Condividi su

Ignatius Aphrem II

Patriarca siro ortodosso di Antiochia e di Tutto l'Oriente
 biografia
Eminenze,
Reverendi padri,
Illustri ospiti,
Signore e signori
 
Prima di tutto, permettetemi di ringraziare la comunità di Sant'Egidio, in particolare il suo fondatore Professor Andrea Riccardi e il suo presidente prof. Marco Impagliazzo, per avermi invitato a partecipare a questo Incontro Internazionale per la Pace, che si svolge in questa splendida città di Bologna, e per riflettere insieme sulla pace e il dialogo tra culture e religioni diverse.
Sant’Egidio ha scelto per l’Incontro Internazionale di quest’anno, un tema che sottolinea la responsabilità di ciascuno di noi nel costruire ponti di pace; ponti che colleghino tutti noi esseri umani insieme, in un unico mondo. Costruire ponti di pace non è per noi una scelta, ma una necessità e dobbiamo impegnarci in essa per  il bene del nostro futuro insieme e per un futuro sicuro del genere umano e del nostro mondo.
Ponti di pace che rafforzino l’unità tra tutti i popoli di Dio che Egli ha creato a sua somiglianza. Ponti che resistano alla divisione e all’odio. Ponti che possano garantire tutto contro il terrorismo e il fanatismo, che inducano ad accettare la diversità ed incoraggino la coesistenza. Ponti che mettano in contatto l’Est e l’Ovest e vadano oltre il genere, la razza o la religione per raggiungere il fine più sublime comune a tutti, cioè il benessere di tutta la creazione di Dio al centro della quale noi stiamo in qualità di custodi e portavoce ai quali verrà chiesto conto, non solo delle loro vite e azioni, ma anche di come hanno amministrato la creazione di Dio, che è il mondo intero.
 
La pace che supera ogni intelligenza  
S. Paolo, nella sua Epistola agli Efesini, ci ricorda che Cristo stesso “è la nostra pace, Colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo (Ef. 2:14).
Come buoni cristiani, dobbiamo non solo abbracciare la cultura dell’amore e della costruzione di pace, ma anche diffonderla attorno a noi. Infatti, siamo specialmente chiamati ad essere artigiani di pace, “Beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5:9). La pace che siamo chiamati a costruire non viene da interessi personali, né è il risultato di trattati internazionali o accordi tra governi; essa è invece un risultato del nostro rapporto con il Signore. E’ quel tipo di pace che  S. Paolo definisce nella sua Lettera ai Filippesi: “la pace di Dio che soprassa ogni intelligenza” (Fil 4:7). Per la mente umana è così difficile concepire questo tipo di pace che, come il vero amore, non si attende nulla in cambio.
Il nostro Signore Gesù Cristo fa chiaramente questa distinzione tra la pace del mondo e la pace del cielo. Nel Vangelo secondo Giovanni (14), il Signore Gesù dice: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (Gv 14:27). 
 
La pace interiore
Quindi la vera pace nasce dall’interno dei nostri cuori, e li libera dalla paura riempiendoli di una gioia duratura che nessuno può portarci via (Gv 16:22). Non dimentichiamo come i primi martiri della chiesa furono portati al martirio con la pace nel cuore e la gioia che illuminava i loro volti. E non possiamo dimenticare i 21 martiri copti uccisi per la loro fede sulle spiagge della Libia con il santo nome di Gesù sulle labbra.
Nel mondo di oggi molti vivono un vuoto spirituale che si riflette nella loro incapacità di essere in pace, perfino con sé stessi. Tuttavia, la pace interiore è un desiderio intenso per ogni cristiano e si raggiunge contemplando gli insegnamenti di amore predicati nel Vangelo e mettendoli in pratica nella vita.
 
