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Jaron Engelmayer

Rabino jefe de Viena, Austria
 biografía
1. Responsabilità verso il Creatore, la creazione e le creature come base per un futuro comune
Nel XXI secolo, la coabitazione è sia una sfida sia un’opportunità. Più di quanto sia mai avvenuto prima, la crisi del Coronavirus ha reso evidente come tutti, in tutto il mondo, siamo sulla stessa barca e – volenti o nolenti – siamo legati e connessi gli uni gli altri.
In sostanza, questa considerazione offre la risposta alla questione biblica posta dai saggi ebrei nel commentario Midrash: perché la Torah, i cinque libri di Mosè, iniziano con la creazione del mondo e dell’uomo, come abbiamo letto nell’ultima lettura settimanale della Torah, e non con quello che è il suo oggetto principale, ossia le leggi e le regole di vita, che iniziano dal capitolo 12 del secondo libro di Mosè.
Si può ipotizzare che un primo messaggio della Torah sia che, con la creazione del mondo, anche tutti gli esseri umani hanno avuto una sola origine e che quindi siano parte di una larga – larghissima – famiglia.  Questo determina i prerequisiti necessari per una coesistenza pacifica, o forse anche per la sopravvivenza, sul nostro pianeta. Da un lato, la responsabilità che la creazione impone al genere umano di preservarla e di rapportarsi ad essa in modo costruttivo, e non distruttivo, come dice il profeta Isaia (45,18): “Infatti così parla il Signore, che ha creato i cieli, Egli è D”o, che ha formato la terra, l'ha fatta, ……. non l'ha creata per la desolazione, ma l'ha formata perché fosse abitata”
D’altro lato, l’accettazione di un legame che ci unisce tutti e forma la base per l’empatia verso gli altri. È difficile sviluppare empatia verso uno straniero, perché quale terreno comune condividiamo con lui? È più facile avere empatia verso persone prossime, parenti o persone ben conosciute, perché, in una certa qual misura, ci si può ritrovare in esse e quindi proiettare su di esse i naturali sentimenti positivi che si hanno verso di sé. Con le semplici e al tempo stesso così importanti parole della Torah (3° libro di Mosè, 19,18): “Ama il tuo prossimo come te stesso – Io sono l’Eterno”. L’amore del prossimo comporta in primo luogo l’amore per sé che poi si estende agli altri esseri umani, e questo si fonda sulle parole “Io sono l’Eterno” – la vostra comune origine.
Lev Tolstoj sapeva esprimere questo con altre parole: Se soffri, significa che sei vivo. Se soffri il dolore degli altri, significa che sei umano.
 
2. Una famiglia di fratelli
È noto che la tolleranza è parte del vivere insieme. Ma comporta un problema: tollerare qualcosa significa accettarlo, anche se non lo si approva, cioè non lo si accetterebbe se non per tolleranza. Il problema qui è che la persona tollerante trasferisce il suo punto di vista sulla persona da cui dissente e spesso lo fa con un giudizio di valore. In sostanza, il tollerante pensa: “L’altra persona sbaglia, è sfortunatamente cieca e non riconosce la verità, ma nella nostra infinita generosità lo tolleriamo…” Invece della tolleranza, dovremmo adottare un altro modo di pensare. La seguente storia – spero - spiegherà quale.
Qualche secolo fa, un sovrano decise di cacciare gli Ebrei dal suo regno e concesse loro una settimana per andarsene. Tutte le argomentazioni e gli sforzi del rabbino della comunità ebraica per far cambiare idea al re non riuscirono a farlo retrocedere dalla sua decisione. Quando tutte le speranze erano ormai state abbandonate, la moglie del rabbino disse al marito: “Lasciami provare!” Lei e le altre donne si ritirarono tutta la notte in una stanza senza spiegare cosa stavano preparando. La mattina successiva, la donna andò dal re con una delegazione di donne portando due pacchi e gli disse: “Grande sovrano, siamo molto tristi dell’addio, ma grazie dell’ospitalità che ci è stata data per secoli! Come segno di ringraziamento, ti abbiamo portato un dono….” Con queste parole aprì i due pacchi e srotolò due grandi tappeti che le donne avevano tessuto la notte prima. “Grande sovrano, scegli come dono il tappeto che preferisci!” Entrambi i tappeti erano meravigliosamente tessuti. Uno era di un rosso accesso, monocromo. L’altro brillava di uno splendido mare di colori, che disegnavano magnifiche figure sul tappeto. La decisione non fu difficile per il sovrano – e cadde sul tappeto colorato. Allora la moglie del rabbino disse: “Grande sovrano, vedi, tu stesso hai scelto il tappeto colorato. Tuttavia, vuoi trasformare il tuo impero in un tappeto monotono in cui altre culture non hanno posto!” Il sagace sovrano retrocesse dalla decisione e lasciò che la comunità ebraica continuasse a vivere nel suo regno. 
La diversità non deve essere pensata come un problema e un muro di divisione, ma come un reciproco arricchimento! È una possibilità di completare e abbellire la nostra vita e il nostro modo di pensare con più colori, invece di escluderli affermando una sola ed unica verità!  C’è un buon motivo per cui c’è un arcobaleno colorato sul simbolo di Sant’Egidio.
 
3. Non c’è salvezza senza memoria
Un detto ebraico dice che la salvezza futura è basata sulla memoria. Le lezioni delle Scritture e della storia sono essenziali per guidarci verso la costruzione di un futuro migliore, più perfetto.
La redenzione, i tempi messianici, che attendiamo e che sono radicati nel credo ebraico, mostrano tratti globali. In questo modo Maimonide descrive come la pace globale si realizzerà con l’avvento del Messia. Il profeta Isaia lo dice in modo allegorico: l’agnello riposerà in pace accanto al lupo e le armi saranno convertite in utensili per costruire. Per gli Ebrei questo significa essere liberati da tutte le forme di anti-semitismo. 
Tutti godranno di grande prosperità. I popoli non saranno guidati dalla sete di dominio, ma dalla sete di conoscenza, conoscenza di Dio e nutrimento spirituale. Non ci sarà fame, né povertà, né guerra, neppure invidia o scontento, i beni della terra saranno abbondanti. 
Al tempo stesso, Maimonide dice chiaramente che il Messia non farà miracoli e non cambierà le leggi della natura che conosciamo. Questo significa che per realizzare questo meraviglioso futuro non è necessario cambiare il mondo e le sue leggi, basta che i popoli cambino il loro comportamento – perché è nelle nostre mani cambiare il futuro in meglio e per il meglio!