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Jean-Pierre Delville

Vescovo cattolico, Belgio
 biografia
Nel Medioevo 
 
Il dialogo tra le religioni forse non è stato molto sviluppato per lungo tempo; tuttavia non è una novità assoluta del 20° secolo, anche tra i cristiani. Ricordiamo innanzitutto il grande filosofo Pietro Abelardo (1079-1142) e il suo Dialogo tra un filosofo, un ebreo e un cristiano . Grazie a un metodo scolastico, basato sistematicamente sulle domande “sì e no” (“sic et non”), affrontò in modo pacifico la relazione spesso conflittuale tra ebrei e cristiani. Il dialogo tra ebrei e cristiani è esistito, ma si è deteriorato con l’avanzare del medioevo .
Ricordiamo anche la posizione di san Francesco d’Assisi verso il sultano Malik-el-Kamil nel 1219 durante la quinta crociata: egli volle passare tra le fila nemiche e conversare con il sultano. Questi gli diede cortese ospitalità per una settimana. Poi Francesco tornò al suo campo . Il ricordo, talvolta un po’ imbarazzato, di questo evento è rimasto negli ambienti francescani e l’episodio è stato rappresentato da Giotto nella basilica di Assisi intorno al 1300. Pensiamo anche al beato Raimondo Lullo (1232-1316), un francescano che ha scritto Lo libro del Gentil e los tres savis . Vi presenta un dialogo tra un pagano e tre credenti: un ebreo, un musulmano e un cristiano. Era ispirato dalla situazione che trovava nel Mediterraneo, specialmente nelle Isole Baleari .
Pensiamo al cardinale Nicolò Cusano (1401-1464), che scrisse nel 1453 De pace fidei (La pace della fede) . A conclusione Nicolò Cusano scrisse la frase: « Nel nome di tutti quelli che accettano una sola fede e la prendono a fondamento di una pace eterna, che nella pace, il creatore di tutti sia lodato ! » Secondo il Cardinale, la pace - come l’unità - non è soltanto il fine da raggiungere, ma già la strada da percorrere verso questa finalità. Per evolvere verso questa unità delle religioni, si passerà attraverso un processo di unificazione e di armonizzazione dei popoli, senza tuttavia mirare a un sincretismo indifferente alla verità, e neppur facendo uso di una dialettica che arrivi ad una verità superiore per antitesi negative. Si tratta piuttosto di tornare al fondo di verità che è comune a tutte le vere religioni, e questo porta a compiere la forma perfetta della religione. Nicolò Cusano esprime questo in una preghiera: « Ma tu, Dio onnipotente, invisibile ad ogni spirito, puoi renderti visibile secondo il modo che desideri e a chi vuoi mostrarti… Se ti piace agire così, tutti riconosceranno che esiste una sola religione nella diversità dei riti.» Un contemporaneo di Nicolò Cusano, Giovanni di Segovia, traduce il Corano dall’arabo in latino .
Nel 16° secolo, all’epoca delle guerre di religione, si levano alcune voci per il dialogo e la pace. Erasmo, malgrado il suo antisemitismo, è un umanista militante per la pace . Tommaso Moro , cancelliere del re d’Inghilterra, scrive il suo trattato visionario di una società ideale, l’Utopia, in cui le religioni coesistono pacificamente. Sebastiano Castellione , in ambiente protestante, condanna la pena di morte, specialmente quella che toccherebbe agli eretici. Guillaume Postel immagina un dialogo possibile con i musulmani, per costruire la pace . 
 
Concilio Vaticano II
 
Fu tuttavia il Concilio Vaticano II a far passare l’insegnamento di alcuni spiriti illuminati ad una posizione generale, comune a tutti i cristiani cattolici. Si tratta della dichiarazione Nostra Aetate (1965), che parla per la prima volta ufficialmente in modo positivo del rapporto tra il cristianesimo e l’ebraismo, l’islam e le grandi religioni, dando uno statuto teologico al dialogo interreligioso. Questo mostra come le altre religioni tocchino profondamente il cuore delle persone: l’altra religione non è soltanto un fatto di cronaca o un caso sfortunato della storia, è al contrario una realtà significativa che può arricchire la nostra identità. “La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini.” (Nostra Aetate, 2). Già nel 1964, papa Paolo VI aveva pubblicato un’enciclica incentrata sulla nozione di dialogo, Ecclesiam suam.
 
