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Daniela Pompei

Comunità di Sant’Egidio, Italia
 biografia

La Comunità di Sant’Egidio parla di migrazione come chance, come opportunità -come grande occasione appunto - dal 1986. Nel volume stranieri nostri fratelli verso una società multirazziale, libro pubblicato nel 1989, ma che portava a maturazione una riflessione che si andava facendo da qualche anno, Andrea Riccardi affermava: “l’immigrazione è una chance, molto più di quanto non sia un pericolo. Anche gli operatori economici in un realismo piuttosto crudo se ne vanno accorgendo (…) Nel quadro dell’invecchiamento della popolazione italiana (oggi diremmo europea) rappresenta una chance indubitabile”. Questa lucida riflessione è del 1989. 

E oggi? nel 2022? È possibile riproporre lo stesso ragionamento?

Da notare che, oggi come ieri, i più consapevoli sostenitori della migrazione come opportunità siano proprio gli imprenditori, gli economisti e i demografi. Azzardo: talvolta più consapevoli e più convinti del mondo dell’associazionismo. Periodicamente, è proprio il mondo economico e imprenditoriale a lanciare allarmi sul bisogno di lavoratori. Per alcuni settori, penso a quello turistico, dell’agroalimentare, del trasporto, così come nel settore sanitario e di cura alle persone, si potrebbe parlare di “Fame di immigrazione” perché i lavoratori non ci sono.

Un recente rapporto della Banca Mondiale ha valutato le conseguenze della pandemia traendo delle indicazioni importanti sulle future politiche migratorie nella regione del Mediterraneo. La Banca Mondiale esorta “i paesi del Nord e del Sud del Mediterraneo a mettere in campo dei sistemi di migrazione più resilienti per resistere meglio agli shock futuri, (..) e, in modo sorprendente sottolinea la Banca Mondiale - il bisogno urgente di politiche più progressiste(,…) di rinforzare la cooperazione tra paesi del Nord e del Sud  e di costruire dei sistemi migratori che guardano al futuro, che favoriscano una integrazione economica per affrontare  delle nuove crisi” . Si pensi alla sfida dell’emergenza ecologica.

Eurostat ha previsto che per impedire un calo cospicuo delle persone in età da lavoro, l’Italia dovrebbe avere più di 200 mila nuovi migranti l’anno. 

La penuria di manodopera tocca anche la Francia, la Spagna e i paesi del Nord Europa, Germania e Gran Bretagna.

In questo quadro si comprende la recente dichiarazione del presidente  Macron ai prefetti francesi. Annunciando una nuova proposta di legge sull’asilo e sull’immigrazione, il presidente francese ha dichiarato: “la nostra politica oggi è assurda” e “Dobbiamo integrare più rapidamente e meglio coloro che hanno anche solo un titolo provvisorio attraverso la lingua e il lavoro”. Macron ha poi auspicato una migliore distribuzione degli stranieri accolti sul territorio, soprattutto nelle “aree rurali, che stanno perdendo popolazione”. 

Per inciso, ricordo che la Francia non ha i problemi di denatalità che ha invece l’Italia. Al 1°gennaio 2022, secondo i primi dati provvisori, la popolazione residente in Italia scende a 58 milioni e 983 mila unità, cioè 1 milione e 363 mila individui in meno nell’arco di 8 anni. 

Ammetto di essere colpita e preoccupata da alcuni dati riferiti all’Italia che evidenziano come i nostri giovani, siano essi italiani o stranieri, vedano il loro futuro fuori dal nostro paese. Il rapporto Istat 2022 ci dice che tra i giovani stranieri sotto i 18 anni il 59% sogna un futuro in altri paesi europei, insieme al 42% dei loro coetanei italiani il loro desiderio è di andare negli Stati Uniti, Regno Unito, Germania. (sono queste le mete più gettonate). E sono le ragazze straniere a voler vivere più spesso il proprio futuro all’estero. 

Del resto per gli studenti stranieri, anche per i nuovi cittadini, il percorso scolastico è spesso più difficile, risultando più svantaggiati dei nativi rispetto al rendimento scolastico, alle ripetenze e agli abbandoni. Questi giovanissimi non vengono sostenuti nel percorso scolastico per l’apprendimento della lingua, nel sostegno e l’accompagnamento nella conoscenza del sistema scolastico, si pensi ai ricongiungimenti famigliari degli adolescenti. 

