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Jürgen Johannesdotter

Vescovo luterano, Germania
 biografia

Cari amici!

Quando Papa Giovanni Paolo II parlò per la prima volta alla Comunità di Sant'Egidio – era il mese di Luglio del 1980, a Castel Gandolfo – disse: “Speranza e solidarietà: sono due parole che sembrano assai significative per la vostra spiritualità, per la vostra vita semplicemente, ed anche per i vostri canti. Queste parole vanno insieme: l’uomo è creato per ritrovare se stesso attraverso la comunione, la solidarietà. Voi avete trovato questa formula, che è la più antica; la ritroviamo già nel libro della Genesi. Si tratta di una formula molto semplice, molto evangelica, molto umana; questa è la formula, il principio, il fondamento della vostra comunità. Ed è una formula molto efficace e molto profonda perché appunto è evangelica, semplice ed umana.“

Cari amici, 35 anni dopo questa formula è ancora il carisma di Sant'Egidio, e questa è la ragione per la quale siamo qui a quest'incontro internazionale intitolato “La pace è sempre possibile”. 35 anni fa Papa Giovanni Paolo II disse: “Voi vivete la comunione umana nella stessa dimensione portata da Cristo il quale ci ha dato la grandissima possibilità di vivere la vita umana, personale e comunitaria, nella dimensione della comunione con Dio. La Comunità di Sant'Egidio costituisce un certo lievito evangelico all'interno della Chiesa”.

La fede deve essere radicata profondamente nella realtà, perché non vi è nulla di reale che è al di fuori di Dio ed al di fuori della fede. Il primato della compassione, il primato dell'amore per i poveri è il primato del Vangelo. Ed oggi noi osiamo porre queste due cose l'una al fianco dell'altra: La realtà – la realtà dell'economia, del mercato, nella dimensione del mercato globale – ed una dimensione completamente differente, quella della gratuità. Come è possibile che tali cose vadano insieme? Mettere insieme tali cose è una sorta di romanticismo sociale? No, cari amici, coloro che ci hanno messo insieme, qui a questa conferenza, noi che proveniamo da paesi diversi, da Chiese e religioni diverse, hanno voluto trovare un senso diverso della realtà, una nuova visione del vivere insieme in questo mondo che Dio ha creato per fare spazio a tutta l'umanità, non soltanto per pochi individui.

Negli anni '60 Indira Gandhi, Primo Ministro dell'India, era solita dire: “non dovremmo più parlare di affari esteri, ma soltanto di questioni interne, di politica interna”.

Nella Bibbia vi sono vari esempi di questa visione del vivere insieme. Ci incoraggia ad assumere una nuova visione della realtà, persino nel campo dell'economia. Nella seconda lettera ai Corinzi (3, 5), San Paolo scrive: “Non che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio, il quale anche ci ha resi capaci di essere ministri di una nuova alleanza, non della lettera, ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito invece dà vita.”

Cosa significa ciò per noi? Le nostre capacità non ci appartengono. Ci vengono date da Dio. Il nostro successo non ci appartiene, ci viene data da Dio. Dio ci ha dato il successo. Quando, nel mio paese, dopo la Seconda Guerra Mondiale si è sviluppata l'economia sociale di mercato, si diceva: “E' basata su due pilastri: l'uno è l'efficienza, l'altro è la solidarietà”. Ho trovato affascinante quest'idea. Non si diceva “l'efficienza o la solidarietà”, ma “l'efficienza e la solidarietà”. E' più efficace! Per quanto riguarda il mio paese, posso affermare: la pace sociale, che vi dura da tanto tempo, è dovuta a questo “sistema-dei-due-pilastri dell'economia-sociale-di-mercato”. Ma le cose stanno cambiando. Non esiste più un'economia nazionale. Ora parliamo del “Mercato Globale”. In esso gli attori agiscono in base al loro potere economico ed alla loro influenza. L'economia sociale di mercato non si regola da sola. E' un campo vasto di decisioni politiche, sviluppi, interessi – e potere. I due pilastri che sorreggono il ponte dell'economia sociale di mercato devono essere ricostruiti, in base alle condizioni vigenti nel ventunesimo secolo.

