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Mohammad Ali Abtahi

Presidente dell’Istituto per il Dialogo Interreligioso, Iran
 biografia
Il collasso sociale (noto anche come collasso della civiltà) è il fallimento di una società umana complessa, caratterizzata dalla perdita dell'identità culturale e della complessità sociale come sistema adattivo, dalla caduta del governo e dall'aumento della violenza. Le possibili cause di un collasso sociale includono catastrofi naturali, guerre, pestilenze, carestie, crisi economiche, eccessiva diminuzione o eccessivo aumento della popolazione, migrazioni di massa ed atti ostili da parte di civiltà rivali. Una società collassata può regredire ad uno stato più primitivo, essere assorbita da una società più forte o scomparire completamente.
 
Secondo questa definizione classica, non c’è stato collasso sociale, economico e politico nella maggior parte del mondo, ma purtroppo la situazione degli esseri umani contemporanei, anche nei paesi più prosperi e stabili del mondo, è tale che la solitudine e l'isolamento sembrano essere un sentimento comune e universale. Non si muore più di fame e di carestia, l'aspettativa di vita è migliorata e la mortalità infantile è quasi scomparsa, ma la gente è ancora stanca e non ne può più della vita. Non siamo qui facendo un racconto romantico che ha il senso di impotenza come tema, ma stiamo parlando di sentimenti pervasivi come solitudine e ansia, dell’interruzione delle relazioni, della rabbia e della ribellione, di sentimenti di umiliazione e depressione. Questi problemi hanno portato ciò che può essere considerato il più grande atto d'accusa verso le società avanzate: il tasso paradossalmente elevato di suicidi.
 
La crescita economica è la principale priorità della politica moderna, ma gli sforzi che gli uomini compiono per ottenere la sicurezza materiale hanno un senso solo se sappiamo come ridurre quelle sofferenze umane che, anche quando c’è prosperità economica, non cessano di esistere, e che, anzi, talvolta sono causate direttamente da essa. Gli attuali problemi dei trenta paesi più potenti o più ricchi, che sono anche chiamati il primo mondo, sono gli stessi di cui soffre l'intero genere umano. In altre parole, se non c'è un piano che sappia guardare alle questioni umane fondamentali e che abbia come obiettivo la felice convivenza degli esseri umani nel complicatissimo mondo di oggi, è certo che concentrarsi solo sul benessere materiale e su un'economia dinamica non risolverà i problemi del mondo.
 
La speranza del periodo illuminista e della rivoluzione industriale era che con il dominio della ragione e la realizzazione dello sviluppo e del benessere per tutti, le società umane avrebbero raggiunto la libertà, la prosperità e la pace. Tuttavia, le devastazioni portate dalla Prima e dalla Seconda Guerra Mondiale, e, successivamente migliaia di altre guerre in tutto il mondo, come anche la distruzione dell'ambiente, la crescita del fondamentalismo, le ondate di immigrazioni massicce e gli enormi spostamenti di popolazione, le crisi dovute alla disoccupazione ed i tanti problemi connessi a questi eventi hanno dimostrato che la vita umana è più fragile, sensibile e complessa, perché programmi semplicistici ed unidimensionali possano trovare soluzioni per uscire dalle crisi esistenziali nel complesso e difficile mondo di oggi.
 
Ciò che ci troviamo ad affrontare nel mondo contemporaneo, o più propriamente nel villaggio globale, sono enormi cambiamenti tecnologici, grandi cambiamenti negli stili di vita e cambiamenti sostanziali nelle relazioni politiche. Questi cambiamenti sostanziali hanno fatto sì che anche le relazioni umane ne risultassero radicalmente mutate. La questione non è solo il fatto che siano cambiati quello che è l’aspetto del mondo, le relazioni umane e gli stili di vita, ma piuttosto la velocità di questi cambiamenti. Soprattutto nel campo della tecnologia essa è tale che non è più possibile per nessun essere umano riuscire a seguire in tempo reale tutti gli aspetti di questi cambiamenti. Di conseguenza, nonostante i progressi compiuti, spesso si è incapaci a stare dietro a questi sviluppi, e non vi è neanche tempo sufficiente per pensare quali possano essere le loro inevitabili conseguenze. Ciò ha creato innumerevoli questioni comunicative difficili da risolvere che, per quanto esse possano sembrare banali rispetto ai grandi problemi del mondo, hanno creato innumerevoli crisi nella vita quotidiana e sono state la causa di innumerevoli danni umani e spirituali.
 