Per la prima volta dal 1983 nell’anno scolastico 2020/2021 si è registrata una diminuzione del numero degli alunni stranieri, il calo non riguarda evidentemente solo gli alunni stranieri ma anche gli alunni italiani, il dato è comunque significativo perché si sta invertendo una tendenza che resisteva da poco meno di 30 anni. 

L’Italia è sempre meno attrattiva e le famiglie di migranti non vi rimangono.  Questo è un serio problema e richiama l’urgenza di politiche che potenzino efficacemente le opportunità da offrire ai giovani ragazzi stranieri per non perdere il potenziale prezioso che essi rappresentano.

Qui si pone con urgenza la domanda su quali politiche di integrazione siano necessarie per permettere ai nuovi cittadini europei di desiderare di fermarsi e costruire il loro futuro con noi. Un elenco non esaustivo degli obiettivi e delle azioni più urgenti: 

-  Facilitazione e semplificazione del riconoscimento dei titoli di studio, in particolare quelli relativi alle professioni sanitarie. Quante infermiere latinoamericane, ucraine, indiane  impiegano anni e non sempre riescono a farsi riconoscere il loro titolo;

-  Erogazione di borse di studio consistenti per l’adeguamento professionale;

-  Stanziamento di  fondi per l’apprendimento della lingua italiana;

-  Formazione professionale per i giovani adulti;

-  Investimento  sull’istruzione, dalla scuola materna all’università;

-  Semplificazione delle procedure amministrative per garantire un accesso rapido all’ingresso nei paesi europei e al sistema sociosanitario;  

Se il percorso di ingresso e inserimento è accompagnato e sostenuto, i  migranti sono veramente una grande chance per le nostre società, da non farsi sfuggire, diventano dei veri patrioti. Penso alle storie positive degli ormai tanti  giunti in Italia e in alcuni paesi europei con i corridoi umanitari. 

Partecipare a pieno titolo alla nostra comunità, contribuire a renderla migliore, questa è l’aspirazione di tanti giovani che arrivano da paesi e storie dolorosissime. Questo è il loro desiderio appena giungono nei nostri paesi ed è nostro interesse non deludere questo desiderio.  Anna è una donna siriana venuta in Italia con i corridoi umanitari, nel 2020, fa la badante di una signora anziana,  e ha le idee chiare sul suo contributo all’Italia in cui ora vive. Così risponde in una intervista: «Non siamo qui per mangiare e per dormire, siamo qui per studiare, lavorare e collaborare. Vogliamo partecipare alla comunità che ci ha accolti». Ma è proprio di questo che abbiamo bisogno.

È nota la parabola di Gesù che racconta di un uomo che sulla strada da Gerusalemme a Gerico viene aggredito dai briganti, che gli tolgono tutto e lo lasciano mezzo morto lungo la strada.  Di volta in volta gli studiosi hanno cercato di dare un nome ai briganti e un volto all’uomo mezzo morto. Ma certo è che la pandemia, le guerre, le catastrofi ambientali stanno colpendo le nostre società come i briganti della parabola evangelica e tutti in un certo senso potremmo essere su quella strada: colpiti, impoveriti, feriti, privati della speranza e impotenti.

Ho iniziato citando il volume Stranieri nostri fratelli e termino con una riflessione presa dallo stesso volume. Jaques Dupont, è stato un grande teologo e amico caro della Comunità di Sant’Egidio, e proponeva nel 1989 una riflessione validissima anche oggi sullo straniero e i vangeli di Gesù. E a proposito della parabola evangelica del buon samaritano Dupont osservava che quell’uomo aggredito dai briganti, e in fin di vita non è uno straniero. Gesù  ci dice che il samaritano è colui che aiuta, che ha avuto compassione; ed è Gesù stesso cioè un samaritano, uno straniero considerato odioso. “Egli ha voluto fare di un samaritano (di uno straniero) il modello del comportamento esemplare (…)  - conclude Dupont. In questo modo il rifiuto di ogni frontiera mi pare diventi più forte.”

La grande occasione rappresentata dalla presenza di persone immigrate non è solo quella di braccia che con il loro lavoro migliorino il nostro PIL, o di giovani che rendano meno rigido l’inverno demografico dei paesi europei, o di contribuenti che pagando le tasse possano garantirci ancora per un po’ di tempo il nostro alto tenore di vita. Tutto questo è vero e non è poco, ma la chance, l’opportunità offerta dalla presenza dei cittadini stranieri nei nostri paesi è molto più di tutto questo. È la Grande Occasione oggi non più rinviabile di riconoscere che non ci si può salvare da soli. Papa Francesco in piena pandemia così pregava a Piazza San Pietro: “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme…. tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti“  Grazie