September 11 2023 09:30 | Humboldt Carrè

Intervento di Olga Makar



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Olga Makar

Witness, Ukraine
 biography

 Cari amici, sono molto contenta di incontrarvi e sono grata a Sant’Egidio per questa opportunità e per il sostegno che la Comunità ci ha dato in questo periodo.

 
Come per ogni ucraino, dal febbraio 2022 la vita è stata divisa tra il prima e il dopo. Ho sentito le esplosioni, cominciava una guerra molto aggressiva. Da quel momento la nostra vita è cambiata per sempre.
 
Ho lasciato Kiev con la mia famiglia, con i miei figli. Gli amici rimasti a Kiev hanno passato le notti nei rifugi sotterranei, la sede dei giovani della Comunità è stata colpita dai missili, con 8 persone dentro. Per fortuna nessuno è rimasto ferito.
 
L’80% degli ucraini ha parenti o conoscenti rimasti uccisi o feriti in questo anno e mezzo di guerra. In media ogni ucraino ha 7 parenti o conoscenti feriti o uccisi dalla guerra. Anche la mia famiglia vive questa stessa condizione: mio zio viveva a Karkhiv, nascosto con la famiglia nella cantina di casa. La nipotina gli ha chiesto: nonno portami un po' di the. Lui è uscito e in quel momento un missile ha colpito l’edificio e tutta la sua famiglia è morta. In un attimo: la moglie, i nipoti, la nuora. Solo mio zio è sopravvissuto. Come posso vivere ora? Ha detto dopo aver visto le macerie. 
 
È una domanda che ci facciamo ogni giorno, una domanda che ogni ucraino si pone. Ma è anche una domanda rivolta ad ognuno di noi, perché questa guerra è in Europa.
 
Voglio parlarvi dei miei amici più giovani in Ucraina e voglio condividere con voi la risposta che abbiamo trovato a questa domanda.
 
È la storia di una ragazza, Anna, storia di una giovane donna che riflette quella di una generazione. Una storia che riguarda la vita di centinaia, migliaia di giovani non lontani da qui.
 
Anna è una quindicenne di Kramatorsk. Era la leader della sua classe, aveva molti amici. Studiava musica, aveva una sua banda musicale e faceva concerti nella sua scuola. Era una ragazza come voi, aveva studiato le lingue, voleva viaggiare.
 
Poi la guerra è arrivata nella sua città. Suo padre è partito per il fronte, alcuni suoi amici sono fuggiti in Germania.
 
Tutta la mia vita è in una valigia -ha raccontato Anna- sto andando in un posto deve non conosco nessuno e quando avrò trovato degli amici mi dovrò di nuovo trasferire.
 
Migliaia di persone hanno lasciato Kramatorsk all’inizio della guerra. Era diventato un luogo pericoloso. La Russia ha bombardato la stazione e fra i molti morti c’era anche un’amica di Anna, la sua migliore amica. Da quel momento Anna non ha più voluto cantare o suonare la chitarra.
 
Ora Anna vive a Ivano-Frankivsk, una città dell’Ucraina occidentale relativamente tranquilla. Alcuni suoi familiari sono ancora a Kramatorsk, la chiamano di notte e le dicono: ti voglio bene! È bello sentire queste parole, ma Anna sa che, se la chiamano di notte, è perché hanno paura di non riuscire a sopravvivere in quella notte.
 
Perché mi è successo questo? -si chiede Anna- Perché non posso essere una quindicenne normale? Ma quando sente che altre adolescenti sono morte nella sua città, dice: avrei potuto essere io, sono come me. Io sono fortunata perché sono viva!
 
Cari amici, questa non è una storia triste, perché un giorno la sua vita è cambiata. Anna e sua madre sono venute al centro di aiuto umanitario, dove la Comunità di Sant’Egidio distribuisce pacchi di viveri ai profughi. Quando è scoppiata la guerra i nostri amici delle Comunità di tutta Europa, hanno cominciato a fare raccolte di cibo, vestiti, medicine, cose essenziali per l’Ucraina. Quindi abbiamo aperto questo centro dove i rifugiati posso ricevere aiuto. Diamo aiuto e chiediamo a tutti se vogliono tornare per aiutarci. Lei è tornata, ha cominciato ad aiutare, ad ascoltare le storie dei profughi. Le persone che vengono al centro, infatti, non hanno solo bisogno di cibo, hanno soprattutto bisogno di essere ascoltate, consolate.
 