In effetti, la domanda fondamentale è se questa globalizzazione dei cambiamenti abbia portato a un mondo più umano. In questa sede, intendo portare avanti la discussione presentando due esempi di grandi cambiamenti nel mondo moderno, senza precedenti nella storia, e vorrei anche porre la seguente questione: quali sono le opportunità che abbiamo trascurato, grazie alle quali potremmo ottenere una vita comunitaria felice, un mondo con più pace e più tolleranza e con un livello di sicurezza più stabile?
 
I due esempi che seguono possono introdurre una breve discussione sulla tecnologia e sul concetto di uguaglianza e individualità.
 
Innanzitutto, bisogna riconoscere che la risposta alla domanda citata è molto difficile, soprattutto per la natura mutevole del mondo in cui viviamo, un mondo che, a causa della complessità delle tecnologie e della varietà delle aspettative, non si mantiene più costante e stabile: è come se il "vecchio" e il "nuovo" non si misurassero nella scala dei secoli ma in quella delle "ore" e dei "minuti". Forse questa situazione può essere paragonata ad una costante resurrezione, in cui in ogni momento lo stato in cui si trova il mondo è il risultato di una distruzione seguita da una ricostruzione, ed anche è il risultato della fioritura di tutte le potenzialità e di tutti i talenti umani, e della realizzazione della loro immaginazione illimitata; così vengono superati i muri che ci circondano, creati dalla realtà del tempo, dello spazio e del mondo materiale. Da questo punto di vista, si può affermare che questi cambiamenti sono diventati il presupposto per una maggiore libertà e creatività, e si può quindi anche dire che dare spazio ad innumerevoli talenti umani perché trovino la loro realizzazione sia qualcosa che rende il mondo più umano.
 
Ma ciò che è chiaro nel mondo delle idee e dei concetti, se realizzati e messi in pratica, può muoversi in direzioni diverse ed ambigue e portare a situazioni complicate e persino a vicoli ciechi che hanno effetti imprevedibili e forse indesiderati sulla vita spirituale e materiale degli esseri umani. Ragionando in maniera ottimistica, ci auguriamo che l'intenzione di chi mette in circolo idee, dei filosofi e degli scienziati in tutti i campi della scienza, della tecnologia e delle scienze umane sia quella di contribuire al miglioramento e al benessere dell'essere umano e di fornire maggiori opportunità di vita. Forse però possiamo tutti concordare sul fatto che, anche a scapito delle migliori intenzioni, una impresa può muoversi in una direzione completamente diversa da chi ne è stato il promotore. Un esempio è il cambiamento nelle modalità di comunicazione, compreso anche l’uso degli smartphone: quest’ultimo è stato introdotto con le migliori intenzioni, compresa anche quella di ottenere una comunicazione più efficace tra le persone. Sicuramente lo smartphone ha anche questa funzione, ma d'altra parte esso ha fatto sì che le persone divenissero dipendenti dalla realtà virtuale e ignorassero la presenza dell'altro.
 
Si pensava che le tecnologie della comunicazione avrebbero rafforzato l’empatia nella convivenza umana; che il libero flusso di informazioni avrebbe portato a una maggiore giustizia e uguaglianza a livello mondiale. In pratica, tuttavia, la possibilità di manipolare la realtà attraverso tecnologie avanzate, tra cui di recente l'intelligenza artificiale, può provocare un'apatia diffusa a livello di società umane che, invece di diventare più attive, trasformano la maggioranza in spettatori passivi degli eventi, con un senso di isolamento e impotenza. Sembra che ciò che avrebbe dovuto portare negli esseri umani ad un maggior livello di protagonismo, per varie ragioni abbia invece causato una diminuzione del livello di protagonismo e ad una maggiore passività.
 
