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Jong Chun Park

Presidente del Consejo Metodista Mundial (WMC)
 biografía
Dal 28 al 30 agosto di quest'anno ho completato la quarta e ultima Tavola Rotonda per la Pace, durante il mio mandato presidenziale, che si è svolta nella Penisola Coreana tra la Chiesa Metodista Coreana, la Chiesa Metodista Unita e il Consiglio Metodista Mondiale. La prima tavola rotonda è iniziata nel 2016, che è stato il primo anno del mio mandato. Tuttavia, ci avevo già pensato, anche se non ero riuscito a realizzarla, nel 2015, quando decisi un giorno di digiuno e preghiera nel mezzo di una grave crisi nel seminario in cui ho servito come presidente. Nel mio sermone predicato al servizio religioso del mio pensionamento nel 2019 ho ringraziato la divina provvidenza per avermi consentito di lavorare alle tre tavole rotonde consecutive per la pace su scala globale, anche se ero stato deriso dalla maggior parte delle controparti della tavola rotonda per la pace nel mio seminario.
 
La chiamata di Dio per ciascuno arriva senza farsi notare, ed è iniziata anche prima della nostra nascita, come Dio ha detto a Geremia, “Prima di formarti nel grembo materno ti conoscevo, prima che tu nascessi ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni” (Geremia 1:5). Ancora più importante, Dio viene a noi quando siamo più soli e stiamo per rinunciare alla nostra chiamata. La maggior parte dei grandi profeti e apostoli sono passati attraverso la chiamata oltre la solitudine. Uno dei testi più toccanti sulla chiamata oltre la solitudine è Geremia 15:17: “io non mi sono seduto assieme a quelli che ridono, e non mi sono rallegrato; ma per causa della tua mano mi sono seduto solitario, perché tu mi riempivi di sdegno.” A differenza delle parole di Dio che erano la gioia di Geremia e la delizia del suo cuore, la compagnia di falsi profeti che Geremia chiamava gaudenti non lo rese mai allegro. Il falso profeta disse, “Pace, pace ma non c’è pace.” (Geremia 8:11) Ed essi ingannarono il popolo di Giuda dicendo “Questo è il tempio del Signore, il tempio del Signore!” (Geremia 7:4) Tuttavia, Dio spinse Geremia fuori dall'allegra compagnia dei falsi profeti nella solitudine o piuttosto nell’isolamento. 
 
L’interpretazione di Paul Tillich di Geremia 15:17 merita di essere citata: “Dio a volte impone le mani su di noi. Egli vuole che ci poniamo la domanda della verità che può isolarci dalla maggior parte degli uomini, e che può essere posta solo nella solitudine. Vuole che ci poniamo la questione della giustizia che può portarci sofferenza e morte, e che può crescere in noi solo nella solitudine. Egli vuole che forziamo le vie ordinarie dell'uomo che possono portare discredito e odio su di noi, una svolta che può avvenire solo nella solitudine.” (“Loneliness and Solitude,” The Eternal Now, 22-23) 
 
Il tema "L'audacia della pace" e il sotto-tema del Forum II "Dall’io al noi: un percorso da tracciare" mi sfidano ad affrontare il momento della verità per sostenere la chiamata profetica per il Regno di Dio, cioè la giustizia, la pace e la gioia nello Spirito Santo. La Tavola Rotonda Metodista Mondiale per la Pace nella Penisola Coreana è stata determinante nel chiedere il Kairos per la Korea che trasformerà i popoli della Corea del Nord e del Sud che sono stati vittima della Guerra Fredda Est-Ovest in agenti della coabitazione (sangsaeng ) Sud-Nord. 
 
Geremia, profeta secondo il cuore di Dio, proclamò in nome di Dio, “I miei occhi grondano lacrime notte e giorno, senza cessare, perché da grande calamità è stata colpita la figlia del mio popolo, da una ferita mortale.” (Geremia 14:17) In risonanza con lo shimjung – l’atteggiamento di cuore-mente - di profonda solidarietà di Geremia, voglio testimoniare sia della vittimizzazione che della trasformazione delle donne nordcoreane in Cina, donne che hanno attraversato i confini nazionali per rimanere nella terra di confine sino-nordcoreana come migranti economici illegali. Dalla crisi nazionale – la cosiddetta Marcia della Sofferenza - causata dalla grave carestia e dalle sanzioni economiche nel 1990, la rottura del patriarcato in famiglia e nella nazione dopo la morte del leader supremo Kim Il-sung è diventata chiara. 
 