La preghiera delle religioni per la pace (Assisi, 1986) e le sue sfide
 
La dottrina della Nostra Aetate è stata messa in atto dalla preghiera delle religioni per la pace, che è stata voluta da Papa Giovanni Paolo II e si è svolta ad Assisi il 27 ottobre 1986 . Più tardi egli dirà su questo: « Avevo desiderato molto questo incontro; lo avevo voluto perché, di fronte ai drammi di un mondo diviso e sotto la minaccia della guerra, sgorgasse dal cuore di ogni credente un grido comune verso quel Dio che guida il cammino di ogni uomo sui sentieri della pace.». Fu un evento decisivo in materia di dialogo interreligioso e di teologia; esso pone in modo nuovo la Chiesa in rapporto alle religioni, non solo in modo teorico, come aveva chiesto il Concilio Vaticano II nel decreto Nostra aetate, ma anche in modo pratico e concreto, in un incontro comune. Questo provocherà lo scisma di Mons. Marcel Lefebvre, che vedrà in questa iniziativa un tradimento della Chiesa, un abbandono della fede nella dimensione definitiva del cristianesimo e anche un’adorazione degli idoli. E’ vero che la Chiesa ha vissuto su questo tema una mutazione importante: si tratta di un’apertura più forte all’alterità e di una fede più profonda nell’azione diversificata dello Spirito Santo in tutte le culture e le religioni del mondo.
 
Questa nuova sensibilità pone in modo rinnovato la questione della missione; è per questo che già dal 1987, il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso prepara insieme alla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli un documento che apparirà nel 1991 con il titolo Il dialogo e l’annuncio. Il cristiano crede in effetti al ruolo definitivo di Cristo per la salvezza dell’umanità ; non può svendere questa fede in una deriva sincretista. Per evitare questo scoglio, papa Giovanni Paolo II aveva sottolineato due elementi importanti ; si tratta di una preghiera delle religioni, e non di un confronto teologico sui loro valori; e poi questa preghiera ha un obiettivo comune, la pace. La dimensione di preghiera sottolinea un atteggiamento comune a tutte le religioni ; ma essa è messa in atto in modo differente: all’incontro di Assisi, ogni religione prega separatamente secondo il proprio rito. Non si tratta dunque di creare una preghiera interreligiosa fittizia e di rischiare di deludere tutti con un artefatto in cui nessuno si riconosce. Ecco come il Papa giustificava il 27 ottobre 1986 questa dimensione della preghiera: “Le nostre tradizioni sono molte e varie, e riflettono il desiderio di uomini e donne lungo il corso dei secoli di entrare in relazione con l’Essere Assoluto. La preghiera comporta da parte nostra la conversione del cuore. Vuol dire approfondire la nostra percezione della Realtà ultima. Questa è la stessa ragione per cui noi siamo convenuti in questo luogo." Dopo la preghiera, un gesto simbolico a favore della pace riuniva tutte le religioni. Qui si manifesta la seconda intuizione: si tratta di focalizzare la preghiera sulla pace, dunque su un bisogno essenziale di tutta l’umanità, in cui ogni religione investe delle energie. L’obiettivo è perciò etico prima di essere teologico. Giovanni Paolo II lo spiegò così: “Dopo aver così pregato separatamente, mediteremo in silenzio sulla nostra responsabilità di operare per la pace. Esprimeremo poi simbolicamente il nostro impegno per la pace”. Malgrado queste precisazioni, l’iniziativa del 1986 fu criticata proprio a Roma; per questo il Papa dedicò il suo discorso del gennaio 1987 alla Curia romana a spiegare e interpretare la sua iniziativa; insistette sull’obiettivo di unificazione del genere umano, che è al cuore del cristianesimo e sul ruolo della Chiesa come sacramento universale della salvezza. Molti chiesero al Papa di limitare ad una sola volta l’incontro delle religioni per la pace. 
 
