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Polycarp

Metropolita ortodosso, Patriarcato Ecumenico
 biografia

Sua Eeminenza Rev.ma Policarpo Stavropoulos
Arcivescovo-Metropolita Ortodosso di Spagna e Portogallo
(Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli)

UNITA’CRISTIANA, PERCHE’ IL MONDO CREDA”
(Cracovia Comunità di Sant’Egidio-Incontri per la Pace, 07/09/2009)


   Il primo ad occuparsi seriamente e con grande angoscia dell’argomento di questa tavola rotonda è stato il Signore stesso poco prima della sua passione salvifica, nella cosiddetta “Preghiera Pontificale” (Gv 17, 1-26). In questa preghiera a Dio-Padre la principale preoccupazione del Suo Unigenito Figlio e Verbo era proprio l’unità dei suoi discepoli e di coloro che attraverso loro crederanno in Lui, “perché il mondo creda che Tu mi hai mandato” (Gv 17, 21).
    Chi crede e lavora oggi seriamente per l’unità dei Cristiani deve avere sempre come suo emblema queste parole del nostro Signore e Salvatore, perché la divisione degli odierni cristiani potrà essere spesso e facilmente usata in funzione apologetica da parte di terzi contro la fede cristiana e soprattutto contro la Chiesa.
    Radunati qui per approfondire – quanto è possibile all’uomo - il mistero dell’unità, rivolgerò al vostro amore, in qualità della mia funzione di teologo e vescovo della Chiesa Ortodossa, alcune riflessioni e pensieri, forse difficili per l’uomo moderno secolarizzato e materialista, ma attualissimi, che a mio umile parere costituiscono i veri presupposti riguardo all’Unità.
     Fin dai primi istanti della sua vita storica la Chiesa è cosciente del fatto che la sua unità non è una semplice questione di attività ideologica o fatto di strutturazione organizzativa. La Chiesa non è una istituzione “religiosa” della vita sociale. Έκκλησία, Chiesa, significa riunione, adunanza, un evento originario di comunione tra gli uomini e tra essi e Cristo. A questo proposito San Giovanni Crisostomo dice “Il nome  non è έκ-κλησία non è un nome indicante separazione, ma unione; è un nome che indica sinfonia” (Omelia sulla Prima Lettera ai Corinzi, P.G. 61, 13). Lo stesso Santo Padre, molto sensibile al tema dell’unità della Chiesa, in un altro punto afferma. “Lacerare la Chiesa è peggio che cadere nell’eresia”.
    La Chiesa è creazione di comunione, di un concreto modo di comunione tra gli uomini e tra uomini e Dio. La realtà della comunione ecclesiale differisce dai sistemi politici ed ideologici di organizzazione sociale, che hanno come scopo finale la più piena soddisfazione dei bisogni individuali di ogni unità sociale. Agli antipodi di ciò si trova la realtà della comunione ecclesiale e il mondo di esistenza dell’uomo che essa presuppone: l’uomo come evento esistenziale di comunione e di relazione, secondo l’icona del Dio Trino, il Prototipo Trinitario.
    Evento fondante della Chiesa è l’incarnazione del Dio Logos. Non un insegnamento religioso, non una nuova teoria metafisica, ma un evento storico concreto che taglia in due la storia complessiva degli uomini: “Mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, nell’anno decimo quinto dell’Impero di Tiberio Cesare” (Lc 3,1), Dio diviene uomo, concreta persona storica: Gesù, il Cristo di Dio, che non ha fondato nessuna religione, ma la Chiesa Una e Unica.
     L’evento storico dell’incarnazione di Dio rivela anzitutto il modo della vita divina, che è amore (1 Gv 4,8); l’amore non come proprietà etica, ma come realtà ontologica, che secondo San Massimo il Confessore significa verità esistenziale, verità di unità, di comunione e di relazione (cfr Questioni a Talassio, 54, P.G. 90, 516 A). Tale unità manifesta all’interno della storia la Divinità come Trinità di Persone e Unità di Natura. La verità del Dio Uno e Trino si rivela nell’assunzione della natura umana da parte del Logos. L’incarnazione del Logos – la concreta realtà storica della  κένωσις (svuotamento) di Cristo - rappresenta per l’uomo un nuovo modo di esistenza: il modo di esistenza trinitario; la possibilità di sintetizzarsi con l’icona della comunione trinitaria, il prototipo dell’amore trinitario. Svuotarsi dagli elementi dell’autosufficienza individuale e dei sogni messianici di “felicità generale” che la civiltà del benessere e del consumo impone all’uomo di oggi e acquistare la pienezza della comunione personale.