E' con ciò che abbiamo a che fare oggi. Dobbiamo farlo in un modo adeguato. Ciò significa: non in maniera troppo semplice. (Una nonna mi raccontò che suo nipote era stato alla Funzione della Domenica. Ella gli chiese della predicazione. Egli le rispose: “ha parlato del peccato”. “E cosa ha detto del peccato?” - “era contrario!”). Se qualcuno ci chiedesse: “cosa pensate dell'ineguaglianza sociale ed economica nel nostro paese e nel mondo?”, e noi rispondessimo semplicemente: “sono contrario”, questa verrebbe presa come una risposta poco adeguata. Ma il nostro panel è intitolato: “La gratuità ed il mercato globale”.

Qual'è il valore aggiunto della “gratuità” alla questione del mercato globale e a quella dell'equità sociale, economica e legale? Milioni di persone in tutto il mondo vivono da rifugiati. Fuggono dall'Africa, dal Medio Oriente, dai Balcani. Fuggono rimanendo all'interno dei loro paesi, fuggono nei paesi confinanti. Molti di loro cercano di fuggire in Europa, molti di loro in Germania. La maggior parte di loro cercano di venire come rifugiati politici e richiedono asilo. Molti di loro sono rifugiati da aree di guerra o da aree afflitte da disastri economici. Ciò mi ricorda della mia infanzia. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale più di 10 milioni di tedeschi delle province orientali vennero nell'ovest. Quanti milioni di persone sono fuggite dall'esercito tedesco! Quanti milioni di essi non sono riusciti ad ottenere la salvezza con la fuga! Qual è il nostro sguardo su di loro?

Mia nonna era una rifugiata economica, che dalla Svezia fuggì in Germania alla fine del diciannovesimo secolo. Morì di parto, quando nacque mio padre. Mia moglie è nata nel 1945, sua madre e sua nonna fuggirono dai bombardamenti a Berlino. Abbiamo ancora con noi il carrello che avevano con sé e che riempirono con le poche cose che riuscirono a portare.

Qual è il nostro sguardo su queste persone? Gesù disse una volta “I poveri li avete sempre con voi” (Mt 26,11). I poveri sono parte della realtà di questo mondo, e da Cristiani parliamo di questa realtà dicendo che è una “realtà amata, un mondo amato” da nostro Signore. E noi siamo parte di questa realtà e coloro che da rifugiati vengono da noi sono i nostri fratelli e le nostre sorelle. Domenica scorsa nella mia Chiesa abbiamo celebrato la “Domenica del Buon Samaritano”. Spero che la gente della mia parrocchia abbia capito quanto sciocca era la domanda nella parabola: “E chi è il mio prossimo?”. Questi prossimi vengono da noi e noi cominciamo a discutere di prossimi da accettare e da non accettare? E' però giunto il momento in cui molta gente comincia a rendersi conto di cosa debba essere fatto e, soprattutto, cosa può essere fatto in questa situazione. Certamente, ci sono anche persone che la pensano diversamente, ma per fortuna la maggioranza è più coraggiosa di alcuni nostri politici.

Il nostro stato laico ha bisogno di valori e virtù che non può produrre da solo. Perciò lo Stato ha bisogno di cittadini che credono che “la gratuità è possibile” e che “la pace è possibile”. Grazie a Dio esistono uomini e donne che traggono coraggio dalla loro religione, dalla loro fede, dal loro modo di vivere e di pensare. Da quasi dieci anni sono il vescovo delle comunità spirituali e dei monasteri della Chiesa Protestante in Germania. Conosco la Comunità di Sant'Egidio da quasi 15 anni. Ho incontrato molti anglicani nella Commissione Meissen, costituita in base ad un accordo tra la Chiesa d'Inghilterra e la Chiesa Evangelica in Germania “in cammino verso l'unità visibile”. In molti dei nostri paesi occidentali molto secolarizzati vi sono movimenti di rinascita spirituale all'interno delle Chiese locali o, spesso, aventi un debole legame con esse. Molti di essi cono vicini al carisma di Sant'Egidio con il suo amore straordinario per i poveri. La pace e la solidarietà – dove essi si incontrano, la gratuità ed il mondo globalizzato non saranno più ostili l'un l'altro, ma saranno in cammino verso un'unità più visibile.