D'altra parte, nel mondo delle idee apparentemente innocenti, concetti come "individualismo" ed "uguaglianza", concetti universali del post-illuminismo che ha cambiato il volto del mondo, alla fine dei conti non portano alla democrazia ma alla debolezza diffusa nei confronti delle istituzioni del potere.
 
L'enfasi sull'individualità, che è diventato un luogo comune del nostro periodo storico, e che è entrata a far delle richieste dell'opinione pubblica, a partire dalla metà del XIX secolo, ha paradossalmente indebolito la funzione di istituzioni di supporto come la famiglia e la religione e ha portato ad un profondo senso di solitudine nelle società, nonostante tutti i progressi nel campo della sanità, dell’istruzione ed un aumento del benessere. Ora la domanda è: perché il concetto di individualità ha portato ad un sentimento diffuso di solitudine, e è stato possibile che questo abbia portato al collasso psicologico delle società ed a disordini armati? Perché nelle società democratiche le persone si sentono insicure e insoddisfatte nonostante l'individualità e l'uguaglianza siano state raggiunte?
 
In realtà il processo di globalizzazione, impossibile senza i concetti di uguaglianza e di individualità, e le possibilità offerte dalla tecnologia, ha portato alla perdita delle distinzioni identitarie definite dalla famiglia, dalla religione e dalla cultura. La globalizzazione ha indebolito le basi teoriche e pratiche delle differenze storiche, culturali ed ereditarie, e gli stili di vita della maggior parte delle società si è uniformato.
 
Alcuni pensatori, come Tocqueville, ritenevano che società siffatte avrebbero cambiato radicalmente il destino umano: un gran numero di persone avrebbe trovato la possibilità di autorealizzarsi grazie alla libertà ed alla prosperità ottenute. Altri pensatori, tuttavia, come Edmund Burke (1729-97), ritenevano che siffatte società si sarebbero disintegrate a causa dell'appianamento delle differenze.
 
Ciò che è chiaro nelle relazioni all’interno delle società contemporanee è che, nonostante vi sia una maggiore uguaglianza tra i membri della società, il popolo è diventato collettivamente più debole, più isolato e più indifeso, e nonostante venga promessa la democrazia, il popolo in pratica ha meno potere e può influenzare di meno il proprio destino.
 
Questo processo, in cui in nome della realizzazione della democrazia vengono indebolite le persone è una delle ragioni per il fatto che la cooperazione e la convivenza rispettosa tra gli uomini risultino indebolite. Infatti, da un lato viene rafforzato l'individualismo ma dall'altro vengono eliminate in vari modi le identità umane, indebolendo le istituzioni intermedie come la famiglia e la religione, il collasso spirituale delle società e l’incremento della sensazione di solitudine e di isolamento vengono accelerati.
 
A mio avviso, la medicina che può curare tutto ciò e che può far sì che sia possibile una nuova forma di convivenza, pur nel contesto delle conquiste scientifiche e tecniche, è il ritorno ad una forma di fede religiosa e l'adesione alle "convinzioni morali" che sono radicate negli insegnamenti delle religioni divine.
 
In altre parole, se non c'è fede religiosa e impegno morale, l'individualità, elemento di base delle società moderne, indebolisce l'insegnamento fondamentale delle religioni, cioè il "rispetto per il prossimo/per l’altro" e si trasforma in una sorta di egoismo sfrenato che rende impossibile qualsiasi tipo di convivenza basata sull'amore.
 
La connessione con il mondo divino e la fede in Dio possono dare alle persone una forza raddoppiata.
 
Infine, vorrei ringraziare la Comunità di Sant’Egidio, che ogni anno favorisce il dialogo interreligioso.
 
Ritengo inoltre necessario sottolineare che è obbligatorio per noi opporci a qualsiasi tipo di estremismo religioso, come quella dei fondamentalisti dell'ISIS, e a qualsiasi tipo di fobia antireligiosa, come gli insulti che si sono verificati di recente ad opera di chi ha bruciato il Corano o ha mancato di rispetto verso altri libri sacri.