari, più virulenta e diffusa di quanto sia mai stata.
Il mese scorso si è conclusa un’era nel controllo delle armi nucleari con il ritiro degli USA dal Trattato sul nucleare del 1987 Intermediate-Range Nuclear Forces siglato con la Russia, con la motivazione dell’amministrazione Trump che esso era effettivamente violato dalla Russia.
È a rischio il Trattato START sulla riduzione delle armi strategiche firmato nel 2010, che sarebbe in scadenza nel 2021. Se quel trattato scadrà, non sarà rimasto alcun altro patto a frenare gli arsenali delle due principali potenze mondiali.
C’è un altro nuovo sviluppo che rende tutto ciò più terrificante. Il mondo era essenzialmente bipolare alla fine della Guerra Fredda. Oggi abbiamo molteplici paesi con armi nucleari, e diversi altri, come la Corea del Nord, hanno intenzione di dotarsi di armi nucleari.
Ed è ancora più allarmante la prospettiva che una o più nazioni dotate di armi nucleari possano rompere il tabù contro l’uso di armi nucleari, che esiste fin dal peccato originale commesso in Hiroshima e Nagasaki nel 1945.
Il secondo sviluppo nefasto è l’ostilità crescente tra India e Pakistan, i due vicini nuclearizzati del sud dell’Asia, che è la regione più popolosa del mondo.
Le relazioni tra India e Pakistan non sono mai state amichevoli fin dalla spartizione dell’India nel 1947, quando finì il governo coloniale britannico. Come Indiano, mi addolora constatare che i nostri due paesi hanno combattuto quattro guerre per il Kashmir, senza che il problema scomparisse. L’ostilità vicendevole è cresciuta il mese scorso, quando l’India ha revocato una disposizione chiave della Costituzione che riconosceva uno statuto speciale alle regioni del Jammu e del Kashmir.
Il ministro della difesa indiano ha insinuato cupamente che New Delhi potrebbe riconsiderare il suo impegno al “No first use” delle armi nucleari. Il Pakistan si è sempre conservato in maniera esplicita il diritto ad usare per primo le armi nucleari. Che sia primo o secondo uso, ciò che distingue le armi nucleari è l’innegabile principio MAD, cioè distruzione reciproca assicurata.
La terra dell’islam e dell’induismo, di Buddha e del Mahatma Gandhi può davvero cadere preda di questa follia nucleare?
Il terzo sviluppo nefasto è l’inarrestabile tensione tra USA e Cina. Ciò che sembra in superficie una guerra commerciale potrebbe invece essere una battaglia per la supremazia globale.
Chi può affermare con certezza assoluta che la guerra commerciale non diventerà un giorno una guerra vera e propria?
Il quarto sviluppo nefasto non è un conflitto tra nazioni, bensì il conflitto collettivo, che si è acuito, della specie umana contro Madre Natura.
Il consenso globale che si era manifestato nell’Accordo di Parigi del 2016 si è visibilmente indebolito. In alcune parti del mondo questa indifferenza è diventata aggressione genocidaria contro le specie non umane del Pianeta Terra.
L’esempio più evidente è stata la recente visione di migliaia di incendi che distruggono la foresta amazzonica in Brasile. Questo prezioso dono della Natura produce una grande quantità di ossigeno ed è fondamentale per contenere il riscaldamento globale.
Ciò che rende questi incendi ancora più preoccupanti è il credibile sospetto che lo stesso governo brasiliano possa essere cinicamente colluso nella distruzione della foresta amazzonica.
Amici, se guardiamo a tutti questi sviluppi nel loro insieme, vediamo un medesimo nesso causale. E quel nesso conduce la nostra attenzione al tema del nostro convegno di quest’anno a Madrid – pace senza confini.
Come può la collettività umana – nazioni, religioni, comunità etniche – raggiungere l’obiettivo di una pace senza confini?
La risposta, amici, risiede nel tema della nostra tavola rotonda – disarmare i cuori, le teste e le mani. Ho deliberatamente aggiunto al titolo della tavola rotonda la parola “teste”, con cui intendo “le menti”, e c’è una ragione.
Il preambolo della Costituzione dell’UNESCO ci ricorda giustamente: “Poiché le guerre cominciano nelle menti degli uomini, è nelle menti degli uomini che si devono costruire le difese di pace”.
L’educazione alla pace e l’attivismo pacifista devono iniziare disarmando cuori, teste e mani non solo degli individui ma della collettività umana.
 
Permettetemi di ricordare qui che il Mahatma Gandhi, il più grande tra coloro che hanno fatto voto di pace e non violenza nei tempi moderni, ha lanciato un nuovo sistema di istruzione chiamato “Nayi Talim’ o “istruzione di base”. Il sistema educativo di Gandhi poggiava sul principio che ci fosse bisogno di uno sviluppo coordinato, fin dall’infanzia, di 3 H per diventare non violenti: cuore, testa mani (in inglese 3 parole che iniziano per H).
Questo perché Gandhi comprese e divulgò la pace e la non violenza nel loro significato più largo ed esteso. 