 
Pace con Dio
La pace interiore è il risultato della vera vita cristiana, vissuta quotidianamente in ogni momento delle nostra esistenza. Inoltre, essa è anche la totale sottomissione alla volontà del Signore e ai suoi insegnamenti e ci porta a crescere spiritualmente, “finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo” (Ef. 4:13) 
La pace interiore è il risultato di una totale riconciliazione con Dio ed è il frutto di una sana relazione con Lui. Una relazione nutrita e rafforzata dall’aiuto dell’intera comunità dei fedeli. 
 
Pace con l’altro
L’amore non può essere vero se non lo si comprende come amore di Dio riflesso nel nostro amore per il prossimo o per l'altro. Allo stesso modo, la vera pace è quella che deriva dalla nostra sottomissione a Dio e si riflette nel nostro rapporto con l'altro. È un rapporto di tipo verticale con Dio che si rivela in modo orizzontale con altri esseri umani. Si raggiunge la vera pace quando andiamo oltre noi stessi e ci rivolgiamo ai nostri compagni cercando di portare loro la pace. Solo allora trovano compimento le parole del profeta Isaia: "'Pace, pace a colui che è lontano e a colui che è vicino,' dice il Signore" (Isaia 57:19). Quando non ci sarà pace a colui che è lontano e a lui che è vicino, allora tutto il mondo sarà in pace. 
Ci può essere pace nel nostro mondo disgregato, con tante guerre e conflitti che infuriano in così tanti luoghi? Come può ciascuno di noi essere un costruttore di ponti per la pace? Sì lo possiamo, quando il nostro cuore è pieno della pace che viene dall’alto e condividiamo quella pace con gli altri e, insieme, costruiamo un ponte per la pace nel nostro mondo dove paura, odio, xenofobia, violenza e guerre scompaiano e prevalgano bontà, amore, attenzione all'altro e, soprattutto, la pace. 
 
Ponti rotti
Nel mondo in cui viviamo, il maggior numero di vittime di persecuzioni religiose e guerre sono cristiani. Negli ultimi 2000 anni, i cristiani hanno offerto milioni di martiri. Oggi, questo fenomeno continua in diversi paesi e in tutte le regioni del mondo.
I cristiani del Medio Oriente, in particolare, stanno pagano un prezzo molto alto per la loro fede e la loro testimonianza. Negli ultimi anni dall’inizio delle cosiddette primavere arabe, i cristiani di Iraq e Siria, gli abitanti originari di quella regione, hanno abbandonato la terra dei loro padri in misura allarmante, allontanati dalla paura di un futuro incerto.
Essi hanno affrontato una terribile pulizia etnica da parte di gruppi di terroristi che uccidono le persone e distruggono luoghi di culto e antichi monumenti, in nome di dio e della religione. Abbiamo visto molte chiese, monasteri e altri edifici distrutti. Molti preti sono stati rapiti o martirizzati. Molti sono stati espulsi dalle loro case e città, i bambini hanno perso i genitori, i giovani hanno perso i loro sogni e hanno visto le loro aspirazioni distrutte.
Dopo cinque anni e mezzo dal loro rapimento mentre erano in missione di pace, non abbiamo ancora notizie delle sorte dei due arcivescovi ortodossi di Aleppo, Boulos Yaziji e Mar Gregorius Youhanna Ibrahim. Il mondo sembra incapace o non desideroso di sostenere la loro causa. Ci deve essere qualcuno da qualche parte che sa qualcosa di loro, ma non vediamo nessuno serio sforzo a questo riguardo.  
I cristiani della città di Mosul in Iraq non possono ancora tornare nelle loro case; molti abitanti delle città e dei villaggi della piana di Ninive non vogliono tornare nelle loro case per paura di attacchi per mancanza di sicurezza.
Più dell’80 % dei cristiani in Iraq ha abbandonato il paese e circa il 50% dei cristiani di Siria ha fatto altrettanto. Davvero c’è da temere che un giorno non ci saranno più cristiani in quella regione!! Sarebbe una catastrofe non solo per i cristiani delle antiche Chiese del Medio Oriente, ma anche per i nostri fratelli e sorelle musulmani.
Come ha detto Sua Santità Papa Francesco durante il nostro incontro a Bari lo scorso luglio, “ Il Medio Oriente senza cristiani non sarebbe il Medio Oriente”. 
Cari amici,
non c’è dubbio che la grande maggioranza dei popoli del mondo di differenti culture e religioni desideri vivere uno a fianco dell’altro in pace e armonia.
Tuttavia, gli interessi nazionali e la politica internazionale, che talvolta utilizzano le differenze religiose e incoraggiano il fanatismo religioso ed etnico, distruggono i ponti di pace che sono stati costruiti tra popoli di diverse religioni e culture in migliaia di anni. 
Queste stesse politiche hanno anche provocato gravi danni all’ambiente. Con la corsa allo sfruttamento delle risorse della terra in modo avido ed irresponsabile, hanno inflitto un danno irreparabile al pianeta che sta provocando molti cosiddetti disastri naturali, quali terremoti, inondazioni ,tsunami e altre calamità e causando la morte e la fuga di milioni di persone.
 