Il rilancio annuale della preghiera delle religioni per la pace 
 
Altri trovavano che essa dovesse essere rinnovata per permettere ai partecipanti di creare un vero avvicinamento umano tra loro, attraverso l’amicizia reciproca e l’incontro. Per questo Giovanni Paolo II appoggiò l’iniziativa della Comunità di Sant’Egidio di rinnovare ogni anno tale incontro .. Questo avvenne a partire dal 1987 e continua fino ad oggi. Un organizzatore dell’incontro del 1987, Mons. Rossano scriveva il 21 dicembre 1987 a Mons. Jean Jadot : «Oggi abbiamo celebrato il primo anniversario di Assisi, tra la diffidenza di tutta la Curia romana ; il discorso del papa è stato freddo e formale, ma ci è stato detto da Stanislas Dziwisz che dovevamo continuare, e che questa è la volontà del papa. » Ogni anno in seguito, Giovanni Paolo II ha inviato un messaggio di incoraggiamento e di benedizione all’assemblea. Così ha iniziato ad usare l’espressione “lo spirito di Assisi”, che fu poi usata spesso da alcuni  ed ha suscitato la collera di altri, che vedevano in essa la porta aperta ad ogni sorta di eccesso. Nel 1988, Giovanni Paolo II instaura il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, al fine di strutturare gli incontri e i contatti di questo tipo. 
 
Nel 1989, l’incontro si tenne a Varsavia, per l’anniversario dell’inizio della 2a Guerra mondiale (1939): « Ogni guerra è una perdita per l’umanità ». Era anche l’alba della fine della Guerra fredda. Nel 1990 si tenne a Bari, all’epoca della guerra tra l’Iraq e il Kuwait ; vi si ripeté la volontà di pace manifestata da papa Giovanni Paolo II : voce profetica, ma poco ascoltata. Nel 1991, l’incontro ha luogo a Malta: Boutros Ghali difende il ruolo dell’ONU e Chissano la causa della pace in Mozambico; questo si realizzerà grazie alla Comunità di Sant’Egidio nel 1992, anno della preghiera a Bruxelles, nel cuore dell’Unione europea, che è un’iniziativa di pace dopo il 1945. Nel 1993, a Milano, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S. Egidio, disse: « Molti piccoli gruppi possono fare la guerra, ma possono anche fare la pace». Nel 1994, l’incontro ha luogo ad Assisi, con Mario Soares, simbolo di pace per il Portogallo. Nel 1995, essa si svolge a Firenze e a Gerusalemme, città che cerca la pace. Nel 1996, a Roma, si evoca la laicità (Mayor, Jean Daniel) e il ruolo dell’Unesco e della FAO (Diouf), come anche della Croce-Rossa (Sommaruga). Nel 1997, a Padova, con Pierre Sané, si sottolinea il ruolo di Amnesty International e si lancia l’idea di una moratoria delle condanne a morte nel mondo. Nel 1998, a Bucarest, si sottolinea che il culto dell’odio genera la violenza. Nel 1999, a Genova, si rileva come la guerra sia la madre di tutte le povertà. Nel 2000, a Lisbona, si chiede perdono per i torti subiti dagli ebrei in Portogallo. Nel 2001, a Barcellona, si lancia il progetto DREAM, per la terapia dell’AIDS e si chiede di non dimenticare l’Africa. Nel 2002, a Palermo, viene stigmatizzato il pericolo della mafia, a seguito della condanna di Giovanni Paolo II. Nel 2003, ad Achen, si ricorda la pace instaurata dopo le guerre mondiali. E così di seguito, ogni anno l’incontro delle religioni per la pace sottolinea un elemento che fa progredire la pace nel mondo (2004 Milano; 2005 Lione; 2006  Assisi; 2007 Napoli; 2008 Cipro; 2009 Cracovia; 2010 Barcellona; 2011 Monaco; 2012  Sarajevo, e la pace nei Balcani).
 
Nel 2013, l’iniziativa di papa Francesco ha colpito gli spiriti e aperto ad una speranza di pace: il 1o settembre ha annunciato che una preghiera sarebbe stata organizzata il 7 in Piazza S. Pietro per la pace in Siria, data la minaccia di bombardamenti e di guerra totale in questo paese. Ha chiesto che ovunque nel mondo fosse organizzata una preghiera simile. Così si è realizzata una formidabile rete di preghiera; è stata messa in atto anche dai musulmani. Da allora le negoziazioni sono riprese in vista della pace in Siria. La forza debole della preghiera delle religioni è riuscita ad allontanare la guerra!  Questo gesto è profetico per il futuro.