Al centro facciamo anche la Scuola della Pace, gli adolescenti diventano amici dei bambini e insieme comunicano ad altri la loro amicizia. Sono circa 100 i bambini che vengono, bambini che hanno fatto esperienza degli orrori della guerra e della solitudine. Non è questo il destino che dovrebbe avere un bambino! Con loro facciamo feste, balliamo, cantiamo, giochiamo. Queste sono le cose normali che dovrebbero fare i bambini! Dopo un anno e mezzo vediamo che ci sono ancora bambini che non sorridono, non escono, hanno paura di parlare con gli altri.
 
Dima ha scritto una lettera, che voglio condividere con voi. Dima ha 11 anni e ha scritto: è difficile descrivere quello che ho vissuto. Voglio veramente che la guerra finisca ma nessuno mi capisce perché sono solo un ragazzo. Ho scritto una poesia, La fine della guerra: Ecco, l’ultima esplosione e la guerra finisce, la mia famiglia ed io andiamo a casa, i nonni ci stanno aspettando.
 
È una bellissima immagine: l’ultima esplosione, torniamo a casa e ci aspettano. È un grande sogno per questo ragazzo.
 
Anna oggi dice: la guerra non è normale, ci abituiamo ma non è normale affatto! Come possiamo aiutare i bambini che hanno visto la guerra? Possiamo parlare, essere vicini a loro. Almeno hanno noi!
 
Recentemente ho visto Anna cantare di nuovo e ora suona anche la sua chitarra. Lo sapete? Ha cominciato a cantare di nuovo per i bambini della Scuola della Pace!
 
Aiutare gli altri è quello che aiuta lei e tutti i giovani che hanno visto la guerra. Sono giovani che si uniscono alla Comunità di Sant’Egidio, perché aiutare gli altri è quello che aiuta a vivere. Aiuta a vivere anche me.
 
È questa la risposta alla domanda: come continuare a vivere? La vita nella guerra è terribile, ma non vogliamo che sia la fine. Non la abbiamo scelta, ma ogni giorno possiamo decidere come rispondere alla guerra. Vogliamo lottare e la nostra lotta è sostenere, aiutare gli altri, prenderci cura dei bambini, dar loro speranza, sostegno. Pregare per la pace ed essere loro vicino, cuore a cuore. 
 
Uno dei nostri adolescenti ha detto: quello che abbiamo perso è meno importante di quello che possiamo dare. È vero, anche se hai perso molto, hai ancora il cuore, la capacità di dare agli altri. E questa è la cosa più importante, è quello che non può essere distrutto dalla guerra.
 
In questi mesi di guerra abbiamo capito che la vita è una cosa molto seria. La vita non è solo i tuoi programmi per il futuro, non è solo la tua realizzazione. Tutti noi possiamo lottare per un futuro migliore, per un mondo migliore. Un giovane rifugiato, traumatizzato dalla guerra, ha molti problemi, ma ha anche una grande forza, un grande potere e ognuno di noi ha questo potere.
 
Vi ho raccontato la storia di Anna perché vi voglio chiedere di lottare per lei e per tutti i bambini, tutti gli adolescenti, tutti i giovani che sono meno fortunati, non solo in Ucraina, ma in ogni parte del mondo. Ci sono tantissime cose che voi potete fare per loro ed è questa la missione della vostra generazione in questo tempo. Tante volte avete sentito dire che voi giovani siete i leader di domani. Ma questo non è vero, voi siete i leader di oggi, non di domani! 
 
Quando ci apriamo alla sofferenza degli altri noi possiamo influenzare la storia. Ognuno di noi lo può fare e lo possiamo fare insieme!
 
 
[Trascrizione dal vivo a cura della redazione santegidio.org]