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Jerry Pillay

Secretario General del Consejo Mundial de las Iglesias
 biografía

Eminenze,
Signore e signori, stimati colleghi e onorati ospiti,

 
Siamo riuniti oggi nella città che ha vissuto la caduta del muro e testimoniato l’incontro delle persone come segno coraggioso della scelta della pace. In effetti, ci vuole coraggio per scegliere la pace poiché spesso questo implica assumersi dei rischi, oltrepassare i confini e scegliere di essere diversi, non piacere a tutti, essere criticati e persino condannati. Nel complesso mondo di oggi, raggiungere e mantenere la pace è forse una delle opere più audaci che si possano immaginare. Scegliere la via della pace non è sempre facile, e giustificabile, scegliere diversamente è spesso sì audace, ma è anche e soprattutto la nostra vocazione e la nostra missione come leader religiosi.
 
Siamo nel mezzo di sfide globali: cambiamenti climatici, disuguaglianze sociali, crisi sanitarie e divisioni ideologiche, guerre, conflitti, occupazioni e distruzioni. Questi problemi non possono essere risolti isolatamente, e certamente non possono essere superati se scegliamo la contrapposizione piuttosto che la collaborazione. Immagina un mondo in cui le nazioni danno priorità al dialogo rispetto alla discordia, dove le comunità abbracciano la diversità invece di sottolineare le divisioni e dove gli individui praticano la compassione e la solidarietà rispetto al giudizio e all’avidità. La maggior parte degli insegnamenti religiosi promuovono questi valori al loro interno; tuttavia, stiamo ancora lottando, ad oggi, per garantire una vita dignitosa, sicurezza e speranza per tutti.
 
L’undicesima assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese si è riunita nel 2022 sul tema “L’amore di Cristo muove il mondo verso la riconciliazione e l’unità”. Probabilmente siete d'accordo con me che questo tema è di per sé una risposta al titolo del nostro incontro. Una pace audace è ispirata dalla nostra fede e ha due elementi chiave: la riconciliazione basata sulla giustizia e l’unità che abbraccia le nostre differenze.
Menzionerò tre aspetti del nostro lavoro che riguardano la Pace: il primo è l'istruzione. Crediamo infatti che la formazione serva come mezzo potente per promuovere la pace nelle differenti società e comunità. Coinvolgere i giovani in attività costruttive che promuovano il pensiero critico, l’empatia e il senso di responsabilità, contribuisce a costruire un mondo più pacifico e armonioso. La conoscenza porta alla comprensione, e la comprensione conduce alla possibilità di ottenere la pace. L'Istituto Ecumenico di Bossey è speciale e unico al mondo ed è una componente vitale del WCC (World Council of Churches - Consiglio Mondiale delle Chiese). È il suo centro internazionale di incontro, dialogo e formazione.
L'Istituto:
  1. è artefice nell’educare e formare i leader più giovani all’incontro e al dialogo interreligioso;
  2. rappresenta uno spazio per il dialogo interreligioso globale, uno spazio di incontro e di comunità;
  3. promuove, sia per ciò che riguarda l’ecumenismo che il dialogo inter-religioso, un apprezzamento critico delle tradizioni religiose in modo da incoraggiare il loro rinnovamento, le trasformazioni e la cooperazione reciproca.
In un mondo segnato da conflitti, da crescenti disordini sociali, ingiustizia e violenza, le comunità religiose sono chiamate ad essere sostenitrici forti e credibili della giustizia e della pace. L’alfabetizzazione interreligiosa è una competenza chiave affinché i leader religiosi possano impegnarsi in modo costruttivo per comprendere la diversità delle religioni e le differenze culturali, in modo da promuovere il rispetto e la comprensione. I nostri programmi forniscono ai futuri leader una formazione interreligiosa attraverso l’apprendimento olistico, collegando ragione e compassione, analisi e impegno. Nel luglio 2023, insieme al nostro partner, il Consiglio musulmano degli anziani, guidato dal Grande Imam Dr. Ahmad el Tayeb qui presente, abbiamo ospitato il forum Operatori di pace emergenti, in cui 50 giovani provenienti da 24 paesi e diversi contesti religiosi e culturali hanno vissuto insieme, imparato insieme e hanno condiviso le loro speranze e le loro riflessioni per un futuro migliore. Questi giovani hanno mandato un messaggio di speranza al mondo. Insieme sono testimoni viventi dell’audacia della Pace.
 
Il secondo aspetto del nostro lavoro che vorrei sottolineare è il Dialogo. Cercando e stabilendo attivamente spazi sicuri per l’incontro e il dialogo anche con coloro con cui non siamo d’accordo, crediamo di aver scelto la strada giusta per costruire una pace audace. Crediamo nelle conversazioni coraggiose che sfidano le nostre prospettive e allargano i nostri orizzonti. La pace non fiorisce ascoltando l’eco della propria voce; nasce dal dialogo e dal dibattito. Il Consiglio Mondiale delle Chiese è attivamente impegnato in diverse tipologie di dialogo: alcune sono formali e includono come partner istituzioni religiose, come il dialogo ebraico-cristiano e il dialogo cristiano-musulmano. Altre sono diplomatiche e coinvolgono governi, stati, società civile e agenzie delle Nazioni Unite. Tuttavia, la cosa più importante è che il Consiglio Mondiale delle Chiese è una controparte attiva nel dialogo della vita reale che implica collaborazione, cooperazione e azioni comuni per il bene comune della nostra fraternità umana, al di là delle parole e delle dichiarazioni.
 
Il terzo aspetto è la costruzione della pace. Attraverso l’educazione e il dialogo, attraverso progetti concreti nelle aree di conflitto, incarniamo l’impegno del movimento ecumenico per “le cose che contribuiscono alla pace”, come adottato in una dichiarazione dell’undicesima assemblea del Consiglio Mondiale delle Chiese avente lo stesso titolo. Dire profeticamente la verità, rifiutare le polarizzazioni e le divisioni, accompagnare le chiese e le comunità in situazioni di conflitto, sono alcune delle caratteristiche del nostro coinvolgimento nella costruzione della pace. Siamo attivamente coinvolti in iniziative di pace in molte parti del mondo, ad esempio in Sudan, Sud Sudan, Nigeria, Myanmar, Papua occidentale, Colombia, Palestina e Israele, Iraq e Siria e nel momento presente in Ucraina e Russia. Nel contesto della violenza razziale, etnica, di genere, religiosa e socio-politica, osiamo proclamare e dimostrare l’audacia della pace. Esprimiamo tale audacia per la nostra fede, per la speranza e fiducia in un Dio che anela alla pace, alla giustizia, alla riconciliazione e all’unità nel mondo.
 
In conclusione, ricordiamoci che l’audacia della pace non è una ricerca passiva. È una scelta attiva, che richiede coraggio, resilienza e, soprattutto, speranza. Cerchiamo di essere audaci, non solo per noi stessi ma per le generazioni a venire. Il mondo ha bisogno di pace, amore e comprensione. Incarniamo questi insegnamenti con audacia.