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Bartomeu I

Patriarca de Constantinoble
 biografia

Illustri e Venerabili Rappresentanti delle Religioni del mondo,

Onorevoli Rappresentanti degli Stati e delle Organizzazioni Mondiali,
Distinti Partecipanti,
 
Alla fine del 2019 il mondo veniva scosso dalle informazioni che provenivano dalla Cina, dalla città di Wuhan, dove una nuova strana malattia contagiava un grandissimo numero di persone, provocando anche innumerevoli vittime. Nonostante il globalismo imperante, il pianeta era alle prese con grandi crisi economiche e finanziarie in varie aree del mondo, caratterizzate da tensioni tra le grandi potenze; la transumanza di intere popolazioni e migrazioni sempre più imponenti hanno scosso la seconda decade del XXI secolo, provocando ripercussioni negative e il sorgere di nuovi e assopiti nazionalismi tra molti popoli della terra. Il fondamentalismo religioso cercava di vanificare i dialoghi per la pacifica convivenza e la collaborazione tra le fedi. Un economismo senza regola continuava imperterrito nel suo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali, le cui conseguenze sul clima sono sotto gli occhi di tutti. In questo desolante quadro si inserisce in pochissimo tempo la pandemia del Coronavirus Covid-19, che cambierà la percezione generale del pianeta. La insicurezza causata dalla nuova malattia che si è diffusa in ogni angolo del mondo, le conseguenze di un lockdown mondiale, mai ipotizzato o pensato, ha fatto emergere nuove cognizioni e percezioni tra tutti i popoli del mondo. Nessuno, ricco o povero, del Nord o del Sud del mondo, appartenente a qualsiasi cultura o religione o ordine politico ed economico, poteva dirsi al riparo da questo flagello del XXI secolo. Oggi, lentamente stiamo vedendo una luce in fondo al tunnel. Possiamo ritornare alla vita del mondo precedente come nulla fosse successo o questo avvenimento potrà indirizzare la vita dei popoli della terra verso un mondo diverso, con la speranza che sia migliore? La nostra risposta a questo interrogativo è una sola: Il mondo di prima non c’è più e abbiamo nelle nostre mani la possibilità di costruire un nuovo inizio, un nuovo inizio che non potrà che essere INSIEME. Ritrovandoci a questo importante appuntamento, non possiamo che affermare nuovamente principi che già conosciamo, ma ora abbiamo l’obbligo di renderli realtà concreta. 
 
Ricominciamo con l’affermare ciò che la pandemia ha reso più evidente: la appartenenza alla unica famiglia umana di tutti i popoli della terra e l’attenzione per la creazione, la quale ha potuto riposare e rinnovarsi, facendoci ritrovare la vita in tanti luoghi in cui era impossibile immaginarla fino a pochi mesi prima.
 
Un documento recente del nostro Patriarcato Ecumenico afferma che: “i veri progressi scientifici (in settori come la biologia molecolare, e la genomica in particolare) hanno dimostrato che il concetto stesso di razze distinte o di cladi genetici separati all'interno della specie umana, sono una fantasia feroce, senza alcuna base nella realtà biologica, - la nozione velenosa di razza rimane parte del mondo concettuale della tarda modernità.  ….  C'è solo una razza umana, a cui appartengono tutte le persone e tutte sono chiamate come una sola persona a diventare un unico popolo in Dio Creatore. Non esiste umanità, a parte l'unica umanità universale…”.  È pertanto indispensabile che tutti assieme riconosciamo, a tutti i livelli, non solo il concetto di diritti umani, ma la appartenenza alla unica Umanità, con tutte le sue specificità, culture e identità. Un inizio post pandemico non può prescindere da questo assioma, che abolisce ogni concetto di diversità e favorisce il riconoscersi come unica famiglia.
 
Per riconoscere l’altro, dobbiamo innanzitutto “conoscere” l’altro nella sua interezza culturale, sociale, etica, religiosa, tradizionale. Conoscere la identità dell’altro significa porsi in ascolto dell’altro, non per omogenizzarlo ad una unica identità globale, ma “comprendere” la sua specificità. È importante intraprendere una nuova via alla globalizzazione, a cui i moderni sistemi di comunicazione ci hanno introdotto, non per erigere barriere, ma per salvare le peculiarità di ogni popolo, di ogni territorio, di ogni cultura, non come chiusura in sé stessi, pericolo sempre presente in tante società, ma per farlo comprendere all’altro e con cui porsi in relazione.
 
Un sistema di relazione che si basa sulla conoscenza e sulla comprensione ha la capacità di armonizzare anche gli estremi, come il periodo pandemico ci ha dimostrato, creando nuove forme di economia, più attente alle esigenze dei popoli, alle sfide della povertà, alla possibilità di evitare inutili migrazioni, qualora le condizioni di vita potessero essere ritenute almeno accettabili, alla possibilità di condivisione, anche rispettando i principi economici che governano le scelte dei vari paesi, alla fruizione da parte di tutti dei beni della terra, senza arrivare a forme di sfruttamento umano e delle risorse, che spesso sono cause di conflitto.
 
Il mondo post pandemico deve produrre anche un terzo principio accanto alla conoscenza e alla comprensione: il rispetto reciproco. Rispettare e rispettarsi, dialogare e ascoltarsi rende attuabili i principi di cui sopra. Superare i fondamentalismi religiosi, i nazionalismi assoluti, affermare la giustizia giusta ad ogni livello della società degli uomini, creare momenti di arricchimento culturale reciproco, possono portare la nostra umanità a nuove conquiste per una vita degna in ogni campo dello scibile umano e della convivenza reciproca.
 
Il Santo e Grande Concilio della Chiesa Ortodossa, a Creta nel 2016 ha affermato solennemente che “i doni della pace e della giustizia dipendono anche dalla sinergia umana”  e che “ogni uomo, indipendentemente dal colore, dalla religione, dalla razza, dal sesso, dalla nazionalità, dalla lingua, è stato creato a immagine e somiglianza di Dio e gode degli stessi diritti nella società”. 
 
Uomini di fede, Politici, Economisti, Filosofi e Sociologi, Ecologisti, Scienziati, uomini e donne di buona volontà, dopo ogni sconvolgimento avvenuto nella storia, le società umane hanno avuto la possibilità di uscirne migliori e progredire nella crescita in tutti i campi o di rinchiudersi, escludendosi a vicenda, aprendo le porte a nuovi conflitti e problemi.
 
Dopo questa pandemia si pone anche a noi la stessa domanda. Vogliamo conoscerci, comprenderci e rispettarci per dare una nuova possibilità ai popoli del mondo di vivere con giustizia e in pace, salvaguardando la creazione e tutto ciò che ne consegue? Se non lo faremo, le conseguenze saranno peggiori del mondo che abbiamo lasciato.
 
Grazie della Vostra attenzione.