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Bertram Meier

Catholic bishop, Germany
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Gentili signore e signori,
per la prima volta l'incontro internazionale di preghiera per la pace della Comunità di Sant'Egidio si tiene a Berlino. L'incontro lancia un chiaro segnale: Le religioni possono e devono essere promotrici di pace. Ma come si può fare in tempi di profonde crisi umanitarie?
Chiunque osservi il nostro mondo con lucidità giunge rapidamente alla conclusione che stiamo vivendo in modalità di "crisi permanente". Non pochi hanno la sensazione che il mondo sia in una spirale negativa, addirittura forse con l’impressione di trovarsi in una sorta di apocalittica fine dei tempi. In molti casi, non sembra semplicemente che una crisi segua un’altra crisi, ma che le crisi si sovrappongano e si rafforzino a vicenda. Crisi finanziaria, crisi dell'euro, crisi migratoria, crisi del coronavirus, crisi ecologica, crisi della democrazia, crisi dell'ordine internazionale: queste parole d'ordine illustrano perché alcuni parlino di un'epoca di "crisi multiple". L'esempio della crisi ecologica - il drammatico cambiamento climatico, l'estinzione delle specie e l'eccessivo sfruttamento delle risorse naturali - illustra la permanenza e la complessità dei fenomeni di crisi odierni. 
Se guardiamo oltre l'Ucraina, se guardiamo alla Cina, se guardiamo al Sud Sudan, ci appare con chiarezza che stiamo vivendo in un'epoca in cui il nostro precedente ordine mondiale - compresi il diritto internazionale e i diritti umani - viene messo massicciamente in discussione. Siamo forse alle soglie di un'epoca di disordine mondiale?
Guardare alla Germania e ad altri Stati dell'Unione Europea non avrà certo un effetto tranquillizzante. Anche qui, infatti, populismo, xenofobia, tendenze antidemocratiche e nazionalismo si stanno diffondendo a un ritmo allarmante. A volte si fanno addirittura dei paralleli tra gli anni Venti del secolo scorso e quelli di oggi. In ogni caso, è difficile evitare l'impressione che molte lezioni della storia vengano dimenticate. Papa Francesco lo ha descritto in modo molto preciso:
"Per decenni è sembrato che il mondo avesse imparato da tante guerre e catastrofi e si dirigesse lentamente verso varie forme di integrazione. [...] Ma la storia sta dando segni di un ritorno all’indietro. Si accendono conflitti anacronistici che si ritenevano superati, risorgono nazionalismi chiusi, esasperati, risentiti e aggressivi. In vari Paesi un’idea dell’unità del popolo e della nazione, impregnata di diverse ideologie, crea nuove forme di egoismo e di perdita del senso sociale mascherate da una presunta difesa degli interessi nazionali". (Fratelli tutti, nn. 10 e 11)
Pertanto, quando parliamo di crisi "umanitarie" del nostro tempo, dobbiamo sempre tenere presente che humanum ha due significati. Innanzitutto, sono crisi che colpiscono le persone - e in modo particolare i poveri, gli emarginati. Ma non di rado sono anche crisi "create dall'uomo": sofferenze che alcuni aggiungono agli altri - per egoismo, paura o fanatismo, mancanza di speranza e di amore. Non voglio minimizzare le cause strutturali di molte crisi, ma non dobbiamo usarle come scuse per assolverci dalla colpa.
Come vescovo, cosa posso dire rispetto alle crisi del nostro tempo? Invece di andare a pescare nel campo proprio dei sociologi e degli esperti di sicurezza, vorrei presentarvi - in modo breve e conciso - alcune riflessioni plasmate dalla fede cristiana: 
 
1. Nonostante tutte le crisi, persino le catastrofi: I cristiani vivono della Buona Novella. In Gesù Cristo, il Regno di Dio è sorto su questo mondo. Non sarà mai pienamente realizzato su questa terra, ma il Regno di Dio è già qui. Chi vive seguendo Cristo sperimenta questo: Non le tenebre, ma la luce prevale. Perciò, per i cristiani, la speranza prende il posto della rassegnazione. 
2. La speranza in cui viviamo non deve essere una speranza di attesa passiva, ma una speranza attiva. Gesù stesso ci rende partecipi, ci manda "ad annunciare il regno di Dio e a guarire i malati" (Lc 9,2). La fuga dal mondo non è un'opzione per i cristiani! Si tratta invece di accettare seriamente questo mondo con tutti i suoi problemi - nella fiducia che Dio ci salverà dal male (cfr. Gv 17,15). È quindi nostro compito essere nel mondo, essere coinvolti e servire il bene comune.
3. Come ho appena spiegato, molte delle nostre crisi sono causate dall'uomo. Finché l'avidità, l'egoismo e l'odio saranno presenti nei cuori delle persone, continueremo a vivere in conflitti e crisi, nonostante tutti gli sforzi strutturali per garantire la pace e gestire le crisi. Il messaggio fondamentale di Gesù, "Convertitevi!", non ha quindi perso la sua attualità. Giorno dopo giorno dobbiamo chiedere - per noi stessi e per tutti - che il Signore operi nelle persone come espresso nella parola della Bibbia: "Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”. (Ez 36,26)
4. Tutto questo fa capire che le crisi del nostro mondo possono essere superate solo se ci sono persone ricolme di forza e di speranza: Persone che si oppongono alle piccole e grandi ingiustizie; che si battono per i diritti umani; che prestano soccorso in caso di emergenza e di calamità; che facilitano il dialogo e l'incontro; persone che osano la pace - come è il motto di questa Assemblea.
 
Il dialogo interreligioso ha un ruolo importante da svolgere in questo processo. Già Papa Paolo VI, nella sua enciclica inaugurale Ecclesiam Suam, incoraggiò i cristiani a difendere l'ideale della "fratellanza umana" insieme alle persone di altre fedi (Ecclesiam Suam, n. 112). Per Papa Francesco, invece, parlare di "fratellanza di tutti gli uomini" è diventato per così dire un leitmotiv - lo testimoniano le sue due encicliche sociali Laudato si' e Fratelli tutti. Più volte ricorda alle persone di religioni e visioni del mondo diverse che sono legate le une alle altre come fratelli e sorelle: 
Figli dell'unico Creatore, responsabili della cura della casa comune. E chiede con urgenza al Creatore di infondere lo "spirito di fraternità" nel cuore degli uomini; solo così sarà possibile costruire un "mondo più umano, senza fame e povertà, senza violenza e guerra" (cfr. la preghiera al Creatore di Fratelli tutti). 
La fede ci incoraggia e ci permette di vivere insieme nella giustizia e nella pace. Questa dovrebbe essere la nostra missione e il nostro obbligo, soprattutto in tempi di crisi.