Condividi su

Indunil J. K. Kodithuwakku

Dicastero per il Dialogo Interreligioso, Santa Sede
 biografia
Eminenze, Eccellenze, 
Distinte Autorità, 
Cari fratelli e sorelle, 
 
È un grande onore per me essere qui oggi, come Prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, che opera per promuovere il dialogo tra persone appartenenti a diverse tradizioni religiose. Sono lieto di partecipare a questo importante Incontro Internazionale "L'audacia della pace" promosso dalla Comunità di Sant'Egidio e desidero anche ringraziare tutti gli organizzatori per l'invito e la città ospitante di Berlino. 
Questa capitale è una città che nella sua storia è stata segnata da molte tragedie, ma che è anche un simbolo di unità e riconciliazione. Unità e riconciliazione che anche l'iniziativa di Popoli e Religioni, dal 1987 ad oggi, vuole promuovere con perseveranza e audacia portando avanti e proponendo lo 'spirito di Assisi' a credenti e non credenti. 
Il mondo deve ancora riprendersi da una devastante pandemia di Covid-19. Tragicamente, la guerra in Ucraina e altre guerre e conflitti in corso, così come il cambiamento climatico, colpiscono tutti, peggiorando le condizioni della nostra umanità, già devastata e martoriata, e del pianeta. 
Nella pandemia abbiamo capito che tutto ci riguarda, che è proprio vero che siamo tutti sulla stessa barca e che l'unica via di uscita è diventare tutti fratelli e sorelle. Di fronte al dramma della guerra, comprendiamo il rischio che corre oggi l'intera famiglia umana, perché la guerra "non è un fantasma del passato, ma è diventata una minaccia costante" (Fratelli Tutti 256). Sono convinto che il dialogo tra le religioni non sia un segno di debolezza, ma una manifestazione del dialogo di Dio con l'umanità e che la fraternità è una sfida per tutta l'umanità. 
 
Promuovere l'unità e l'amore tra gli esseri umani 
Il concetto di dialogo non era una questione marginale per i Padri del Concilio Vaticano II (1962-1965). Oltre al dialogo ecumenico (cioè al dialogo con gli altri cristiani), che è costantemente sottolineato nei documenti del Concilio, la necessità del dialogo con i credenti di altre religioni è un tema ricorrente nei documenti conciliari quali  la Nostra Aetate (28 ottobre 1965), la Dichiarazione sul rapporto della Chiesa con le religioni non cristiane, che è considerata come la Magna Charta del dialogo interreligioso. Le basi dottrinali del dialogo interreligioso sono stabilite nel documento sulla Chiesa  (Lumen gentium), mentre quello sulla libertà religiosa (Dignitatis humanae) enuncia i principi di rispetto e stima per l'innata dignità umana di ogni persona su cui si fonda l'idea di dialogo. 
La dichiarazione conciliare Nostra Aetate incoraggia i cristiani a " promuovere l'unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i popoli esaminando tutto ciò che gli uomini hanno in comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino" (NA, 1). Questo documento indica l'origine comune e il fine ultimo di tutti gli uomini, cioè Dio, come punto di partenza per costruire la pace nel mondo e l'armonia nella società. Manifestando il suo desiderio di relazionarsi rispettosamente con i fedeli di altre religioni, la Chiesa esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi. (NA, 2). 
La Chiesa desidera impegnarsi in relazioni interreligiose amichevoli perché considera questa una parte importante del suo mandato. Nel suo dialogo la Chiesa parla ai seguaci di altre religioni perché Dio per primo ha parlato all'umanità nel suo Figlio, e Dio continua a comunicare a tutto il genere umano, in particolare attraverso la sua Chiesa, un messaggio di bontà, perdono e pace. 
Inoltre, il dialogo di Dio con l'umanità serve come forma e modello per ogni dialogo.
 
Papa Francesco: promuovere una "cultura del dialogo" attraverso il rispetto reciproco, l'amicizia e la fraternità. 
Vivere la propria identità nel "coraggio dell'alterità" è la soglia che la Chiesa di Papa Francesco ci chiede oggi di varcare. Nel suo primo discorso ai rappresentanti dei cristiani e dei credenti di diverse religioni, il Papa sottolinea che la pietra angolare di ogni dialogo è l'amicizia e il rispetto: “La Chiesa cattolica è consapevole dell'importanza di promuovere l'amicizia e il rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose (…)” (Ai rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali e delle diverse religioni 17 marzo 2013). Un'amicizia e un rispetto solidi e genuini aprono poi la strada ad un dialogo attivo. Attraverso il dialogo, il Papa cerca di promuovere una cultura dell'incontro: Significa che come popolo ci appassiona incontrare gli altri, cercare punti di contatto, gettare ponti, progettare qualcosa che coinvolga tutti. Questo è diventato un’aspirazione e uno stile di vita. (FT 216). 
Papa Francesco ci ha invitato a concentrarci sul dono dell'amicizia interreligiosa, sia con il suo esempio che con le sue parole. Nel suo incontro con il Consiglio musulmano degli anziani in Bahrain, ha dichiarato: “Credo che sempre più abbiamo bisogno di incontrarci, di conoscerci e stimarci, di anteporre la realtà alle idee, le persone alle opinioni, l'apertura al cielo alle differenze sulla terra.” (4 novembre 2022). In questo modo, egli mantiene al centro del suo dialogo, il cammino dell'abbracciare sia la trascendenza che la fraternità umana. 
Per la Chiesa cattolica, il dialogo tra le diverse tradizioni religiose ha un suo valore intrinseco, non nasce da tattiche o interessi nascosti. Il suo scopo principale è quello di consentire alle persone di diverse religioni di vivere in armonia e pace, di capirsi meglio, di lavorare insieme per il bene dell'umanità e di aiutarsi a vicenda a rispondere alla chiamata di Dio. 
Questa è la sfida lanciata da Papa Francesco a noi tutti: considerare la fraternità universale, basata sulla dignità della persona umana, come un fattore fondamentale e indispensabile per costruire un dialogo per la pace. Una pace vera e duratura sarà possibile solo a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana (Ft 127). 
 
