Compartir En

Epiphanios

Obispo ortodoxo, Iglesia copta, Egipto
 biografía

Nel libro dell'Apocalisse San Giovanni dice: “Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza - τὴν μαρτυρίαν - che gli avevano reso” (Ap. 6, 9). Dice anche: “Poi vidi le anime dei decapitati a causa della testimonianza - τὴν μαρτυρίαν - di Gesù e della parola di Dio, e quanti non avevano adorato la bestia e la sua statua e non avevano ricevuto il marchio sulla fronte e sulla mano. Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni” (Ap 20, 4).
L'elenco di nomi nel martirologio della Chiesa Copta non si ferma all'era dei martiri sotto la dominazione romana, oppure dei sovrani che si sono susseguiti in Egitto. Al contrario, la Chiesa continua a vantarsi di nuovi martiri, che ogni giorno danno testimonianza al Signore Gesù – che essi siano stati uccisi per aver predicato il Vangelo nel mondo, oppure semplicemente per la loro fede in Cristo.
I primi sono coloro che ogni giorno sono pronti a dare la loro vita, perché hanno come modello coloro che, in ogni epoca, hanno comunicato il Vangelo, molti dei quali hanno prematuramente offerto la loro vita in sacrificio per aver predicato la Parola, ed essere stati ministri di essa. Il primo è stato Santo Stefano (Atti 7, 58-60), a cui San Paolo da il titolo di martire: “e quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone - τοῦ μάρτυρός σου  -, anche io ero presente e approvavo, e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano” (At 22, 20). La schiera poi procede con gli apostoli, gli evangelizzatori e i predicatori di ogni tempo e di ogni luogo.
Alla seconda categoria appartengono i martiri che pagano il prezzo della loro fede in Cristo con la propria vita, dando testimonianza a Lui senza essere ministri della predicazione. Potrebbe essere stato Antipa il primo di questa schiera di martiri, come ci racconta il libro dell'Apocalisse, nel passaggio dedicato all'angelo della Chiesa di Pergamo (Ap 2, 13): “Tuttavia tu tieni saldo il mio nome e non hai rinnegato la mia fede – τὴν πὶστιν - neppure al tempo in cui Antìpa, il mio fedele testimone - ὁ μάρτυς μου ὁ πιστός -, fu messo a morte nella vostra città, dimora di Satana”. Gli attributi di colui che era responsabile della Chiesa di Pergamo erano l'attaccamento al nome di Cristo, ed il rifiuto di rinnegare la fede, caratteristiche che sono riassunte nel titolo di “testimone fedele”, o “martire fedele”, che viene dato ad Antipa. Quanti sono in questo nostro tempo coloro che in tutto il mondo fanno parte di questa tipologia di martiri!
Non c'è da meravigliarsi del fatto che queste stesse caratteristiche che il libro dell'Apocalisse conferisce ai martiri sono gli stessi attributi che appartengono al Signore Gesù stesso, e che definiscono chi sia realmente il martire.
“Grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue” (Ap 1, 4-5).
Il martire è quindi colui che accetta di sacrificare la sua vita per chi ama, egli accetta di vivere per far vivere gli altri, per non uccidere gli altri.
Sono stati fatti molti sforzi a livello internazionale, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, nel tentativo di stabilire la pace sulla terra. Sono state create varie organizzazioni in difesa dei diritti umani, e ciascuno fa appello alla libertà di coscienza e di opinione, siano esse religiose o politiche. Ciononostante il numero di martiri che hanno perso la loro vita a causa della fede è aumentata notevolmente nell'ultimo periodo. Al Medio Oriente, all'Estremo Oriente e ad alcuni paesi africani appartiene la parte più alta del numero di martiri.
Fin dall'inizio del diciannovesimo e fino alla fine del ventesimo secolo la Chiesa Copta non aveva più avuto martiri, se non un numero molto ridotto. Tuttavia la situazione è molto cambiata negli ultimi anni.
