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Swami Sarvasthananda

Ramakrishna Vedanta Centre, India
 biografía

Swami Vivekananda, che ispirò l’Induismo dell’età moderna, disse: 

“Nessuna forza, governo, o crudele provvedimento legislativo cambierà le condizioni di una razza, ma saranno solo la sua cultura spirituale ed etica che potranno cambiare e migliorare gli orientamenti razziali sbagliati … Non c’è che un fondamento del benessere sociale, politico o spirituale – sapere che io e mio fratello siamo una cosa sola. Questo vale per tutti i paesi e tutti i popoli”.  

Con queste considerazioni introduttive, esaminiamo il ruolo e la responsabilità delle religioni nella crisi della globalizzazione. 

 

Nei secoli passati la globalizzazione era largamente intesa in termini di nazioni, imperi, conquiste e sfruttamento attraverso la colonizzazione. Negli ultimi cinquant’anni circa, tuttavia, la globalizzazione ha assunto la forma di una crescita delle comunicazioni, del commercio, delle interdipendenze e della suddivisione del lavoro. Sotto tutti questi “orpelli della globalizzazione”, però, le sfide più profonde sono rimaste. 

Quali sono queste sfide? 

1. Gli esseri umani hanno continuato a rimanere divisi 

  • in termini di classe, credo, razza, nazionalità,
  • nella distanza tra esseri umani, che si vede anche nella vita quotidiana, e 
  • nella mancanza di comprensione tra le comunità che seguono percorsi diversi per soddisfare quelli che, essenzialmente, sono gli stessi bisogni.

2. Il cambiamento climatico e altre questioni relative all’ambiente hanno assunto proporzioni ingestibili. Il riscaldamento globale ha raggiunto un livello critico e, tragicamente, coloro che ne sono più colpiti vivono in paesi del terzo mondo. Mentre c’è bisogno che le economie sviluppate si contengano, è difficile suggerire che paesi del terzo mondo frenino una rapida industrializzazione. Ogni essere umano, in ogni paese, merita cibo, alloggio, istruzione ed assistenza medica adeguate e uno standard di vita dignitoso. 

3. L’avidità, o il bramare le ricchezze e le risorse di altri meno potenti in un mondo globalizzato, significa prendere di più di quanto sia la parte equa per ciascuno delle risorse della terra, risorse che si stanno rapidamente esaurendo. Come il Mahatma Gandhi ha detto una volta: “C’è abbastanza nel mondo per i bisogni di tutti, ma non abbastanza per l’avidità di tutti”. Di conseguenza, la radice del nostro disastro ecologico è un risultato dell’avidità e dell’egoismo che si trovano nel cuore dell’uomo. 

Di solito, i capi della società e i politici mirano a rispondere alle sfide citate adeguando le condizioni esterne. Credono che la scienza e la tecnologia siano sufficienti a far sì che la società possa alleviare le miserie della gente e promuovere il suo benessere. Provano anche ad introdurre nuovi sistemi sociali, economici e politici, ad emanare leggi, nazionali ed internazionali, a fare patti e trattati tra i paesi per affrontare queste sfide. Questi provvedimenti si dimostrano inadeguati in quanto non vanno alla radice dei problemi dell’uomo.  

Se ne indaghiamo l’origine, scopriamo che questi derivano, nella maggior parte dei casi, non esattamente dalla condizione esterna dell’uomo ma dalle sue debolezze morali. Il progresso materiale, non supportato da ideali morali, è insicuro e ingannevole. La ricchezza, la prosperità e il potere si dimostrano una maledizione quando non sono usati per il beneficio del bene comune dell’umanità e, se male indirizzati, possono anche dimostrarsi decisamente malvagi. La libertà politica o economica, senza un meccanismo regolatore, fa più male che bene. 

La vera religione o spiritualità viene in nostro aiuto e offre una soluzione a tutti i problemi, aiutandoci ad affrontare le sfide di una globalizzazione rapida e indiscriminata. Ma ci deve essere uno spirito di armonia tra le diverse religioni. Dovrebbero essere reciprocamente inclusive per essere veramente efficaci nel promuovere un ordine globale sano e pacifico. Nonostante le divergenze di dottrine, credenze e pratiche, tre verità fondamentali formano le basi comuni, o il fondamento, di tutte le religioni.

Primo, tutte le religioni accettano una Realtà Ideale che risponde al concetto umano di perfezione. Questa Realtà Ideale o Essere Supremo è puro spirito, che trascende il regno dei fenomeni psicofisici.