Dialogo interreligioso per promuovere l'unità, l'armonia e la pace 
Una delle sfide nel contesto delle nuove prospettive nel dialogo interreligioso, è proprio la promozione di una grande collaborazione reciproca per costruire una società più pacifica e armoniosa, rivolgendoci al movimento globale dei popoli che sorge da una varietà di situazioni mondiali. In termini concreti, ciò significa lavorare insieme per promuovere la dignità di ogni persona attraverso l'impegno per la giustizia. Infatti, i credenti, seguendo le rispettive tradizioni, richiamano l'attenzione sulla verità del carattere sacro e della dignità della persona. Questa è la base del nostro reciproco rispetto e stima e la condizione di servizio per la collaborazione per la pace tra le nazioni e i popoli, il desiderio più forte di ogni credente e di ogni persona di buona volontà. 
La prospettiva, dunque, e lo scopo del dialogo, è che attraverso un'autentica collaborazione tra i credenti si possa operare per contribuire al bene di tutti, lottando contro le tante ingiustizie che ancora affliggono questo mondo e condannando ogni forma di violenza. Il dialogo interreligioso aiuterà a costruire una cultura dell'incontro e della fraternità se ci sforziamo davvero di trovare punti di contatto condivisi per promuovere il lavoro per il bene comune. 
Per fraternità si intendono le relazioni umane fondamentali che attingono dalla profondità del senso della famiglia – quella di sorella o di fratello – non solo la comunione o l'amicizia, ma soprattutto il legame inestricabile che è la famiglia umana. Ma fraternità non può significare un rapporto esclusivo con il mio gruppo, comunità, cultura, religione, ma inclusivo di tutta l'umanità. Nella sua Enciclica Fratelli tutti (3 ottobre 2021) Papa Francesco ha scritto che essere artigiani di pace è un compito che dobbiamo condividere con i credenti di altre tradizioni religiose, affinché si affermi una cultura dell'incontro e il dialogo interreligioso abbia un futuro. 
Le persone appartenenti a religioni diverse devono dimostrare che la religione non è un problema ma parte della soluzione per portare armonia e pace nella società attraverso la collaborazione interreligiosa. L'armonia va coltivata e la pace deve essere accolta come dono di Dio, costruita dagli uomini in ogni circostanza. 
Dobbiamo offrire la nostra collaborazione alle società in cui viviamo e condividere con tutti i nostri valori comuni e le nostre convinzioni più profonde per difendere e promuovere la pace e la giustizia, la dignità umana e la protezione dell'ambiente. Ne consegue che il dialogo interreligioso sta diventando sempre più necessario, non certo un lusso o un accessorio, per aiutare questo mondo a trovare la pace. 
 
Conclusione 
Papa Giovanni XXIII scriveva 60 anni fa: "Il mondo deve essere educato ad amare la Pace, a costruirla e difenderla. Dobbiamo suscitare negli uomini del nostro tempo e delle generazioni future il senso e l'amore della Pace fondata sulla verità, sulla giustizia, sulla libertà e sull'amore” (cfr. Popa Giovanni XXIII, Pacem in terris). Sessant'anni dopo, queste parole ci impressionano ancora per la loro attualità. Possiamo infatti affermare che il nostro mondo ha bisogno di una rinnovata ondata di amore capace di compassione, tenerezza, attenzione, perdono e fraternità. 
Attraverso i nostri sforzi nel dialogo interreligioso, come membri di un'unica famiglia umana, siamo chiamati a promuovere la dignità di ogni persona, riconoscendola come sorella o fratello, in ogni momento e in qualsiasi parte del mondo. 
Papa Francesco nel suo discorso alla Conferenza Globale della Fratellanza Umana ha detto: "È giunto il momento in cui le religioni dovrebbero impegnarsi più attivamente, con coraggio e audacia, e senza pretese, per aiutare la famiglia umana ad approfondire la capacità di riconciliazione, la visione della speranza e i percorsi concreti di pace.” (Discorso di Papa Francesco, Conferenza Globale della Fratellanza Umana, Founder's Memorial Abu Dhabi, 4.2.2019). 
Siamo chiamati a proseguire instancabilmente questo cammino di dialogo interreligioso, con coraggio e audacia, nello sforzo di aiutarci a vicenda a superare tensioni e incomprensioni, luoghi comuni e stereotipi che generano paura e contrapposizione. In questo modo, incoraggeremo la crescita di uno spirito fecondo e rispettoso di cooperazione e di pace. 
Grazie mille per il vostro interesse e attenzione.