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Nelson Castiano Chigande Moda

Comunidad de Sant'Egidio, Mozambique
 biografía

 Cari amici,

 
Innanzitutto vorrei ringraziare Mario Giro, che presiede questo panel così ricco. Inoltre grazie a voi tutti che avete scelto di partecipare a questa tavola rotonda. Ciò che vorrei condividere oggi è fondamentalmente una testimonianza di come il Mozambico, la mia patria, ed il suo popolo abbiano fatto esperienza di una vita pacifica dopo un lungo periodo di violenza.
 
La nostra esperienza come paese è che ognuno potrebbe sempre trovare una ragione personale per iniziare un conflitto, o almeno portarlo avanti. Ma le ragioni e la volontà di vivere nella pace sono sempre più grandi dei motivi personali che portano alla guerra, perché la pace è preziosa quanto la vita. La guerra non è mai un’alternativa alla pace. La pace è sempre meglio della guerra. Quanto sia terribile la guerra l’ho sperimentato personalmente, in quegli anni bui, in Mozambico, e me lo ricordo bene. Non posso dimenticare le immagini terribili della morte e della fame. Non vi erano né scuole, né ospedali, né libertà. I miei genitori furono separati l’uno dall’altro a causa del servizio militare obbligatorio. Mia sorella ed io rimanemmo abbandonati quando lei aveva 4 anni ed io 2. La guerra separa le famiglie. Ricordo molto bene mia madre dopo 3 anni di guerra. Lei scappò dall’esercito e, per non essere identificata, siccome non voleva combattere, dovette cambiare le sue generalità: nome, cognome e luogo di nascita. Riuscii a vedere mio padre solo dopo 14 anni. Queste memorie mi fanno essere oggi un artigiano di pace, in tutti i sensi. Fare parte di Sant’Egidio, che ha promosso la pace nel mio paese, è per me motivo di grande gratitudine.
 
Aver raggiunto la pace è ancora il successo più grande che i mozambicani possono celebrare, nonostante i problemi che affliggono il paese.
 
Ricevetti la buona notizia dell’accordo di pace, il 4 ottobre 1992, quando avevo 8 anni. Per l’intero mio villaggio fu un momento di grande gioia. Gente di ogni età faceva festa, ballava al suono di canti tradizionali, lodava il Signore per la pace. Stavamo tutti attaccati alla radio per carpire ulteriori informazioni. Da quel momento in poi, insieme ad altri bambini cominciai a frequentare per la prima volta la scuola elementare.
 
La guerra ha ucciso oltre un milione di fratelli e sorelle ed aveva distrutto completamente il mio paese. Mai più la guerra!
 
Oggi il Mozambico ha quasi 30 milioni di abitanti, e quasi la metà di loro sono nati dopo l’Accordo di Pace di Roma, firmato dopo un negoziato di oltre due anni, guidati dalla Comunità di Sant’Egidio. Ciò significa che nel Mozambico una nuova generazione non sa nulla della guerra. E’ una generazione della pace, nel senso che la pace è diventata l’identità di un’intera generazione. La gioventù, generazione di pace, è l’orgoglio di un’intera nazione, ed è la garanzia del presente e di un futuro di pace.
 
Tuttavia, i mozambicani sanno che costruire la pace è un lavoro che si fa giorno per giorno.
 
Nella recente visita di Papa Francesco, egli ha incontrato personalmente migliaia di ragazzi e ragazze. Nell’incontro con loro, il papa ha detto: “voi siete la gioia dell’oggi ed il futuro del domani”. Nonostante i problemi che i mozambicani vivono oggi, tanti ed enormi, essi sono orgogliosi di essere un popolo che, attraverso la riconciliazione, ha vinto la guerra ed ha scelto la pace. L’Accordo di Pace del 1992 non è stato soltanto un accordo politico, era davvero l’inizio di una cultura nuova che avrebbe poi guidato e governato una società che aveva perso la propria identità, sotto la pressione dell’umiliazione, dello sfruttamento e del colonialismo. Negli anni ’60 Kapuscinsky descrisse il Mozambico nei seguenti termini: “per 500 anni il Mozambico era stato depredato dei suoi lavoratori migliori, della sua migliore gioventù”. Oggi posso dire con orgoglio che la situazione è diversa. Il Mozambico, con la pace, è diventato un paese nuovo. Esso sta risplendendo nella sua varietà culturale, religiosa e politica. Come sappiamo, fino al 1992 il Mozambico era il paese più povero di tutto il mondo, ed oggi, dopo aver recuperato la sua identità e l’orgoglio della pace, sta diventando uno dei paesi economicamente emergenti dell’Africa.
 
Oggi la pace è il nostro tesoro. Il ruolo di Sant’Egidio nel Mozambico continua a tenere viva la memoria della pace. Mi ricordo che il 4 ottobre è stato dichiarato festa nazionale in Mozambico nel 2002, dieci anni dopo. Tuttavia, la Comunità di Sant’Egidio lo aveva sempre festeggiato, con varie iniziative. Il Presidente Nyusi, visitando la Comunità per la prima volta a Roma, nel settembre dell’anno scorso, sottolineò che era un luogo storico della pace, ed alla fine della sua visita disse: “Sant’Egidio è una casa di pace”.
 
Oggi la nostra sfida è quella di non perdere l’entusiasmo del vivere in pace con tutti, e di continuare a lavorare per la pace, quotidianamente. I problemi ci saranno sempre, ma il dialogo e la riconciliazione rimangono gli unici percorsi sicuri ed equi che portano alla pace. Fortunatamente, oggi i politici mozambicani si rendono conto che il dialogo e la riconciliazione sono metodi condivisi e credibili per ottenere una pace duratura.
 
Care sorelle e cari fratelli, penso che sia doveroso congratularmi con tutti coloro che hanno lavorato duramente nel periodo difficile della guerra civile, avendo il coraggio e la fede di avventurarsi in un paese così distante per salvare intere nazioni. Un ringraziamento speciale va ad Andrea Riccardi e a Matteo Zuppi, coinvolti direttamente nei negoziati. Ci insegnano ad essere veri protagonisti nel cercare il bene degli altri. Potevano limitarsi ad essere spettatori mentre noi soffrivamo e morivamo giorno per giorno. Tuttavia, essi hanno preferito agire diversamente, secondo lo spirito di Sant’Egidio e nel nome di Dio.