 
Distruzione e guerra in nome della pace! 
Quello che è più allarmante è che oggi guerre e conflitti sono incoraggiati e combattuti in nome della libertà, della democrazia, della giustizia e della pace.
Credo che questi nobili valori siano sfruttati per altri obiettivi, quali la vendita di armi, la promozione degli interessi di alcune società e gruppi privati e il controllo delle risorse naturali di paesi più piccoli e deboli.
C’è bisogno di riappropriarci e di ricordare l’insegnamento di Dio sulla dignità degli esseri umani e sulla loro centralità nella creazione di Dio e nel Suo divino o per la loro salvezza e redenzione. Questa è una sfida per tutti i governi ed i partiti politici.
 
 
Si possono costruire ponti di pace?
Noi crediamo che Dio abbia creato il mondo perché sia in armonia e pace; gli uomini dovrebbero essere promotori e costruttori di pace. Questo dovrebbe riflettersi nelle nostre famiglie, società e nazioni e insieme, come una famiglia globale, dovremmo lavorare a costruire ponti di pace e a riportare l’armonia nel nostro mondo.
Costruire ponti di pace dovrebbe essere un comune obiettivo per tutti noi, per preparare un future migliore per le generazioni a venire. Lo abbiamo imparato dalla nostra lunga esperienza nella storia  - una storia vergognosa macchiata da guerre, genocidi, pulizie etniche e religiose..
 
 
Strumenti per costruire ponti di pace
Nel nostro tentativo di essere costruttori di ponti di pace abbiamo bisogno di alcune guide e sostenitori. Lasciatemi condividere con voi alcuni punti a questo riguardo: 
 
- Rispetto per ogni essere umano indipendentemente da religione e razza: Dio ci ha creati tutti uguali perché ci ama tutti e nessuno dovrebbe avere il diritto di decidere chi è “meno umano” di un altro e chi merita di vivere o morire. 
- Libertà di  religione dovrebbe essere garantita a tutti. Dio solo conosce i cuori degli uomini e Egli solo può decidere se accettare o respingere i nostri atti di culto.
- Il principio di uguale cittadinanza dovrebbe essere in vigore nelle nostra società. Perciò occorre chiaramente stabilire una separazione tra la vita privata dei cittadini e gli affari pubblici dello stato nel suo insieme.
- La conoscenza dell’altro è di fondamentale importanza perché garantisce una coesistenza pacifica. L’ignoranza dell’altro crea paura, la paura crea isolamento e l’isolamento porta alla sfiducia e infine alla violenza. 
- Il dialogo a diversi livelli è molto importante per costruire fiducia tra le persone di diverse fedi, soprattutto i giovani.  Il dialogo dovrebbe vertere su punti di convergenza e sottolineare comuni principi che contribuiscano al miglioramento della vita umana.
 
Conclusione
Senza la pace non c’è futuro per l’umanità. 
Possiamo tutti noi essere architetti di pace e costruttori di ponti di pace. 
Possa Dio benedire il nostro mondo con la pace e l’armonia.
Grazie