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Antonij

MÉTROPOLITE, EXARQUE PATRIARCHE D'EUROPE OCCIDENTALE, PATRIARCAT DE MOSCOU
 biographie
Cari amici!
 
Sono contento della possibilità di trasmettere a tutti voi i saluti di Sua Santità il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill. Sua Santità, al tempo in cui era presidente del Dipartimento per le relazioni esterne ha partecipato più di una volta al lavoro di questo autorevole forum internazionale organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, che ogni anno raccoglie rappresentanti delle organizzazioni religiose ed eminenti personalità sociali e politiche. Nonostante il fatto che finora si mantengano in molti paesi limitazioni agli spostamenti, quest’anno abbiamo la possibilità di incontrarci qui, a Roma, a riflettere nuovamente sulla coesistenza pacifica delle religioni e delle culture nella società contemporanea.
 
Questo tema non ha affatto perduto la sua attualità nel contesto della pandemia in corso. Non appena la malattia mortale ha iniziato a diffondersi sulla faccia della terra, molti analisti e scienziati hanno ipotizzato che il disastro globale che ha colpito il mondo intero porterà, se non alla completa scomparsa, almeno, in ogni caso, a una diminuzione dell’intensità dei conflitti sanguinosi che infuriano in vari angoli del nostro pianeta. Con il passare del tempo, possiamo dire che tali aspettative, purtroppo, non si sono avverate.
 
Inoltre, l’epidemia di coronavirus ha rivelato una molteplicità di contraddizioni e persino nuove cause di conflitti che pongono seri interrogativi alla comunità internazionale e a ciascuno di noi sul mondo in cui viviamo e su quale mondo vogliamo trasmettere alle generazioni future.
 
Oggi, dopo che sono trascorsi quasi due anni dall’inizio della pandemia, sempre più spesso sentiamo affermare che il mondo non sarà mai più come prima. Tutta l’umanità ha affrontato un’unica sfida globale e, in questo contesto, le abituali categorie di descrizione del mondo hanno cominciato a crollare. Certo, definire un’esperienza del genere come qualcosa di completamente nuovo sarebbe un’esagerazione. Basti ricordare le parole del profeta Isaia, che dicono come il sentimento di fragilità dell’ordine mondiale, della sua inaffidabilità, sia caratteristico non solo del nostro tempo: «A pezzi andrà la terra, in frantumi si ridurrà la terra, rovinosamente crollerà la terra. La terra barcollerà, vacillerà come una tenda; peserà su di essa la sua iniquità, cadrà e non si rialzerà» (Is 24,19-20). È da notare che il santo profeta collega l’indicazione dell’apparente crollo delle fondamenta dell’universo con la constatazione della presenza del peccato nel mondo. Nel contesto degli eventi recenti queste parole ispirate assumono un significato molto particolare.
 
La pandemia in corso, che, come sembrava a molti, doveva diventare un fattore di coesione e unità sia in ambito internazionale sia all’interno degli Stati, continua, come ho accennato sopra, a mettere in luce una moltitudine di conflitti e contraddizioni. La più evidente tra esse è lo sfruttamento del disastro globale per ristretti interessi politici ed economici. Invece di un lavoro obiettivo, libero da preconcetti e scrupoloso, volto a garantire la parità di accesso per tutti i paesi e i popoli ai vaccini contro la nuova malattia, il mondo si scontra con l’egoismo dei singoli Stati e dei loro gruppi che frena il tanto necessario sviluppo della cooperazione in questa direzione.
 
Allo stesso tempo, forze malevole approfittano della difficile situazione per rafforzare per i propri scopi «la confusione delle persone e ogni tipo di paura» (dal testo di una preghiera recitata nel tempo della pandemia in tutte le chiese della Chiesa ortodossa russa durante la Divina Liturgia). Le divisioni politiche e gli stereotipi vengono utilizzati per organizzare «guerre dei vaccini» e creare nuovi tipi di divisioni.
 
Non è meno triste è il fatto che, nelle attuali condizioni di calamità, non solo gli Stati, ma anche le comunità ecclesiali abbiano dovuto affrontare divisioni. L’unità dei credenti ha subito nuove prove in relazione a questioni apparentemente secondarie quali l’organizzazione della vita parrocchiale sotto le rigorose restrizioni, i necessari cambiamenti temporanei nella pratica liturgica e il ruolo delle comunità religiose nel contrasto alla diffusione della malattia. Gli attacchi spesso infondati e brutali contro l’unità dei credenti hanno messo in luce problemi preesistenti. Secondo le parole del santo monaco Giovanni Climaco, «la paura è in noi nella misura in cui l’amore impoverisce» (La scala del paradiso, discorso 30).
 
Per grazia di Dio, le comunità dei credenti che rappresentano le varie religioni hanno mostrato e continuano a mostrare straordinari esempi di sincero servizio al prossimo, anche nelle nuove, particolarmente difficili, condizioni. Tuttavia, la sfida che sta davanti a noi tutti pone inevitabilmente la domanda se abbiamo fatto abbastanza per mostrare al mondo intero l’ideale dell’amore, l’ideale dell’unità. Come sarà il mondo se in esso impoverisce l’amore? Ricordando le parole del Salvatore rivolte ai cristiani di tutti i tempi: «Voi siete il sale della terra», non possiamo dimenticare il severo ammonimento «se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?» (Mt 5,13).
 
Le sfide del momento presente, tuttavia, ci danno anche l’opportunità di vedere nuovi orizzonti. «Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi» (2 Pt 3,9). Dio continua a essere presente nel mondo e la fiducia nella Sua presenza divina è la forza che motiva i credenti a lavorare instancabilmente per la trasfigurazione del mondo. Con questa fede nel cuore e sulle labbra dobbiamo mostrare esempi di abnegazione, di servizio disinteressato agli altri e di aspirazione al bene comune, opponendoli alla diffusione dell’approccio consumistico, che si sta impadronendo di tutte le nuove sfere della vita umana, dell’egoismo e della chiusura negli interessi personali.
 
Ricordando i grandi esempi ispiratori della nostra storia, nell’attuale difficile momento non possiamo non fare il massimo sforzo per rafforzare la pace, la comprensione reciproca e il dialogo tra gli Stati, tra le religioni, all’interno delle nostre comunità.
 
La Chiesa ortodossa russa, che nel XX secolo ha affrontato il potere diabolico «omicida fin da principio... e padre della menzogna» (Gv 8,44) e con il sangue dei suoi martiri e confessori ha suggellato il comandamento dell’unità dato da Dio, oggi lo testimonia con la voce dei suoi santi. Con le loro preghiere e con la loro intercessione, possa la nostra riflessione comune di oggi sui futuri destini del mondo essere proficua e portare frutti abbondanti.