Sono arrivato qui dalla Consultazione Metodista Mondiale sulla Migrazione a Manila, che si è tenuta dal 4 al 7 settembre nelle Filippine. Lì ho raccontato la storia di una donna nordcoreana di 46 anni che aveva dato alla luce un figlio dal suo secondo matrimonio con un cinese coreano in Cina e aveva deciso di emigrare in Corea del Sud per migliori opportunità economiche nel 2016. Finché era stata era in Cina, si era tenuta in contatto con sua figlia in Corea del Nord tramite rimesse e telefonate regolari. Poiché voleva trovare un ambiente migliore per sua figlia e un'opportunità economica per suo marito, la Corea del Sud era chiaramente una buona scelta. Tuttavia, dal suo arrivo in Corea del Sud aveva iniziato a diventare ansiosa nei contatti con la figlia rimasta in Korea del Nord. Temeva che il fatto di avere una madre disertrice avrebbe comportato un controllo su sua figlia più duro rispetto a quello che avrebbe avuto se sua madre fosse stata una migrante in Cina. Per questo non rispondeva più alle chiamate internazionali, temendo che fossero dell’agenzia segreta nordcoreana. Si sentiva devastata dal fatto che la sua fuga in Korea del Sud potesse influenzare sfavorevolmente sua figlia. 
 
Vorrei chiedere allo Spirito Santo nella nostra preghiera di consentire alle madri migranti nordcoreane, che rifiutano di essere vittime passive, di potersi affermare come agenti attivi nel loro lavoro produttivo e riproduttivo nella creazione di nuove reti familiari al fine di sostenere i bambini che hanno lasciato, così come per garantire la propria sicurezza. Oltre alla nostra preghiera dobbiamo combinare atti di misericordia e di giustizia. Dovremmo agire per costruire un'infrastruttura di accoglienza e ospitalità e un'architettura di patrocinio e solidarietà a livello nazionale, regionale e globale. Alcuni rifugiati nordcoreani in Cina scelgono di andare in Corea del Sud. Anche se il viaggio è estremamente pericoloso e lungo dalla Cina nord-orientale attraverso l'Asia meridionale fino alla Corea del Sud, la pressione dello status illegale in Cina e l'onnipresente pericolo di rimpatrio in Corea del Nord li spinge a cercare un posto migliore dove stabilirsi. Plaudo alla decisiva azione della Comunità di Sant'Egidio e di Mediterranean Hope a favore del corridoio umanitario per il popolo di Dio in cammino dall'Africa, dal Medio Oriente e dall'Europa dell'Est. Vorrei fare appello a questo Incontro Internazionale per la Pace di Berlino 2023 per aprire un nuovo corridoio umanitario in Cina in collaborazione con il Forum ecumenico per la pace, la riconciliazione e la cooperazione allo sviluppo in Korea. 
 
Permettetemi infine di invitarvi a sostenere i metodisti che si riuniranno a Göteborg, in Svezia, l'anno prossimo attorno al tema "In movimento: migrazione, pellegrinaggio e luci di guida". Siamo di fronte, nel nostro mondo di oggi, alla crisi dell'accoglienza non alla crisi delle migrazioni. Molte persone del Sud del mondo hanno già attraversato la linea abissale che divide le società metropolitane e coloniali. Sono in cammino. Pertanto, Dio è in cammino con il popolo di Dio. Sì, anche la Chiesa deve essere in cammino. Questo è il Kairos, il momento opportuno, per una chiamata ad essere Chiesa in un modo nuovo. Finché saremo nella confusione e persino in conflitto al bivio, rimarremo come la Chiesa in esilio intrappolata tra il vizio dell'Impero e la virtù del Regno di Dio. Riconoscendo la nostra origine come Chiesa al comando di Gesù Cristo, dobbiamo guardare e muoverci verso la nuova e gloriosa venuta di Cristo, camminando insieme lungo la strada e non fermandoci più all'infinito agli incroci. Vorrei assicurarvi con umiltà e amore che la proposta metodista mondiale per la Chiesa in Movimento è la nostra risposta di Chiesa Wesleyana all'iniziativa tempestiva di Papa Francesco di portare avanti riforme ecclesiali nella direzione della sinodalità – dicendo che questo è il futuro della Chiesa nel terzo millennio. Grazie!