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Shoten Minegishi

Monje budista Soto Zen, Japón
 biografía

Gentile Presidente, Sua Eccellenza/Eminenza Arcivescovo Felix Anthony Machado, relatori, ospiti e ascoltatori

1.L’argomento del mio discorso

“La pace non è un’idea, ma una realtà” ha detto il defunto dottor Tetsu Nakamura, un medico giapponese che ha dedicato tutta la sua vita alla medicina, a curare gli ammalati e a migliorare le vite delle persone in Afghanistan. Mi pongo una domanda, “possiamo davvero rendere la pace una realtà” attraverso la preghiera?

Penso che nessuno, ad eccezione forse di pochissime persone, creda che “la pace si realizzi soltanto con la preghiera.” Questo però non significa che “basti l’azione.” Sono consapevole dei rischi e dei pericoli dell’azione senza la preghiera. “La preghiera” è necessaria per realizzare la pace, perché supera le manchevolezze della “preghiera senza azione” e dell’“azione senza preghiera.” Così intendo il tema del Forum odierno.

 

2.1 Sostegno all’Ucraina

Subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina, lo scorso febbraio, 18 templi, incluso il mio, in un’area geografica distante circa 150 km. da Tokyo, hanno iniziato a raccogliere donazioni dai visitatori dando un “Goshuin”, una carta stampata con inchiostro rosso e scritta in bella grafia, per ogni offerta a sostegno dei rifugiati ucraini. Anche altri 17 templi hanno accettato di partecipare alla raccolta di donazioni e hanno predisposto le scatole di raccolta delle offerte. Mandavamo il denaro raccolto ai 33 templi in Polonia perché lì abbiamo un contatto personale. Con questa persona che faceva da tramite, abbiamo continuato a comprare generi di prima necessità e ad inviarli in Polonia per farli arrivare ai rifugiati ucraini.

2.2   I problemi affrontati aiutando l’Ucraina

Alla fine i donatori ci hanno chiesto se potevamo consegnare parte degli aiuti ai militari ucraini. Dopo una lunga e attenta riflessione, abbiamo deciso che non potevamo farlo. La prima ragione è che abbiamo raccolto denaro nell’ambito di un’attività religiosa. La seconda ragione è stata che abbiamo pensato che anche i soldati russi che combattevano al fronte in Ucraina erano vittime, in quanto esseri umani. Abbiamo ritenuto che, a eccezione di pochi, i soldati russi erano impegnati in una guerra per ordine del loro governo. Sebbene la situazione in Ucraina ci facesse propendere per gli ucraini, abbiamo pensato che sostenere soltanto una parte militare fosse contrario ai principi della nostra religione.

2-3 Lo Stato e l’individuo

Ci siamo chiesti “cos’è lo stato moderno” che spinge gli esseri umani come individui in battaglia. I cittadini sono tenuti a ubbidire agli ordini di uno stato che esiste come nazione governata dal diritto. Tuttavia, anche quando si tratta del governo di uno stato di diritto, esiste sempre la possibilità che quello stato commetta un errore di giudizio e la questione diventa cosa deve fare l’individuo in un tale caso. Un’opzione è seguire gli ordini impartiti dallo Stato, l’altra è operare una scelta basata sulla propria coscienza e sul proprio credo religioso. C’è persino un termine per questo, “obiezione di coscienza al servizio militare.” Tuttavia, nel caso di una guerra totale, la storia suggerisce che è difficile seguire l’obiezione di coscienza al servizio militare. Si potrebbe aderire alle proprie convinzioni anche se la propria sorella o fratello si trovassero in pericolo di vita, minacciati di morte dal nemico? C’è una tensione tra lo stato che deve proteggere ogni cittadino, e il cittadino che deve sostenere lo stato.

2-4 L’ampiezza del quadro religioso

Vorrei richiamare l’attenzione sull’universalità delle “azioni basate sulle convinzioni religiose” di cui ho parlato in precedenza. In altri termini, la religione ha la potestà di estendersi al di là della cornice dello stato, e questo perché l’ambito religioso è più ampio di quello della nazione. Al contempo, tuttavia, ciascuna religione potrebbe essere più o meno coercitiva dello stato, per propria natura. Tenendo questo in mente, mi piacerebbe approfondire con voi l’aspetto del desiderio di pace richiesto dalle religioni che esistono oltre lo stato.