Secondo: tutte le religioni accettano, direttamente o indirettamente, un rapporto intrinseco tra l’uomo e l’Essere Supremo, e quel rapporto è nel regno del puro spirito. L’uomo è essenzialmente un essere spirituale. Questa è la nota dominante di una vita sinceramente religiosa.

Terzo: lo scopo più alto della vita umana e la realizzazione ultima dell’uomo consistono nell’essere consapevoli di questo rapporto con l’Essere Supremo. Tutti gli altri traguardi intermedi dovrebbero progressivamente condurre a questo scopo più alto. Swami Vivekananda una volta ha detto: “La storia della civiltà è la lettura progressiva dello spirito nella materia”  .

Quindi, l’auto-realizzazione ha come base l’espansione di sé. Più senti la tua unità con gli altri in spirito, più ti avvicini all’Essere Supremo, che unisce tutte le anime individuali come l’Anima di tutte le anime. Più ti avvicini all’Essere Supremo, più profonda è la tua preoccupazione e il tuo rapporto con le altre creature tue simili. Solo allora si può seguire questo precetto: ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’. Per riassumere, questa visione spirituale ispirata dalla religione trasforma la vita interiore dell’uomo, rimodella i suoi rapporti con gli altri e per questo porta a un ordine mondiale sano, alla sicurezza e alla pace. 

L’Induismo, anche noto come Sanatana Dharma, Religione Eterna, offre un nuovo modo di guardare alla globalizzazione.

In questa visione della globalizzazione non partiamo dall’alto verso il basso (ossia dalla prospettiva e dagli interessi delle nazioni e istituzioni potenti), ma piuttosto dal basso verso l’alto (ossia dai bisogni e scopi dei singoli, delle famiglie e delle comunità).

L’unità primaria della globalizzazione, dal punto di vista Induista, è l’individuo. Ciascun individuo è potenzialmente divino, il che implica che ogni altro essere umano è anch’esso divino. In altre parole, condividiamo tutti un’identità comune, un’“unità”, una solidarietà con ogni altro essere umano sul pianeta. 

L’unità successiva della globalizzazione, dal punto di vista Induista, è una famiglia forte.  È la famiglia che risponde al nostro bisogno essenziale di essere connessi con gli altri esseri umani.

Nell’Induismo questa idea si è allargata progressivamente fino a considerare “il mondo come una famiglia”, ossia Vasudhaiva Kutumbakam. In altre parole, così come siamo profondamente interconnessi in una famiglia, così siamo anche profondamente interconnessi con ogni altro essere umano nel mondo. 

La terza unità di globalizzazione, dal punto di vista Induista, è a livello di comunità e cultura. L’Induismo non solo accetta ma incoraggia molteplici percorsi per arrivare a Dio e molteplici modi per vedere la verità più alta. Questa idea di accettazione e non semplice tolleranza permette alla diversità di prosperare senza perdere gli elementi unificanti. 

Senza questa idea di accettazione reciproca non può esserci vera globalizzazione. 

Per questo la visione Induista propone una profonda solidarietà tra gli esseri umani:

  • Una solidarietà nata dalla nostra divinità individuale e collettiva, (l’opposto sono le differenze razziali, di classe e nazionali);
  • Una solidarietà nata da nostro essere interconnessi e dalle nostre “relazioni familiari” come essere umani, (l’opposto sono l’alienazione e l’ansia);
  • Una solidarietà nata dall’accettazione reciproca l’uno dell’altro, e quindi dal garantire libertà a ciascun individuo o gruppo perché trovino il proprio percorso verso la Verità (l’opposto sono il fanatismo e l’essere bigotti).

In questa prospettiva, qual è il ruolo di ogni religione? 

È responsabilità della religione affermare veramente l’individuo. E’ anche responsabilità della religione rafforzare la famiglia. È anche responsabilità di ciascuna religione liberare il suo popolo dalle catene del dogma perché possa seguire il proprio percorso verso la Verità. 

Non possiamo e non dobbiamo aspettarci che lo stato o le istituzioni ci tolgano questa responsabilità. Né possiamo lasciare che gli individui o le famiglie vadano alla deriva in un mondo complesso e in cambiamento. La vita dell’individuo è la vita dell’insieme, la felicità dell’individuo è la felicità dell’intero; senza l’intero non si può concepire l’esistenza del singolo – questa è una verità eterna di tutte le religioni ed è la base su cui è costruito l’universo.

Per questo è solo la religione che deve essere all’altezza del compito di costruire una globalizzazione sostenibile del mondo.