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Uomini e donne di religioni diverse ci siamo riuniti a Roma su invito della Comunità di Sant’Egidio. Lo abbiamo fatto in un tempo in cui il mondo sembra smettere di sognare un futuro migliore. La crisi economica ha impoverito tutti. Non è solo povertà economica, ma anche di idee, di speranze, di sogni. E' rassegnazione di fronte alla storia: alle guerre e alla violenza.

Ci vuole il coraggio della speranza. La speranza permette di vedere quello che ancora non si vede. Le religioni ne conoscono il segreto, vissuto da milioni di credenti. Il pessimismo e la rassegnazione alla fine rafforzano il male. Ci vuole il coraggio della speranza. Sentiamo che questo è un tempo opportuno per una rivolta della speranza, che cominci da noi stessi.

Vogliamo che i giovani crescano alla scuola della pace. Basta con la cultura del nemico che  impedisce di vedere nell’altro una ricchezza per sé. Essere fedeli alle nostre radici religiose non ci allontana, ma ci spinge verso l’altro.

Con la forza delle nostre religioni, dichiariamo il nostro impegno per la pace. Diciamo a tutti: nessuno può utilizzare la religione per la violenza. Solennemente respingiamo il terrorismo religioso: utilizzare il nome di Dio per uccidere è blasfemo. Il terrorismo religioso nega in radice la religione.

La storia ce lo ha insegnato: dall’odio nasce odio. Guerra chiama guerra. Troppi conflitti sono stati lasciati incancrenire! Non può restare inascoltato il grido di dolore di tante vittime innocenti. La guerra si vince solo con la pace. Un movimento mondiale per la pace: di questo c’è bisogno! Niente è impossibile se ci rivolgiamo a Dio nella preghiera. Niente è impossibile se pratichiamo il dialogo. Preghiera e dialogo crescono o deperiscono insieme.  Noi, uomini e donne di religioni diverse, da Roma, vogliamo impegnarci a far crescere questo grande movimento per la pace.

 

Roma, 1° ottobre 2013