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Syuhud Sahudi Marsudi

Presidente della “Nahdlatul Ulama”, Indonesia
 biografia

Desidero ringraziare la Comunità di Sant'Egidio per l’occasione e opportunità di partecipare a questo Incontro Internazionale di Preghiera per la Pace.  

È una grande opportunità per me personalmente e per il Consiglio degli ulema indonesiani che rappresento come vicepresidente.    

Sento che è particolarmente importante, oggi, riunirsi per lanciare questo (grido di pace) e per affrontare un mondo futuro che sta sperimentando più terrore, molte minacce di guerra e conflitto, sia che sia accaduto in paesi musulmani o in Russia e Ucraina recentemente.

Tutti sentiamo il peso e la gravità della situazione di questo conflitto, in modo particolare lo sentono loro e penso al dolore e alla sofferenza di tutte le persone che hanno perso la vita in una guerra insensata, penso al dolore di tante donne e bambini e alle numerose vittime di questa guerra inutile e penso anche all'insensata uccisione di tanti civili e militari.  

Credo che ciascuno di noi oggi sia chiamato a vivere in prima linea l'urgenza della pace, per questi motivi:   

1) La pace non è uno strumento che può essere usato solo da specialisti, ma è una vocazione dei popoli alla pace, a cui tutti sono chiamati a rispondere e a prendersene cura. 

Sento che, in base alla nostra esperienza, il dialogo è l'unico strumento che ci mette in condizione di poter costruire la pace. Come viene affermato negli insegnamenti della mia religione, quando affrontiamo ogni problema, di qualsiasi portata, dobbiamo risolverlo tramite il dialogo e la deliberazione, il Corano dice: (وشاور هم في الامر) E consultali sulla questione, consigliali sulla questione.

E questo dialogo è l'esperienza dei nostri incontri nello Spirito di Assisi dal 1986 con San Giovanni Paolo II e fedelmente proseguiti dalla Comunità di Sant'Egidio per aprire un grande spiraglio nell'orizzonte oscuro in cui tutti viviamo: siamo tutti qui per parlare di pace, quando tutti gli altri parlano di guerra e rivendicazioni, di difesa dei confini dalle invasioni, o di riarmo.

Per resistere a queste situazioni possiamo fare di tutto: per esempio la solidarietà di chi resiste in guerra, quando siamo sotto le bombe, è come una luce in fondo al tunnel. Penso che il dialogo possa aiutare a creare la storia di cui abbiamo bisogno ora, per vivere in armonia con gli altri. 

2) Il mondo globale oggi è in fiamme a causa di molte guerre, di conflitti all’interno di un paese, tra una nazione e un’altra, di guerre in un paese anche se la religione degli abitanti è la stessa, e anche conflitti con altre religioni. Per queste situazioni, alcuni credono che la fonte del conflitto venga addirittura dal pensiero religioso.

Ecco perché personalmente credo che, a partire da questo dialogo, rendiamo chiaro che gli insegnamenti religiosi devono essere in grado di diventare soluzioni al conflitto e risolutori di problemi. Perché in realtà la nostra responsabilità come persone religiose è diffondere un senso di pace, come i pensieri e la dottrina della nostra religione.

3) La guerra è una strada senza ritorno. La violenza è una strada senza ritorno.  Quando inizia una guerra, si creano tante vittime e feriti. Non c’è ritorno per chi muore. Che tipo di futuro possiamo costruire per i nostri figli? Credo che costruire la pace, investire nella pace, sia il nostro modo di costruire le basi del futuro per i nostri figli. 

4) Le comunità o organizzazioni svolgono un ruolo grande e importante, perché le loro religioni danno una speranza che spesso è assopita nel cuore di ogni uomo e di ogni donna. La mia esperienza come Vicepresidente di Nahdlatul Ulama e oggi come Vicepresidente del Consiglio degli Ulema Indonesiani è aiutare sempre le persone a vivere in armonia con gli altri e in pace.

Per questi motivi il Consiglio degli Ulema Indonesiani sostiene la conferenza ‘Religions 20’ che discuterà la responsabilità della religione nel superare la crisi globale, e che avrà luogo in occasione dell’incontro del G20 a Bali, in Indonesia. Sostiene anche un incontro internazionale tra i capi religiosi che avrà luogo a Giacarta tra il 4 e il 6 dicembre 2022.

 

Oggi sono qui con mio fratello, dottor Din Syamsudin, che è stato anche Presidente Generale del Consiglio Generale degli Ulema.

Abbiamo bisogno di vivere e costruire un unico futuro per tutti.  Il tema che Sant'Egidio ha scelto negli ultimi anni mi sembra particolarmente appropriato.  "Nessuno si salva da solo", e oggi più che mai lo esprimiamo insieme, esprimiamo questo "Grido di pace" e preghiamo per la pace, come comunità e come organizzazioni, come una grande famiglia umana rappresentata qui dalle tante diversità culturali e religiose.   

Per concludere, lasciatemi pregare:

 اللهم انت السلام، ومنك السلام، واليك يعود السلام، فحينا ربنا بالسلام، وادخلنا جنة دار السلام.

Oh Dio, tu sei pace e la pace viene da Te, e la pace ritorna a Te, poiché il nostro Signore ci ha salutato con la pace e noi siamo entrati nel paradiso della dimora della pace.

È il cammino che ci avvicina a Dio, mentre il dialogo, l'amicizia e la solidarietà trovano spazio nella vita degli uomini e delle donne per vedere finalmente la pace di Dio che regna nel cuore di ogni creatura.

Questa è la strada, questo è il cammino, questo è il modo giusto per vivere il ‘Grido della pace’ e per pregare per la pace. 

Grazie!