Un essere umano o una collettività veramente non violenti non danno asilo ad alcun malanimo o odio verso gli altri, nelle emozioni e nei sentimenti, nei pensieri, nelle parole e nelle azioni.
Inoltre, egli ha definito la stessa non violenza in maniera positiva – non come assenza di violenza ma come la presenza costante dell’amore.
L’amore per gli altri, diceva Gandhi, è la forma attiva della non violenza.
Quando amiamo gli altri, sentiamo immediatamente i loro dolori e sofferenze come se fossero i nostri.
Uno degli inni di preghiera preferiti da Gandhi comincia con queste parole nella lingua  Gujarati – “Vaishnava Janato Tene Kahiye Je peed paraayi jaane re”. Composto da un santo del 15° secolo, Narsi Mehta, significa: Persona autenticamente religiosa è chi sente le sofferenze degli altri”.
Devo anche aggiungere che Gandhi teneva ogni sera incontri di preghiera interreligiosi, in cui si recitavano con la medesima devozione preghiere di tutte le religioni del mondo.
Dopo tutto, pace, nonviolenza e amore sono gli insegnamenti comuni a tutte le religioni, a tutti i profeti, santi e riformatori umanisti.
Inoltre, Gandhi affermava che, così come dovremmo disarmare i nostri cuori, teste e mani dalla violenza, così dovremmo armarli di Verità, Nonviolenza, Amore e Solidarietà.
Infatti per lui l’insistenza sulla verità e la non violenza – Satya e Ahimsa, ciò che chiamava ‘Satyagraha’ – era l’equivalente morale della guerra.
In altre parole, dovremmo diffondere la pace e l’amore con lo stesso coraggio, audacia e smania di vittoria che vediamo in un soldato sul campo di battaglia.
 
Amici, c’è una ragione specifica per cui ho citato più volte Gandhi nel mio discorso. Quest’anno, il 2019 – il 2 ottobre – per essere precisi – segna il 150° anniversario della nascita di Mahatma Gandhi.
Credo che il movimento per la pace nel mondo trarrà beneficio dallo studio e dalla diffusione della filosofia di Gandhi su Verità e Nonviolenza.
Lasciatemi dire brevemente come la sua filosofia abbia una rilevanza diretta nell’alleviare i quattro sviluppi nefasti di cui ho parlato prima.
Uno: Dopo Hiroshima e Nagasaki disse che usare le armi nucleari è un “peccato contro l’umanità”. Pertanto, il movimento pacifista globale deve intensificare la sua richiesta di un disarmo nucleare completo, irreversibile e universale, e dell’eliminazione di tutte le armi di distruzione di massa.
Due: Gandhi ha avuto l’audacia di proclamare il suo profondo rispetto per l’islam e per tutte le altre religioni, e anche di affermare che sia India che il Pakistan erano “il mio Paese”. In effetti è stato assassinato nel 1948 da un estremista Hindu per la sua missione di promuovere l’armonia tra Hindu e musulmani e la pace tra India e Pakistan.
Pertanto i leader e i popoli di India e Pakistan dovrebbero oggi ricordare il sacrificio di Gandhi, e risolvere pacificamente i loro conflitti, inclusa la disputa sul kashmir, vivendo come buoni vicini.
Faccio appello anche ai popoli e ai governi di tutti gli altri Paesi perché facciano pressione sui leader di India e Pakistan per evitare un nuovo conflitto, che potrebbe rivelarsi una guerra nucleare disastrosa.
Tre: Gandhi ha analizzato le lezioni delle due guerre mondiali e ha evidenziato che nelle nazioni potenti gli istinti competitivi per il dominio globale portano inevitabilmente a guerre e conflitti.
Pertanto, la comunità mondiale deve intervenire e spingere USA e Cina a risolvere pacificamente i loro dissidi e le loro dispute.
Quattro: l’aggressione suicida dell’umanità contro madre natura è uno sviluppo storico relativamente nuovo. Tuttavia Gandhi aveva ammonito nella sua epoca “Madre Natura ha abbastanza per soddisfare il bisogno di ogni essere umano, ma non l’avidità di ogni uomo”. Fu in effetti uno dei primi promotori di uno sviluppo Green.
Perciò gli operatori di pace nel mondo devono rafforzare la nostra voce: il grido contro il cambiamento climatico è di fatto un grido per cambiare l’obiettivo di base delle nostre economie – riorientandole dall’avidità al bisogno; da un consumismo eccessivo e insalubre ad un consumo equo e sano; da uno sfruttamento dannoso dell’ambiente alla convivenza armoniosa con tutte le creazioni di Dio l’Onnipotente.
Amici, sta a noi cambiare il corso del tumulto in cui è preso il mondo oggi.
Se non agiremo collettivamente il mondo diventerà sempre più instabile e pericoloso.
Insieme dobbiamo aiutare a plasmare un ordine mondiale nuovo e migliore - che sia inspirato dai principi del Mahatma Gandhi e di tutti gli altri grandi Maestri dell’umanità, che creda davvero nella pace senza confini – che si sostituisca a quello vecchio e decrepito.