2-5 Timore rispetto alla parola “giustizia”

Quando sento la parola “giustizia”, sono cauto perché talvolta con questa parola si tendono a giustificare mezzi ingiusti per raggiungere un fine. Per i Russi c’è una “giustizia” nel marciare a difesa del benessere della popolazione russa, mentre per gli Ucraini c’è giustizia nel difendere la propria terra e la propria gente. Lo scontro è tra queste due diverse “giustizie.” Ma esiste una giustizia relativa? Non credo. Tuttavia, se si realizzasse una “giustizia” assoluta, le guerre e le distruzioni nella storia sarebbero state molto meno frequenti.

2-6 Cos’è la vera giustizia?

Esiste una via per la riconciliazione in una guerra o in un conflitto che non presupponga la giustizia assoluta? Il mio maestro spirituale in un monastero giapponese Zen ci ha insegnato che il carattere, inteso come ideogramma cinese, per “giusto” è espresso come conservare l’unità. Non abbiamo ancora raggiunto la vera, autentica giustizia per poter dire “questo è giusto e quello è sbagliato”. Ho imparato che “giusto” è dove e quando tutti possono ritrovarsi in unità. Sarebbe un errore considerare questo come un compromesso senza principi. Conservarsi uniti è un modo concreto per realizzare “la pace come realtà”. Cosa possiamo fare per realizzarla ora e non fra 30 anni?

 

3-1 Ritorno alla preghiera del Fondatore

Quindi se Mosè, Gesù, Mohammad o Budda fossero qui, cosa direbbero e cosa farebbero? Questa è la mia seconda domanda.

Perché affinché la preghiera sia una fonte di pace, sarà prima necessario che noi ritorniamo alle preghiere dei “fondatori” di ciascuna religione e riflettiamo sulle debolezze e inclinazioni al male all’interno di noi stessi. Poi dobbiamo chiederci cosa noi, esseri umani più deboli delle canne, possiamo fare per aiutare noi stessi.

3-2 Il sé come luogo di preghiera

Penso che la parola “preghiera” qui possa sostituire “spiritualità”. La spiritualità è qualcosa che giace insita profondamente dentro ciascuno di noi e che al tempo stesso ci dona il potere di vivere oltre noi stessi. Ci avviciniamo alla spiritualità attraverso la preghiera, che ci purifica nel senso religioso del termine, a prescindere dalla nostra situazione e a prescindere dal male commesso. Dobbiamo riflettere su noi stessi per vedere se tale preghiera può nascere al posto dell’io.

3-3 La solidarietà rende possibile all’uomo essere umano. 

Cosa possiamo fare per la pace? O come possiamo rispondere al grido che si solleva dall’Ucraina. Stiamo ascoltando i gemiti dell’Ucraina e quelli che vengono da tutta la terra come farebbe l’“Avalokitesvara Bodhisattva” (il “Signore della Compassione, NdT)? Dobbiamo porre questa domanda dinanzi a tutto e al centro. 

Due anni fa il tema del nostro incontro a Roma è stato “Nessuno si salva da solo” e questo perché viviamo ed esistiamo soltanto con gli altri. Quindi per rispondere a questa domanda lo scorso anno ho detto “Nessuno è vivo da solo”. Questa parola ci mostra che tutti viviamo nelle relazioni. In altre parole, in termini buddisti, gli esseri umani in quanto individui possono diventare umani mediante la consapevolezza dell’interdipendenza o, detto più semplicemente, attraverso la “solidarietà” con tutte le cose.  

3-4 La solidarietà per la pace sostenuta dalla preghiera che rinuncia al proprio ego. 

Siamo tutti connessi, amici e nemici, perché non siamo null’altro che esseri che non possono vivere senza essere connessi. Quando questa interdipendenza viene disturbata, tutti sono in difficoltà. Per esempio, molti soffrono per la discrepanza tra domanda e offerta delle risorse energetiche che ci era garantita fino a prima della guerra in Ucraina. In altre parole, la “pace come realtà” può essere sostenuta soltanto attraverso la giusta solidarietà. Sono una di quelle persone che pensano che sarei stato così felice se non ci fosse stata l’invasione russa dell’Ucraina. Ma se si comincia a pensare che una parte debba vincere e l’altra perdere non ci sarà mai la vera solidarietà e la pace autentica non si realizzerà mai. Questo è il punto di vista della religione.

Infine, vorrei sottolineare che la pura e giusta solidarietà che porta la pace può essere sostenuta da una preghiera pura e dalla spiritualità che vanno alla radice dell’ego e lo annullano.

Voglio concludere chiedendo “Possiamo condividere questa preghiera, spiritualità dalla prospettiva di tutta l’umanità superando le differenze di religione e nazione?”

Grazie mille per la vostra gentile attenzione.