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Annette Schavan

Former Federal Minister of Education and Research, Germany
 biography
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La fine della Guerra Fredda, la caduta del Muro di Berlino e la riunificazione dell'Europa: è stato un grande momento per la democrazia e la relativa convinzione che il trionfo della libertà fosse inarrestabile. Bush, Gorbaciov, Thatcher, Mitterrand: tutti hanno detto sì ad una Germania riunificata ed al fatto che l'Europa potesse ora respirare di nuovo - secondo le parole di Papa Giovanni Paolo II - con entrambi i polmoni. Il raggiungimento di questo obiettivo serve anche come chiave di lettura del suo pontificato. L'allargamento dell'Unione europea procedeva a grandi passi. In Germania eravamo ormai convinti di essere circondati da amici. Le priorità politiche potevano essere reimpostate. La libertà veniva prima della sicurezza. Lo "spirito di Helsinki" aveva campo libero. La mia generazione in Germania ha vissuto un forte slancio verso una vera unità interna del Paese. La città di Berlino, dove siamo riuniti per questo incontro per la pace, dopo il 1989 ha vissuto una fioritura come capitale federale e, poco dopo, anche come sede della politica e di tutti coloro che cercano un dialogo con la politica, e come città della scienza e della cultura.
 
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La democrazia in tempi di cambiamento sviluppa vitalità e attrattività, genera fiducia e sicurezza. Ciò vale anche in tempi difficili. Sono tempi favorevoli al compromesso, al dibattito e all'accettazione della crescente diversità come segno di modernità. Sono tempi favorevoli anche per affermare che la solidarietà ha la priorità rispetto all’emarginazione.
 
La democrazia, tuttavia, non è un processo che si autoalimenta. La democrazia ha bisogno di democratici. Sembra un'affermazione banale, ma ci dice tuttavia che essa è esigente; la democrazia richiede, e continua a dipendere da questo: che coloro che si assumono la responsabilità e si battono per una cultura democratica convincente attuino una comunicazione ampia, differenziata e costante.
 
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Ma perché il numero delle "democrazie illiberali" è attualmente in crescita? Siamo davanti ad una espressione ingannevole: illiberalità e democrazia sono difficili da conciliare. C'è una seduzione linguistica dietro questa formulazione spesso utilizzata. Come se si trattasse di una democrazia in cui la diversità, la ricerca del compromesso e persino il liberalismo sono riconosciuti come inadatti. Il compromesso viene…compromesso, la diversità viene vista come il rifiuto di accettare determinati principi e la liberalità viene giudicata, erroneamente, come un rifiuto dell'autorità. Élite autoproclamate dichiarano di poter fornire la soluzione dei problemi, di poter dare risposte chiare, di poter prendere decisioni politiche e di agire in modo più rapido, migliore e più efficace. In breve, il mondo è ridotto a formule semplici, non sono gradite le distinzioni, così come le minoranze, e la religione è accettata solo se è utile a fungere come stabilizzatore del sistema. In definitiva, stiamo parlando di modalità diverse dello stesso fenomeno: di fronte alla complessità della realtà, si arriva alla capitolazione! Questa capitolazione è spesso connessa con un'abile mascheratura della corruzione, come anche con la fuga dalla crescente complessità - del mondo, del proprio Paese, della vita dell'individuo.
 
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Bisogna aggiungere che le democrazie occidentali hanno perso il loro fascino. Le ragioni sono molteplici. Mi concentrerò sull'Europa e su un numero ristretto di motivi:
 
- In un numero sempre maggiore di Paesi europei, le prospettive per il futuro delle giovani generazioni continuano ad essere scarse. A livello europeo sono stati lanciati programmi per svariati miliardi, che però non hanno sortito alcun effetto significativo. Il rafforzamento della democrazia ha bisogno del rafforzamento dei giovani democratici, affinché vi possano prendere parte, e questo è possibile soltanto se saranno in grado di realizzarsi professionalmente ed (anche) politicamente.
 
- L'Europa ha perso un'enorme quantità di fiducia in sé stessa. Nei suoi discorsi critici sull'Europa, Papa Francesco ha ricordato a questo continente le radici, i valori e le azioni che lo hanno portato ad essere forte. La diversità è uno di questi punti di forza! La diversità sarebbe anche una chiave di svolta nel dibattito sempre più disperato sulla migrazione e sui migranti. Alcune asprezze nel dibattito nascondono la disperazione per l'insuccesso di politiche migratorie sostenibili che potrebbero aiutare l'Europa a ritrovare la sua forza e la fiducia in sé stessa.
 
- All'Europa manca una strategia per l'innovazione culturale, sociale e anche tecnologica. La strategia di Lisbona prevedeva che l'Europa crescesse per diventare, entro il 2010, "l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo". I superlativi linguistici sono stati l'ultimo tentativo di incentivare l'innovazione. Non ci siamo riusciti! Anche ciò si ripercuote sulla costituzione mentale del continente.
 
Cito solo queste 3 ragioni, perché sono fermamente convinta che essi contribuiscano al fatto che i semplificatori stiano guadagnando sempre più consensi. Promettono ciò che non manterranno mai. Sono lontani dai punti di forza dell'Europa, i quali comprendono anche una visione dell'essere umano ispirata, tra l'altro, al cristianesimo. Non sono né innovativi né solidali.
 
L'Europa deve trovare risposte politiche che rafforzino la sua autostima democratica: le prospettive per i giovani e per i migranti, l'innovazione e la valorizzazione della diversità sono tra queste.