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Marco Impagliazzo

Historian, President of the Community of Sant’Egidio
 biography

Santità, Sua Grazia, Illustri rappresentanti delle religioni, 

Gentili ospiti, Signori e signore, 
 
nell’introdurre questo Incontro internazionale di dialogo e preghiera per la pace vorrei dare a tutti voi il benvenuto della Comunità di Sant’Egidio. Abbiamo voluto promuovere questo evento nonostante le difficoltà dovute all’emergenza sanitaria mondiale del momento. Gli effetti della campagna vaccinale hanno permesso a molte persone di essere qui oggi: è già questa è una prima buona notizia. Riunirsi in presenza, seppure in numeri ancora limitati e con delegazioni ridotte nel loro numero, ma non nella loro rappresentatività, è già di per sé un evento. In ogni modo, ci sono presenze da quaranta Paesi del mondo: un evento carico di speranza dopo tempi di separazione e distanza, i lunghi mesi del lockdown e la sospensione quasi totale della vita sociale. Vorremmo approfittare di questo momento buono, -in spagnolo si direbbe di questa “buona onda”- per riprendere e rafforzare i tanti legami di amicizia e di fraternità nati lungo gli anni di incontri nello Spirito di Assisi. Legami mai interrotti, tenuti accesi in diversi modi, non ultimo quello della preghiera, della visita e del pensiero gli uni per gli altri. Ma legami che siamo felici di poter rafforzare di persona. 
 
Tenuto conto di questo ritrovarci in presenza dopo più di un anno i forum registrano qualche novità per favorire la partecipazione di tanti, in uno svolgimento più dinamico e aperto al contributo di tanti. Non mancheranno i momenti conviviali e di scambio, le occasioni di incontro che arricchiscono la vita di tutti noi. La forza di un evento come questo sta nel fatto che si tratta di un evento comunitario non accademico, in cui non c’è estraneità o giustapposizione tra i partecipanti, ma si lavora insieme, si vive e si prega per il grande obiettivo di un mondo in pace. Questo nostro incontro porta impresso il senso della comunità nelle sue modalità, non solo perché è una Comunità di donne e di uomini diffusa in 70 paesi che lo organizza, ma perché la nostra aspirazione è quella di un mondo vissuto come comunità di destino, che abbia evidente il bene comune. Affermava il rabbino Jonathan Sacks: oggi è necessario “ristabilire il bene comune in tempi di divisioni”. 
 
Abbiamo pensato a un evento che guardasse al futuro. La domanda di fondo di questo incontro è: come porre le basi per un mondo nuovo mentre abbiamo addosso ancora le ferite provocate dalla pandemia? Ci sono ferite gravi, profonde che non hanno risparmiato nessun popolo e nessuna nazione: l’altissimo numero dei morti (specie di persone anziane), il grande numero di persone senza lavoro, bambini e giovani senza la scuola, una crisi sociale diffusa. Siamo di fronte a queste ferite che toccano il corpo dell’umanità intera. Sentiamo una forte responsabilità di dare una risposta che aiuti il mondo a curare queste ferite. Lo scorso anno, in un evento molto più ridotto per le restrizioni della pandemia, a Roma al Campidoglio, abbiamo detto insieme a papa Francesco: “nessuno si salva da solo”. Ecco il nostro punto di partenza. Se è vero che nessuno si salva da solo, com’è possibile ricominciare insieme? Ed è proprio tale Ricominciare insieme il primo momento di confronto di questa assemblea inaugurale alla presenza di eminenti relatori che rappresentano diverse fedi religiose e il mondo delle istituzioni politiche. Il patriarca ecumenico Bartolomeo che segue da anni con vivo interesse e partecipazione sapiente il cammino dello Spirito di Assisi e che onora la Comunità di Sant’Egidio della sua amicizia da lungo tempo. Gli auguriamo di celebrare con pieno successo il trentesimo anniversario della sua elezione al patriarcato ecumenico che cade proprio in questi giorni. Siamo anche onorati della presenza dell’arcivescovo di Canterbury Justin Welby del quale conosciamo l’amore e l’opera  per la pace e particolarmente in Sud Sudan, dove Sant’Egidio sta mediando. Il gran rabbino Pinchas Goldschimdt fortemente impegnato nella lotta a ogni forma di discriminazione e razzismo, il vicario di Al Ahzar Al- Duwaini, espressione di un’istituzione nobile che rappresenta un luogo di cultura teologica islamica unico al mondo, il ministro Al Nahyan, protagonista del grande evento di Abu Dhabi con la firma della Dichiarazione sulla fratellanza umana comune tra il papa e il grande imam Al-Tayyeb, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che in Italia, tra l’altro, è il ministro competente per i rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose e che segue da vicino l’opera della Comunità particolarmente sull’accoglienza e l’integrazione dei migranti. 
 