    Secondo i Santi Padri della Chiesa l’uomo è stato plasmato per attuare la Chiesa. Ma oggi che fa l’uomo per quanto riguarda la Chiesa e la sua unità? La risposta è semplice: si occupa più dell’unione delle chiese, come organismi ecclesiastici istituzionalizzati, che dell’unità della Chiesa. Così il tema cruciale dell’unità della Chiesa diventa piuttosto una questione strettamente “inter-ecclesiastica”, gestita dalla burocrazia ecclesiastica e perciò costituisce un obiettivo raggiungibile, senza però che la vita degli uomini cambi essenzialmente.
    Contrariamente all’unione delle chiese, l’unità della Chiesa è un immediato problema di vita degli uomini nel loro insieme. Un problema di qualità della vita, un problema di verità e di autenticità della vita umana. Perciò è anche più difficilmente accessibile con la mentalità della nostra moderna società secolarizzata. L’unità della Chiesa è un problema riguardante la vita degli uomini nel loro insieme, perché concerne il modo stesso di esistere dell’uomo: l’uomo “secondo natura” e “secondo verità”. Essa non mira a finalità utilitaristiche, e di conseguenza  non può essere compresa e perseguita con le misure razionali che applichiamo per migliorare o cambiare le istituzioni  sociali e le forme organizzative della vita umana. La verità dell’unità ecclesiale è verità esistenziale: si riferisce all’autenticità dell’esistenza dell’uomo. Non può, dunque, conciliarsi con le forme convenzionali di convivenza sociale e di organizzazione istituzionalizzata, perché tali forme presuppongono l’uomo soltanto come individuo. Fino a quando l’unità della Chiesa non costituirà una verità esistenziale dell’uomo, il “cristianesimo” rimarrà un’ideologia socialmente insignificante e formalmente istituzionalizzata, un “complemento religioso” soggettivo della vita dell’uomo.
    La verità esistenziale dell’unità ecclesiale, è verità cattolica, concerne l’uomo “καθόλου”, cioè nella sua totalità, è l’autenticità dell’esistenza e della vita umana, non soltanto un problema interno agli organismi ecclesiali, come, purtroppo, viene inteso spesso oggi. Tale autenticità esistenziale è stata resa possibile dall’incarnazione di Dio, dalla stessa esistenza concreta di Cristo Salvatore. E tale modo di esistere è l’unità e la comunione delle persone nel Corpo mistico divino-umano della Chiesa, è l’unità della Chiesa Una e Cattolica, l’icona del Prototipo Trinitario dell’esistenza umana.
     La divisione rappresenta, prima di tutto, una negazione o un’ignoranza istituzionalizzata della verità esistenziale dell’unità della Chiesa, un estraniarsi dalla cattolicità della verità della Chiesa, dalla stessa vita vera degli uomini. Ove si realizza l’unità come relazione di vita e di comunione secondo il Prototipo Trinitario, la comunione amorosa delle tre Persone della Santissima Trinità, lì è anche la salvezza cattolica del mondo intero. Come Cristo ama con il senso patristico dell’eros ek-stàtico Dio Padre e lo Spirito Santo e queste due Persone a loro volta Cristo, così amiamoci reciprocamente dentro il Corpo mistico della nostra salvezza, la Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica. Così la divisione non entra o una volta entrata per causa delle passioni umane cessa automaticamente e regna l’unità.
     La Chiesa Ortodossa ancora oggi crede fermamente all’esistenza della Chiesa Una ed Unica, quella Chiesa che la Santa Scrittura definisce senza ruga e senza macchia (Ef 5,27). E’ la Chiesa dei Santi e dei redenti in Cristo e non la Chiesa di Paolo, né quella di Apollo o Cefa (cfr 1 Cor 1,12) E’ la Chiesa della Trasfigurazione e della Resurrezione pienamente incontrabile nei Santi che possono cambiare la vita di chi li incontra. Ecco perché Nicholas Motovilov, dopo il suo famoso incontro con lo Starets Serafino di Sarov, uscì profondamente trasformato. E malgrado i tempi apocalittici che viviamo e la carestia di sante persone e guide spirituali, di Starets, quest’ultimi non mancano e continuano ad essere prodotti dal Corpo della Chiesa, anche se in numero inferiore, preferendo stare lontano dal mondo. Ciò ci permette, alla domanda dei Natanaele odierni: “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono”, rispondere come Filippo: “Vieni e vedi” (Gv 1,46). Una risposta non teorica o ideologica, ma ontologica, uscita dall’esperienza vissuta.