Innanzitutto sentiamo parlare di martiri della fede non soltanto tra gli evangelizzatori o il clero, ma anche provenienti dalle categorie più diverse di persone: uomini, donne e persino bambini, a molti dei quali è stata data l'alternativa di rinunciare alla propria fede, ma che hanno preferito la morte piuttosto di rinnegare Cristo, o, come viene detto nella Lettera agli Ebrei, “Altri, poi, furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione.” (Eb 11, 35-36)
In secondo luogo sentiamo parlare di un nuovo tipo di persecutori: non è più lo stato che perseguita, come era nel caso dell'Impero Romano. Ad esempio, penso a certe sette religiose e fanatiche che né accettano chi è diverso da loro, né credono nel pluralismo, né rispettano la libertà degli esseri umani neanche per quanto riguarda la scelta di cosa mangiare, come vestirsi o in cosa credere. Fa specie sapere che tali cricche ricevono aiuti da alcune tra le più grandi potenze mondiali!
E' vero: il clima politico internazionale è cambiato, ed è cambiato anche il concetto di libertà e di diritti umani. Alcuni pensano che sono stati fatti grandi progressi in questo campo. Purtroppo, però, il risultato finale non è mai cambiato. Perché, chiunque rimane saldo nella sua fede o si mostra fedele a Cristo si trova nella situazione di poter vincere la corona del martirio. Continua la guerra tra il Regno delle Tenebre ed il Regno della Luce, o, come si esprime l'Apocalisse: “Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a fare guerra contro il resto della sua discendenza”(A 12, 17).
Inoltre, affinché vi sia il martirio a causa di Cristo non sono più necessari governi atei né cricche di fanatici, che si differenziano per religione o dottrina. Persino se vive in una nazione più che civile il credente può subire la persecuzione e la morte. In questo le parole della Bibbia, anche in questi giorni, sono vere più che mai: “E tutti quelli che vogliono rettamente vivere in Cristo Gesù saranno perseguitati. ” (2 Tim 3, 12).
Il cristiano che resta saldo nella sua fede può godere di una pace interiore anche se vive nelle regioni più fanatiche e fondamentaliste del mondo, poiché riceve la sua pace dal Re della pace. Ciononostante continuano a rivestire un ruolo di importanza fondamentale coloro, benedetti dal Signore Gesù, che costruiscono la pace e che amano la vera vita: “Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio ” (Mt 5,9). Lavoriamo dunque per la pace esteriore, affinché Dio ci stabilisca nella pace interiore! “Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo ”(1 Tess 5, 23-24).
Il sangue dei martiri nei primi secoli del cristianesimo è stato il seme della fede per la crescita del cristianesimo. Come per i martiri di oggi, il loro sangue è il seme per l'unità che auspichiamo tra le Chiese cristiane. Sua Santità Papa Francesco, nel messaggio a Sua Santità Papa Tawadros II di Alessandria del 10 Maggio 2015, dice: “Oggi più che mai siamo uniti dall’ecumenismo del sangue, che ci incoraggia ulteriormente nel cammino verso la pace e la riconciliazione. Assicuro lei e la comunità cristiana in Egitto e in tutto il Medio Oriente della mia incessante preghiera, e in particolare ricordo i fedeli copti recentemente martirizzati per la loro fede cristiana. Che il Signore li accolga nel suo Regno!”.
Lo stesso giorno, nella risposta a S.S. Papa Francesco, Papa Tawadros esprime la sua “profonda gratitudine per le parole toccanti e per i sentimenti comprensivi che mettono in evidenza i legami di amore fraterno e solidarietà tra le due Chiese”. Papa Tawadros conclude il suo messaggio pieno di amorevolezza, citando la lettera di San Paolo ai Filippesi: “Salutate ciascuno dei santi in Cristo Gesù. Vi salutano i fratelli che sono con me ” (Fil 4, 21). Queste sono anche le parole con cui mi rivolto a voi concludendo il mio intervento: “Salutate ciascuno dei santi in Cristo Gesù”.