Vorremmo cominciare a esplorare le strade per un futuro in cui fraternità umana e cura del creato stiano insieme visto che questa pandemia ci ha colti, come ha detto Papa Francesco, un po’ distratti: “abbiamo proseguito imperterriti pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”. C’è bisogno di ricominciare su nuove basi per non sprecare l’occasione di questa crisi mondiale, perché diventi un nuovo inizio e non una storia di degrado o peggio ci separi gli uni dagli altri. Qui c’è la nostra responsabilità, certamente come singoli ma anche come comunità di uomini e donne di fedi diverse. Ricominciamo insieme! Questo è l’auspicio. Non siamo soli con le nostre responsabilità, ma stiamo insieme e questo è un valore di cui essere riconoscenti. Vorrei paragonare il nostro convegno a ciò che la tradizione orientale definisce come Sinodo, cioè un camminare insieme. Non stiamo certo discutendo questione dottrinali o dogmatiche, ma più semplicemente del nostro futuro, del futuro dei giovani e del futuro del mondo. Niccolò Cusano, grande umanista, parlava dell’incontro delle personalità religiose come di un “concilio in cielo”. Lo facciamo insieme perché solo insieme ci si salva. 
 
Nei forum di domani saranno approfonditi i temi generali dell’Incontro: dal “Ritrovare il noi”, a un approfondimento sulla pace possibile, alle questioni relative alla crisi ambientale. Una novità di quest’anno è quella di un forum tenuto da giovani rappresentanti delle religioni che discuteranno sul tema: “Il futuro che vogliamo”. Siamo convinti che ascoltare i giovani può aiutarci tutti a immaginare il futuro del mondo dopo la pandemia. 
 
Cari amici, grazie per essere qui. E’ importante essere insieme in questo momento storico. Ci sono emergenze sociali e umane rilevanti. Non vogliamo chiuderci nei nostri mondi in maniera autoreferenziale. Tutt’altro. Il cammino dello Spirito di Assisi lo ha mostrato negli anni: ricordo il grande contributo alla pace come in Mozambico di 29 anni fa e in altri luoghi. In questi anni c’è stato un camminare insieme delle diverse fedi religiose che è uno dei grandi fatti nella vita del mondo: la simpatia nata tra le religioni durante il nostro pellegrinaggio rappresenta una novità unica nella storia. Dobbiamo riconoscerlo, prendere il coraggio di mostrare la nostra visione e il nostro impegno per il bene comune in un tempo di divisioni, di ripresa del noi di fronte a tanti io prepotenti. Lo dobbiamo ai più poveri, ai più vulnerabili, ai piccoli che soffrono. I poveri sono gli invisibili che oggi partecipano in maniera tutta speciale alla nostra assemblea: sono coloro che più aspirano alla pace e al bene e li invocano nel loro silenzioso grido che gli altri uomini non ascoltano. Ecco quello che vedo insieme alla Comunità di Sant’Egidio come nostro compito in questi giorni: ascoltare l’invocazione di pace e di bene e farsene portavoce davanti a Dio e agli uomini e le donne del nostro tempo. 
 
Vi ringrazio