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Devo premettere che sono felice di partecipare attivamente all’incontro annuale con la Comunità di S.Egidio, mia inseparabile compagna di vita. Al Corriere della Sera sono grato perché mi ha consentito di conoscere l’intero mondo come inviato speciale. Alla Comunità di S.Egidio sono grato perché mi ha donato quel che mi mancava: incontri impossibili, scambio di esperienze e poi quell’amicizia che confina con l’amore..

Vi racconto che non sono un credente, o meglio non ero un credente. Ho subito troppe angherie dalla Chiesa ufficiale del mio tempo. A cominciare dalle bugie su Gesù Cristo ammazzato sulla Croce dai deicidi, cioè gli ebrei. Menzogne assolute. Gesù era ebreo come sua madre Maria e suo padre Giuseppe.

Ero ancora un bambino di 9 anni quando frequentavo il catechismo dopo la morte di mio padre, eroe della resistenza. Papà, caduto a 39 anni dopo una lunga sofferenza in carcere perché aveva rifiutato, da ufficiale, di firmare per la repubblica di Salo. E mia mamma, rimasta   vedova a 38 anni con 3 figli da mantenere. Non immaginate le sofferenze, attutite soltanto dalla solidarietà che si respirava in quegli anni. 

Non riuscivo ad essere credente perché mia mamma fu circuita dal parroco e mia sorella da un curato. Storie orribili di quegli anni. Mio zio, missionario Saveriano, rientrato in Italia per aiutare la mia famiglia, lavorava al ministero degli esteri Vaticano e mi raccontava porcherie irripetibili. A volte mi arrabbiavo, infastidito: “Zio, hai le prove di quello che mi racconti?” Mi rispose che un giorno avrei saputo tutto. Aveva ragione. Povero zio, da Papa Francesco avrebbe avuto tutte le prove sui mali della Chiesa.

Da non credente vi dico che ogni domenica non aspetto altro che la voce del Papa, alle 12. Se ho ritrovato e ricucito i brandelli della mia fede lo devo solo a lui. E ringrazio i fraterni amici della Comunità di S.Egidio che mi sono stati a fianco in questo cammino. Un abbraccio affettuoso a “Don Matteo”, cioè il cardinale Matteo Zuppi, che mi onora della sua amicizia personale. Ringrazio tutti voi. Il sostegno dei mass media è essenziale per tutti, voi e noi. E aggiungo subito che credo da sempre nei social. Sono il vero presente che ci aiuta a conoscere il passato per comprendere le sfide del futuro. Al Corriere, dove sono il più anziano, ho sposato il web da oltre 20 anni. So bene che i social sono fondamentali per tutti. Con molto controllo e attenzione.

E poi credetemi, la Pace è l’unica vera strada maestra. Ve lo dice uno che di guerre, per il Corriere della Sera, ne ha seguite ben 10. Avevo chiesto al mio giornale di mandarmi in Ucraina per sostenere i miei colleghi. Mi hanno risposto che ero matto. Beh, a 76 anni suonati posso correre per prendere un tram, ma non so se sarei capace di sopravvivere a un attacco micidiale dei famigerati russi.